18 - 𝐵𝐿𝑂𝑂𝐷 𝐽𝑈𝐷𝐺𝐸𝑀𝐸𝑁𝑇 CAN'T WAIT (pt.1)

176 23 279
                                    

Sue non rese Areth partecipe di quanto accaduto col principe; a farlo fu Xavier stesso: all'alba, si era presentato alla camera di Marcus, e aveva invitato entrambi a colazione nella sala da pranzo più sfarzosa che avessero mai visto. Solo il lampadario di cristallo sopra alle loro teste, calcolò Sue, avrebbe potuto sfamare l'intera Cerchia asservita.

Areth, vestito alla rinfusa come suo  solito e su toni scuri, pareva a disagio. «È una follia»

«L'hai già detto. Tre volte» mormorò lei. Era seduta al fianco del ragazzo, con le mani congiunte in grembo sul grazioso vestito di cotone bluastro che il principe le aveva fatto recapitare – cosicché non dovesse strizzarsi in un corpetto o indossare abiti inadeguati in pubblico per errore - e gli occhi puntati sulla schiena di quest'ultimo che, poco distante, discuteva con uno dei servitori. «Con questa quattro.»

«Cosa dovrei dire? Che gioia condividere tè e cubetti di frutta... con un fanatico classista e segregazionista?»

«Shh! Può sentirti» rimproverò. «E tutta la Convergenza ha partecipato al Conflitto. Quindi anche tu, cioè Marcus. E Xavier...»

«Xavier?» le scoccò un'occhiata basita. «Gli dai del tu?»

Sue lo ignorò. «Non è così male.»

Era vero. Rientrati dal giardino, il principe si era rivelato estremamente dolce e alla mano. Avevano passato ore a decifrare  gli appunti di Marcus e discutere. Avevano sorriso molto. Xavier l'aveva guardata con l'amore negli occhi e, più spesso di quanto si sarebbe immaginata, con le guance ravvivate da un rosa imbarazzato.

«Non è male?» fece eco Areth, irritato.

«La smetti di fare il pappagallo?»

Dalle labbra di Areth uscì lo stesso suono graziato di quando era approdato. Dal tono assomigliò a un'imprecazione e non le piacque. «Hai combinato un disastro.»

«Perché prima non vediamo come va?»

«Perché tu non ascolti mai?»

«E perché mi sembrate più simili a Galia e Marcus di quanto dovreste esserlo?» intervenne all'improvviso la voce del principe. Nella sala c'erano solo loro tre. «Non occorre che sussurriate: c'è abbastanza eco perché vi si senta forte e chiaro.» Indirizzò ad Areth un sorriso accennato sulle labbra fini. «Posso immaginare l'antipatia che provi per me, Necromant, e non pretendo che svanisca, ma credo che sia negli interessi d'entrambi risolvere questa situazione nella maniera... più civile possibile.»

Sue vide Areth replicare con una smorfia irosa che non gli apparteneva mentre saziava lo stomaco brontolante con una forchettata di frutta. S'affrettò a cambiare discorso. «Perché saremmo simili a Galia e Marcus?»

Gli occhi rossi di Xavier si posarono su lei. Erano dolci, radiosi. Se le provocassero angoscia o fascino, ancora non avrebbe saputo dirlo. «Loro sono i primi che ho conosciuto tra i membri della Convergenza. Se non erro, avevano tredici o quattordici anni.»

«E voi?» chiese Areth con un tono minaccioso che lasciò Sue di stucco. «Quanti?»

Il principe fece ondeggiare la sua tazzina, di caffè nero. «Puoi darmi del tu»

«Anche no» sibilò.

Xavier s'appoggiò allo schienale della sedia. La luce del mattino accentuava ogni suo colore, dal nero corvino dei capelli alla carnagione lattea. Ma spiccava il rosso: gli occhi erano vive fiamme scarlatte, puntate su Areth «Ho avuto l'occasione di scambiare due parole con quei... la famiglia Abbott. Gente strana, quella. Sporca. Con, devo dirlo, un'abbondante dose d'irriverenza, modi barbarici e una puzza di terra nauseabonda.» Curvò un sopracciglio. «Nel vostro tempo, voi, loro simili, cosa avete ereditato oltre all'irriverenza?»

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora