20 - SENSE AND 𝐹𝑅𝐴𝐺𝐼𝐿𝐼𝑇𝑌

187 19 220
                                    

Quando il sole sorse sulle strade bianche dello Snodo, Hannaline, stretta nella sua vestaglia, era già sveglia. Dalla finestra della residenza adibita alla Convergenza, osservava il grande palco innalzato nella piazza antistante alla Reggia Rossa... e rimuginava.

Questo giorno... Ogni anno sembra che giunga sempre più in fretta e che passi con troppa lentezza... Malgrado la camera da letto fosse bella, accogliente e con un tempore che riscaldava le membra, ebbe un brivido. Ho la sensazione che...

Nel silenzio, delle braccia forti le cinsero la vita. «Cosa ti preoccupa?»

Sorrise. «Chi ti dice che lo sia?»

All'orecchio, la voce di Bruce era dolce. «Io. Che marito sarei se non lo capissi da me?»

«Per Hemera, manca così poco. Un mese e quattro giorni. Poi saremo sposati.» Hannaline si aggrappò alle sue braccia, con la schiena appoggiata al suo petto. Profumava di dopobarba e sigari: un odore che aveva imparato ad amare. «E non so ancora cosa indossare»

Ed era vero. Aveva troppe opzioni: l'abito tradizionale degli Zivel, viola; quello classico della sua casata, verde, che a suo tempo era stata la scelta di sua madre; e la sua amata uniforme, che ormai considerava come una seconda pelle, benché la privasse della sua femminilità. Li aveva provati decine di volte, ma non sapeva decidersi.

«Ho un'idea» affermò Bruce. Le sfilò la vestaglia e le portò le mani sotto la setosa camicia da notte. Sulla pelle, sentì le dita indurite anni di servizio militare avvicinarsi al ventre snello e a un discorso che non aveva intenzione di aprire. «Così sei perfetta. Come lo sarà la nostra famiglia.»

«Noi due saremo una splendida famiglia» disse con un tono che non ammetteva repliche e Bruce si espresse in un sospiro. Poi sviò, in una risatina leggera che contagiò anche lui. «E smettila con certe assurdità. In camicia da notte? Non sarebbe decoroso.»

Bruce le scoccò un bacio sulla spalla nuda. Soffice, morbido, senza il ruvido della barba. Ma la risata cessò e, quando continuò, la voce s'incupì. «Solo se tu la smetti di evitare la mia domanda. Cosa ti preoccupa?»

Hannaline frenò in petto un sospiro. Cosa? Con la morte di Bastien... La Convergenza... Erano argomenti su cui il suo ruolo le imponeva di tacere. Ma come poteva con Bruce? Non era mai stata brava a mentirgli.

Dunque, mormorò: «In questo genere di ricorrenze, può succedere di tutto. C'è confusione, esaltazione... malumori...»

«Temi che potrebbero...»

«Sì.»

«Te?»

Fece spallucce. «È probabile. In fin dei conti, Bastien è morto perché ha appoggiato la mia proposta.» La stretta sulla sua pelle aumentò e si ammonì. Forse era stata troppo diretta. Si voltò e lo fissò. Negli anni, Bruce era cambiato molto - entrambi lo erano- ma senza barba sembrava di nuovo quel ragazzino che tanto l'aveva tormentata durante l'Accademia, che arrossiva al più stupido dei complimenti e che mai avrebbe voluto vedere preoccupato per lei. Gli carezzò la guancia liscia. «Hai fatto bene a raderti.»

«Tesoro», l'angoscia gli graffiò la voce, «sono serio.»

«Anch'io. Sei più bello, ordinato.»

«Se dovesse succe...»

Non lo fece finire. Gli afferrò il viso e lo baciò, così come la loro storia le aveva insegnato: intensamente, con una lieve sfumatura di tristezza, quasi dovesse essere l'ultimo. Era sempre stato così, sin da ragazzini, quando nessuno sapeva di loro due e Bruce, nel periodo di leva, era costretto a partire per le zone turbolente di Hemera. Poi lo guardò. «Andrà tutto bene, ma tu per quest'anno non venire, d'accordo? Voglio saperti al sicuro.» Parlò con la sua classica fermezza, ma lui non rispose e l'apprensione non scomparve. Quindi, preferì cambiare discorso. «Cosa fai sveglio tanto presto?»

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora