Mostro

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Sono distesa sul letto, le mani sotto la nuca, e fisso il soffitto che è diventato insolitamente interessante. Sbuffo ripensando a ciò che mi è successo. L'ennesimo incubo mi ha svegliata e da circa un ora mi chiedo se questa tortura finirà mai. Ma la cosa che fa più male è il rimorso che provo ogni volta che mi sveglio anche a distanza di anni.
'One Last Time' di Ariana Grande mi strappa improvvisamente dai miei pensieri.
"Chi cazzo chiama alle 3 di mattina?" il mio pensiero volge subito ad un Luca ubriaco marcio. Ma ciò che appare sullo schermo non è il numero del mio migliore amico ma bensì uno che non conosco.
"Pronto?"
"Salve, parlo con Vanessa?" dall'altro capo della cornetta risponde una voce maschile che non ho mai sentito.
"Si sono io..." ma che diavolo??
"Chiamo dalla clinica Summer..." continua. Mi rizzo a sedere di scatto. Il cuore ha perso qualche battito e il sangue mi si gela nelle vene. Sono sicura cge se qualcuno mi vedesse ora scapperebbe a gambe levate urlando di aver visto un fantasma, talmente sono pallida, forse anche più di un lenzuolo.
"Cosa è successo?" domando in preda all'agitazione
"Il suo paziente, il numero 158..." continua facendomi salire il cuore in gola
"Sta avendo un' altra crisi, urla, non si fa avvicinare e si sentono strani rumori provenire dalla sua stanza."
"Da quanto tempo è così?" chiedo
"Da circa l'una e mezza..."
"E voi mi chiamate un'ora e mezza dopo?" sbraito in preda all'agitazione
"Speravamo si calmasse da solo, ma evidentemente non ci  riuscito" si giustifica
"No, Cristo, NO che non si calma da solo!!! Come diavolo fa a calmarsi da solo, è rinchiuso in un manicomio con problemi mentali, non ha il pieno controllo di se, come cazzo fa a calmarsi da solo?!?!?!" gli urlo contro irata.
"Io..."
"O stia zitto e mi ascolti chiaro?" non è una richiesta, è un ordine.
"C-chiaro"
"Chiudete la porta della sua stanza e se da fuori riuscite ad aprire leggermente la finestra sarebbe meglio. Non fatevi sentire per non rischiare di innervosirlo ulteriormente e che nessuno gli si avvicini, o rischierete di farvi veramente male" dico ripensando all'ultima crisi e alla sua forte mano sulla mia gola.
"Il tempo di mettermi qualcosa addosso e arrivo al più presto. Voglio trovare le chiavi della stanza e niente e nessuno che intralci il corridoio fino alla sua camera in modo da raggiungerlo velocemente, o potrebbe essere tardi" il mio tono non ammette contradizioni.
"Eseguo subito" risponde l'uomo dall'altra parte e io chiudo la chiamata.
Mi infilo un paio di pantaloni ed una felpa leggera fregandome altamente della canotta che indosso come pigiama. Afferro le chiavi ed il telefono esco e salgo subito nell'auto.
In qiesti ultimi giorni era tornato più chiuso rispetto alle ultime settimane e più agitato, teso, ma non ci avevo dato troppo peso. Come diavolo ho fatto a essere così stupida?!?!?!
"Cazzo!!!" Esclamo in preda alla frustrazione tirando una manata al volante. Mi fermo ad un semaforo ed invio un vocale a Luca
'Hey H! Ascolta la colazione di è saltata, sono dovuta correre in clinica per un'emergenza. Ah, ti prego fammi un piacere, va' a casa mia e controlla che sia tutto apposto ti prego. La chiave di riserva è sul bocciolo della rosa gialla. Grazie Lu, non so davvero cosa farei senza di te.' Successivamente invio una sfilza di cuoricini rossi in modo che lui capisca quanto apprezzi il suo aiuto, poichè il mio tono di voce sembra dire tutto il contrario.
Arrivo alla clinica, scendo dall'auto sbattendo violentemente la portiera e avvisando tutti del mio arrivo. Mi sento davvero un'idiota.
'Calmati Vanessa, calmati. Hai sbagliato ma ora sei qui e devi aiutare Luke' penso sfregandomi le mani sul viso. Entro nell'edificio e subito mi viene portata la chiave. L'aria è veramente carica di tensione, troppa per i miei gusti. Ad un tratto si sente un forte tonfo provenire dalla camera di Luke. Sobbalzo, come tutte le poche persone presenti a quest'ora e accellero il passo. Arrivo dinanzi alla porta prendo un grosso respiro ed entro.
