9 - THE THIN 𝑅𝐸𝐷 LINE (p.2/2)

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Dinnanzi a Sue, la sua sedia mutò in un'orrifica figura umanoide alta quasi quanto la casa stessa.

Il legno divenne grinzosa pelle azzurrognola. Le quattro gambe mutarono in due arti anteriori, secchi sino ai gomiti nodosi, dove gli avambracci lasciavano il posto a lame affilate e ricurve, e due posteriori, possenti, gonfi di muscoli e dai piedi artigliati. La seduta si dilatò in un'irta spina dorsale dalle vertebre lattiginose esposte. E lo schienale si ritorse su sé stesso in una testa priva di occhi dominata da lunghe narici piatte e fauci acuminate che producevano e sputavano una catarrosa saliva bruna.

Sue s'irrigidì. Avrebbe voluto urlare a squarciagola, ma non riuscì. Fu solo grazie al provvidenziale intervento di Inquy se scivolò all'indietro prima che uno degli arcuati avambracci si piantasse nel pavimento marcio.

Un grido terrorizzato di Toad le scoppiò nelle orecchie e si riscosse. Doveva correre. Andare via. Malgrado le scarpe lorde di fanghiglia, si alzò sgraziata e si fiondò oltre la porta.

L'essere mostruoso la inseguì. Distrusse con una facilità disarmante l'ingresso della dimora. Bastò un fendente ben assestato. Le schegge volarono a destra e a manca. La porta fu tranciata in due. La parete crollò assieme a un ruggito furente.

Sue finì in una piazzetta piena di banchetti di legno da festa e ciottoli sconnessi. Il piede le slittò. Cadde, si graffiò i palmi, i capelli le offuscarono la vista. E si rialzò celere.

Ma non abbastanza. L'avvertimento tremante di Toad fu sovrastato dal nuovo ruggito che le lambì le orecchie. Un colpo le calò sulle ginocchia e rovinò a terra. Si girò a fatica, facendo leva sui gomiti, e impallidì. La belva fu sopra di lei con gli avambracci letali sollevati per un futuro fendente. Inquy intervenne; lo bloccò in una rete di rovi. Tuttavia, durò poco: la lama azzurra tranciò la protezione dell'Emanazione e piombò su Sue, paralizzata e col cuore palpitante in gola.

Fu allora, nell'esatto momento in cui avvertì l'arto tagliente della belva scavarle nella carne e inciderle il fianco destro tra colate di sangue bollente, che una mano la trascinò via. La costrinse ad alzarsi mentre latrava di dolore.

«Muoviti!» le intimò una voce affaticata.

Impaurita e barcollante, Sue non se lo fece ripetere due volte e, quando Areth la sospinse dietro a una delle rozze bancarelle, non si oppose. Ci arrivò, con una mano premuta con forza sulla ferita e respiro appesantito, solo grazie a Inquy che impegnò l'essere feroce e concesse loro tempo.

Areth le si affiancò. Aveva un labbro spaccato, con sangue tanto scuro da rasentare il nero. «Perché stai ferma davanti a un Ballare?!» chiese, rimuovendosi un grosso rivolo dal mento con una manata.

«Un cosa?!»

«Ballare del Debutto.» fu sbrigativo. All'espressione spaesata dell'altra, restò basito. «Ma dov'eri mentre Mrs. Alonzo spiegava?» poi assunse il piglio di chi già sa: occhi al cielo, labbra sospiranti e sopracciglia all'insù. «Posso intuirlo.»

Sue s'indispettì. «Come scusa?»                                          

«Attenti!» gridò la vocina di Toad.

Areth fece appena in tempo a scansarsi prima che il Ballare si scontrasse con la bancarella. Sue dovette rotolare dalla parte opposta per evitare che un fendente la decapitasse; il fianco le inviò una fitta lancinante, scivolò sul suo stesso sangue. Per rialzarsi, la soccorse Inquy. Poi Areth l'afferrò di nuovo e la costrinse a riprendere la corsa.

«Muoviti!» le ordinò con foga. Sue ci provò, ma la gamba sinistra non le rispondeva. Fu Areth ad agire per lei: la tirò, la sballottò a sinistra, evitò che si abbattesse su di loro un potente fendente scartando a destra. Finché Sue non notò che aveva imboccato una via senza uscita. Davanti a loro, s'apriva un lugubre scenario nero tra gli ultimi alberi visibili.

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora