La Tenuta

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Mi faceva male la testa e avevo la bocca secca.

 Aprii gli occhi, davanti a me c'erano solo immagini ondeggianti e sfocate.Stordita, rimasi immobile mentre gli avvenimenti dellasera prima mi sommergevano nella loro cruda verità: erostata drogata e rapita da due tedeschi pazzi. 

Sentii i battiti del cuore aumentare, pulsavano dolorosamente nelle tempie e riverberavano fino alla gola, chiusain un grumo di ansia e paura.Battei le palpebre un paio di volte, il mondo intorno ame aveva smesso di vorticare e lo stordimento stava scemando.Mi tirai su di scatto, ero stesa su un letto e mi trovavoin una stanza piuttosto grande.La luce entrava obliqua dall'esterno ed ebbi l'impressione che fosse tardo pomeriggio. 

Quanto ero rimasta incosciente, e dove mi trovavo? 

L'ansia minacciava di soffocarmi. 

Scalciai la coperta e mi alzai un po' traballante, indossavo ancora il mio vestito, ma ero scalza.Dovevo andare via da lì. 

Feci un paio di passi incerti e mi guardai intorno, avevo una porta piuttosto grande alla mia sinistra, una davanti a me e le finestre alla mia destra. 

Mi parve di sentire un fruscio provenire da oltre laporta. 

Raggelata dalla paura mi immobilizzai, contai due faticosi respiri senza che accadesse nulla, così iniziai a guardarmi intorno freneticamente, cercando qualcosa da utilizzare come arma.

Sul comodino di sinistra c'era una abat-jour che avreipotuto usare, ma era troppo vicina alla porta da cui eraprovenuto il rumore, così rinunciai.Camminando all'indietro, senza dare le spalle alla porta, andai verso le finestre: forse potevo scavalcare da lì. 

Mi affacciai guardinga, non volevo che mi si scorgesseoltre i vetri, nel caso ci fosse stato qualcuno a controllare.Mi trovavo al secondo piano, sotto di me un giardinoche si estendeva a perdita d'occhio. 

Non potevo scavalcare, ero in trappola. 

La paura iniziò a trasformarsi in disperazione. 

Perché ero lì? 

Non possedevo denaro e non avevo una famiglia, nonero particolarmente bella o degna di nota per qualcosa. 

Lavoravo come cuoca in un ristorante quattro sere a settimana e come cameriera in un pub le restanti tre sere. Gliunici contatti che avevo erano con i personaggi dei libriche compravo risparmiando sulla misera paga che ricevevo. 

Cosa potevano volere da me? 

Il mio cervello si mise in moto, allontanandomi da qualunque ragionamento logico e lavorando di fantasia.A un certo punto iniziai a pensare alla tratta delle bianche e a quello che mi raccontava mia madre quando eropiccola. 

Oscuri ricchi signori che rapivano ragazze occidentali per farne le loro schiave del sesso, rinchiuse inenormi palazzi pieni di guardie armate e senza scrupoli.Poteva essere plausibile. O magari qualche pazzo che faceva rapire delle ragazzedai suoi scagnozzi per mummificarle vive ed esporle nelsuo salotto per godere della loro lentissima morte. 

Stavo iniziando a diventare macabra. 

Dopotutto chissà da quanto ero scomparsa, e Gloriaaveva sicuramente chiamato la polizia, le mie ricerche dovevano essere iniziate. 

Ce la potevo fare, dovevo solomantenere la calma e non essere stupida.

 Mi allontanai dalla finestra con la pesante consapevolezza di essere un topo in trappola. Mentre mi muovevo,inciampai su qualcosa di duro e persi l'equilibrio, andando a sbattere contro un tavolino rotondo che cadde sullasedia che gli era accanto, facendo un gran fracasso. 

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