La mutazione

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Fluttuavo. 

Era buio, caldo, confortevole, e io non avevo peso. 

Volavo. 

Mossi lentamente le gambe e le braccia e non incontrainessun tipo di resistenza. 

Mi piacque, iniziai a muovermidolcemente, ruotando su me stessa, come facevo quandoero in acqua e volevo giocare. 

Stavo bene ed ero felice,provai a fare qualche capriola, risi. 

L'oscurità sembrò catturare la mia voce e portarla lontano, facendola rimbalzare avanti e indietro, come se fosse una pallina impazzita. 

Intrigata intonai tre note, il suono si aggiunse a quello della risata e si propagò muovendosi, senza una direzione,senza criterio, senza affievolirsi. 

Mentre fluttuavo nel nulla, iniziai a provare una sensazione che conoscevo bene: ero osservata.«C'è nessuno?».

La mia voce spinse la domanda nel nero liquido in cuimi trovavo, in ogni direzione, un appello che sembravadestinato a non ricevere risposta. 

Rimasi a fluttuare nel benessere e all'improvviso desiderai di poter vedere la luna e le stelle.

 Allungai le maninel buio e le strinsi nel vuoto. 

Dovevo fare qualcosa perquella situazione... ma poi, perché? 

Stavo così bene... ero così stanca... 

Mi addormentai. 


                                                                                              * * * 


La posai con delicatezza sul letto, non avevo permessoa nessuno di toccarla. 

La nonna era andata via dal Cerchioprima di liberarci dalla sua imposizione e ora si era resaintrovabile. Dara era diventata fredda e pallida, il nodoche le teneva i capelli sulla nuca si era sciolto e adesso lalunga chioma ramata giaceva in ciocche scomposte tuttointorno a lei. 

Mi fermai a guardarle il viso, era bellissima einnocente, le accarezzai una guancia e mi accorsi di esseresporco di sangue. 

Con orrore feci scivolare lo sguardo sulsuo petto, sulla tunica lacera e intrisa di liquido scuro, sulbuco che il mio morso le aveva procurato. 

«È sporca di sangue», mormorai. 

«Ti porto qualcosa per lavarlo via», mi rispose Carmen. 

Scossi la testa. 

Mi voltai, erano tutti in piedi vicino alla porta e miguardavano come si guarda un pazzo che si ha paura diavvicinare perché non si sa come potrebbe reagire. 

Cercaila mia gemella: era in fondo, appena oltre la porta, mi feceun cenno e sparì lungo il corridoio. 

Non avrei permesso a nessuno di toccare Dara. 


                                                                                             * * *


 Aprii gli occhi e fissai il nero nulla nel quale galleggiavo. 

La sensazione era ancora lì, più forte: qualcuno mi stava osservando. 

Mi stiracchiai e provai nuove evoluzioni, ildesiderio di poter vedere il cielo notturno si fece più forte. Mi sentii triste e iniziai a chiedermi perché fossi lì, cosa ci facessi in quello spazio sconfinato. 

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