11 - BAD NEWS, 𝑃𝑅𝐼𝑉𝐼𝐿𝐸𝐺𝐸𝐷! (p.1/2)

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«Mi faccia parlare con mia sorella!» urlò Sue fuori di sé, fradicia da capo a piedi.

Rintracciare la linea rossa una volta abbandonata l'Antisala, non era stato un problema. Il Guardiacaccia -un essere che agli occhi di Sue era apparso raccapricciante- ne aveva disegnate due: per lei e Josh. Uscita dall'Ingresso del Debutto, non aveva badato ad alcunché: non della giunonica Mrs. Alonzo o dell'ondeggiante Mrs. Dowell che si premunirono di sapere come stesse, non di Areth che non era ancora riemerso dal portone, non di Josh che l'aveva seguita scusandosi al posto suo per gli spintoni e le scortesie lungo la strada. No, tra mugolii indispettiti e voci inveenti, non le era importato con chi si fosse scontrata o a chi avesse calpestato i piedi. Come avrebbe potuto quando sapeva che il futuro sposo di sua sorella tramava contro di lei? Come avrebbe potuto fermarsi?

E non l'aveva fatto.

Era corsa alla Stanza dell'Ancella e ne aveva spalancato la porta con una foga tale che Miss-Von-Isterica era saltata sulla sua seggiola ed era sbiancata in uno squittio.

Ora, mentre Sue gocciolava con le ciocche scure zuppe d'acqua su preziosissimi fogli e le mani piantate sulla scrivania, la guardava con gli occhietti strabuzzati. Anche gli occhialetti a mezza luna sulla punta del naso sembravano oscillare in preda allo spavento.

«M-m-miss, si calmi! La p-prego!» balbettò con la vocetta gracchiante. «S-sa che non è possibile co-contattare la Convergenza da qui!»

«Non mi importa! È mi sorella! Pretendo di parlare con lei!» vociò Sue. Accanto a lei, Josh tentava di convincerla a moderare i toni, ma lo ignorò. «Trovi un modo!»

«N-non c'è.»

«Allora lo crei!» esigé. «È il suo lavoro! Lo faccia!»

«Susanne, smettila. Basta.»

Senza preavviso, la porta della stanza si aprì e fece capolino Mr. Cooper. Sembrava in apprensione. La direttrice colse al volo l'occasione per sgattaiolare via. Si alzò, barcollando nella lunga gonna a campana e farfugliò: «Torno subito.» E si diresse all'uscita col passo pensate impensabilmente svelto.

«Deve farmi parlare con mia sorella! Non capisce! Ha commesso un errore! È importante!» protestò Sue. Fece per seguire l'anziana donna, che assieme al professore avevano già imboccato la porta, ma Josh la trattenne per un braccio.

«Susanne. Per il Principato, non puoi comportati così.» l'ammonì.

Lei si divincolò. «Cosa vuoi che mi importi!»

«Dovrebbe.»

«No!» Urlò a una porta chiusa. «Devo parlare con Han! Devo-»

«Susanne!»

La voce di Josh la raggiuse con la forza di uno schiaffo. La calma discese d'un colpo. Solo allora si rese conto che il ragazzo l'aveva afferrata per entrambe le braccia e rivolta verso di sé. Gli occhi erano in contrasto tra confusione e apprensione. «Si può sapere che ti prende?»

Ho visto gli assassini di Lord Raptis e li ho sentiti complottare con lo sposo di mia sorella sul Giudizio di Sangue! Ecco ciò che sapeva di dover dire. Perché sapeva che Josh l'avrebbe aiutata, avrebbe capito. Doveva capire! Chi meglio di lui avrebbe potuto comprendere a pieno le implicazioni di ciò a cui aveva assistito? Eppure, non riuscì. Percepì la stretta delle sue mani di un calore rassicurante anche sopra alla tuta viola zuppa d'acqua, il suo sguardo, tanto cupo quanto magnetico, la rapì a tal punto che credette di sentire le parole scivolare dalle labbra senza bisogno del suo benestare. Avrebbe voluto che succedesse. Molto. Si sarebbe tolta un peso. Ma quando aprì bocca, emise solo un balbettio sconnesso.

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora