Isolde

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Armando e Andera erano seduti su un divanetto di velluto verde scuro e stavano parlando sottovoce. 

Non appena mi videro entrare, si alzarono e mi corsero incontro.Andera mi abbracciò e mi tenne stretta per un tempo infinito. Sentivo le sue lacrime bagnarmi la guancia destra e,senza sapere bene il perché, iniziai a piangere anche iocon lei. Armando mi teneva una mano tra le sue e miguardava con gli occhi di chi ha passato l'inferno ma ne èuscito vivo, e sentivo che la sua gratitudine era immensa. 

Dopo qualche minuto sciogliemmo l'abbraccio e Anderachiese qualcosa a Uriel. 

Lui le rispose con un sorriso,mentre mi cingeva delicatamente il fianco e mi faceva sedere accanto a lui.

 «Andera vuole sapere se stai bene e se l'averla salvataieri ti ha procurato qualche fastidio», tradusse. 

Mi strinse in modo da farmi appoggiare completamente a lui. 

Mi sembrò una mossa studiata, così lo guardai unistante per cercare di capire cosa stesse pensando, ma lasua espressione era indecifrabile.Decisi di assecondarlo, gli avrei chiesto spiegazioni dopo.Stella scambiò qualche parola con la coppia Alpha e sisedette accanto a me. Era tesa come una corda di violino,appena appoggiata sul bordo del divano con la schiena rigida e lo sguardo che saettava dagli Arcobaleno alla portaseminascosta che si trovava dietro la scrivania della Reggente, e che sapevo portava a un secondo salottino privato.

«Emma non è venuta?», chiesi a Stella. 

«Le è stato chiesto di presenziare a un colloquio privato con la Reggente, prima di unirsi a noi», mi rispose conuna voce che non sembrava la sua. 

Le posai una mano sulla spalla e la sentii sussultare come se l'avessi colpita. Si accorse dell'immagine che stavadando di sé e la vidi trincerarsi dietro una barriera di fintatranquillità. Uriel mi diede un leggero bacio sulla testa esentii una leggerissima corrente che passava tra di loro:capii che stavano comunicando mentalmente.Era strano, eppure fino al giorno prima non ero in grado di avvertirla. 

Cosa mi stava accadendo? 

Possibile che la mia percettività si stesse ampliando così velocemente? 

E cosa poteva significare? 

Forse era un rimasuglio dell'energia che mi aveva trasmesso la statua della Dea. 

La porta del secondo salottino si aprì ed Emma entrònella stanza con lo sguardo fisso nel vuoto. Era pallida esembrava si stesse muovendo meccanicamente. Si riscossesolo quando mi vide, e un sorriso tirato si disegnò sul suovolto. Poi, ignorando tutto e tutti, si andò a sedere sul divano verde accanto ai genitori.Sentii Stella trattenere il fiato e Uriel agitarsi cambiando bruscamente posizione. Gli presi la mano, la strinsi trale mie, e mi sembrò che si rilassasse un pochino. La corrente tra i gemelli era diventata più forte, segno che stavano comunicando febbrilmente e che, qualunque cosa fosse successa in quel salottino, non era niente di buono. 

Isolde entrò poco dopo con la sua solita andatura armoniosa, ci osservò e si sedette dietro la scrivania. Per unistante ebbi un flash di quando al liceo il preside ci convocava nel suo ufficio per farci qualche ramanzina. 

«Vedo che ci siete tutti, bene. Vorrei iniziare dicendoche sono felice di vedere Andera in forze e in buona salute. Credo sia perfettamente inutile ripetere quanto io siacontrariata da quello che è accaduto ieri notte. Dara è lafutura Anima di mio nipote, il mio erede e candidato allalotta per la reggenza. Se le fosse accaduto qualcosa, qualsiasi cosa, Uriel non sarebbe stato più in grado di competere contro i nostri comuni nemici, e questo avrebbe significato, per noi, la morte».

 Fece una piccola pausa facendo scorrere il suo sguardoglaciale. 

Uriel, che fino a quel momento mi aveva tradottoil discorso bisbigliando, tacque in attesa che continuasse. 

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