Il silenzio della stanza ripetutamente interrotto dai singhiozzi del biondo che tiene la fronte appoggiata alla parete. Ma  ciò che mi sconvolge è la vista di una grossa macchia di sangue proprio accanto a lui.
"Luke, che succede?" Mi avvicino ma lui non si muove dalla sua posizione. La tensione sale a causa del suo silenzio quando finalmente mormora qualcosa. Ma il il suo tono è troppo basso e mi costringe a chiedergli di ripetere. Appoggio la mano sulla sua spalla e a quel tocco lui si volta di scatto, gli occhi rossi e gonfi di lacrime che continuano a solcare il suo viso come due fiumi in piena.
"Ho detto di andartene!!" Sbraita
"Luke..." avvicino una mano al suo volto ma lui la allontana
"Non toccarmi, va' via, non voglio farti del male di nuovo!!!"
"Luke, che stai dicendo?"
"Non fingere di non capire!!!" sbraita di nuovo tirando un forte pugno sul muro. Ecco il perché di tutto quel
sangue. Fisso allibita la sua mano: le nocche sono la parte più rovinata, ma tutto il dorso continua a perdere sangue.
"Non mi hai mai fatto del male Luke" devo assolutamente curargli la mano ma prima lo devo far calmare altrimenti potrebbe farsi di peggio
"A no?" sputa
"E che mi dici di tre settimane fa?"
"Non eri in te, non puoi darti la colpa per quello che è successo..."
"Sì invece!! Ho ucciso la mia famiglua e ho maltrattato quelle persone" evidentemente si riferisce agli infermieri  che sono venuti prima di me
"E infine ti ho quasi uccisa. Liro hanno ragione, sono un MOSTRO."
si fissa i piedi e io ci metto un attimo a rielaborare ciò che mi ha appena detto.
"Luke!" mi avvicino
"Luke, guardami" prendo il suo volto tra le mani costringendolo a guardarmi ma lui sposta subito lo sguardo altrove
"GUARDAMI!" alzo la voce e finalmente obbedisce al mio comando.
"Potrai essere tutto, qualsiasi cosa, ma tu non sei un mostro" mi fissa, so a cosa pensa
"E tantomeno un assassino. Ciò che ti é successo è stato un incidente, non lo poteva prevedere nessuno e molto probabilmente sarebbe avvenuto anche in tua assenza." Cerco di convincerlo, ma dai suoi occhi continuano a sgorgare lacrime amare e la sua espressione lascia intenderle che è ancora in crisi sommerso dai dubbi.
"Luke tu sei un bravo ragazzo, e so che non eri in te tre settimane fa, sta tranquillo è tutto ok, guardami sto bene. Non mi hai fatto del male era solo paura" lo rassicuro e finalmente la sua espressione si rilassa un poco.
"Dio, l'Oceano deve odiarti" sussurro ancora con i miei occhi incatenati ai suoi che mi guardano interrogativi.
"I tuoi occhi Luke, sembra che abbiano rubato tutta la bellezza del blu del mare per tenersela tutta per loro." mi spiego e finalmente lui si lascia andare ad un timido sorriso. Con i pollici gli asciugo le ultime lacrime e lo accompagno sul letto. Appena si distende esco alla ricerca di una valigetta medica e quando rientro mi prendo cura della sua mano, ignorando i suoi lamenti su quanto bruci il disinfettante o sul fatto che la fasciatura sia stretta. A lavoro finito guardo l'orologio.
"Sarebbe meglio che tu dormissi, dono le quattro e mezza del mattino" bisbiglio con un sorriso dolce. Lui annuisce e, non so cosa mi spinga a farlo, infilo le mie dita fra i suoi capelli, massaggiando la sua testa. Al mio tocco si rilassa fino a che la stanchezza, pochi minuti dopo, ha la meglio, facendolo addormentare con me seduta sul letto accanto a lui.
Lo guardo e un sorriso nasce spontaneo sulle mie labbra. È così bello...passerei ore a fissarlo senza stancarmi mai.

Ps scusate eventuali errori ma capitemi è quasi l' 1 di mattina (o di notte come volete...)

Number 158 (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora