La Rocca del Reggente

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La luna era così grande nel cielo che sembrava stesseper cadermi addosso. 

Ogni cosa nella notte appariva troppo vivida, troppoprofonda, in quella luce pallida. Persino il respiro mutavain una nuvola di vapore così densa e gonfia da essere irrreale. 

Il mondo mi feriva lo sguardo. 

Gli alberi gettavano strane ombre sul terreno ricopertodi neve fresca, testimonianza di come fossero settimaneche il cielo non ci dava un attimo di tregua. Il silenzio erainterrotto dai versi degli uccelli notturni, ogni tanto il secco crepitio di un ramo spezzato rimbombava nella quietecome un colpo di fucile e li zittiva.Il bosco era saturo dell'odore dei membri della Tenuta,potevo fiutarli, districarli, distinguerli, tracciarli. 

Nellamia mente apparve il volto di ognuno di loro e la bestiache viveva in me non faceva altro che calcolare quanti secondi avrei impiegato per azzannargli la gola e immergereil muso nel sangue caldo.Affrettai l'andatura chiedendomi dove fosse la mia gemella e sperando che non si fosse cacciata in qualche pasticcio. 

La riunione di quella sera era troppo importanteperché lei potesse permettersi di mancare. Sicuramente lanonna avrebbe notato la sua assenza e non avrebbe approvato. 

Era sempre molto spiacevole quello che accadevaquando la nonna non approvava qualcosa.

 Arrivai insieme a molti altri nella radura e mi guardaiintorno. C'erano tutti, erano stati portati persino i più piccoli, duemila individui divisi per gruppo di appartenenzao per coalizione. Mi spostai sulla destra del semicerchioche si era creato intorno alla Roccia alta e piatta che sorgeva al centro della radura, la Roccia della Reggente. 

Molti mi fissarono mentre prendevo posto, altri miignorarono ostentatamente.Presi atto della cosa, memorizzando il comportamentodi tutti e mi sedetti con lo sguardo fisso davanti a me. Allemie spalle giunse un rumore familiare, quell'andaturatrotterellante l'avrei riconosciuta tra mille. La mia gemellaapparve sulla sinistra, il respiro pesante e accelerato di chiaveva corso veloce come il vento. Il torace si muoveva vistosamente mentre prendeva aria con respiri profondi percercare di far calmare il cuore e di darsi un tono. 

Le lanciai un'occhiata di rimprovero; in risposta mi mostrò identi, esibendosi in quello che doveva essere un sorrisodivertito.Sbuffai e lasciai che si sedesse accanto a me. Scorsi unmovimento al limitare del mio campo visivo e l'aria divenne luminescente.Un ruggito roco e possente si liberò nell'aria e si sparsevibrando come fosse composto da mille piccole scaricheelettriche. Ne fummo attraversati, ci penetrò nel corposmuovendo e rimbalzando tra gli organi, creando una sensazione quasi dolorosa.Il silenzio divenne così pesante da trasformarsi in unronzio basso, rumoroso. 

Gli occhi di tutti erano puntati sulla Roccia della Reggente dove la nonna, apparsa dal nulla, incombeva in tutta la sua magnificenza.Il suo sguardo percorse i vari clan e si soffermò su ognisingolo membro, osservandolo, valutandolo con estremaattenzione.Molti si mossero a disagio e abbassarono la testa, altrisostennero lo sguardo come in segno di sfida, per alcuniistanti, soccombendo subito dopo. Quando giunse su dinoi, mi sentii trapassato e sapevo che mia sorella provavala stessa identica sensazione. L'esame durò qualche istantein più rispetto a quello degli altri, abbassammo la testacontemporaneamente e per fortuna il suo sguardo passòoltre.

 Con la coda dell'occhio vidi nostro padre e la sua Anima, seguiti da Manuel e Carmen, posizionarsi a coppie ailati della Roccia. 

Era raro che la nonna convocasse la suaguardia personale, e questo significava che erano in arrivodelle decisioni impopolari. 

Un brivido freddo mi scivolò lungo la schiena ed ebbiun orribile presentimento. 

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