Il morso

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Mi svegliai nel tepore del suo abbraccio, il suo odoremi avvolgeva confortandomi e stuzzicandomi. 

Aprii gliocchi e vidi che mi fissava. 

Dovevo aver dormito un paiod'ore circa, la luce che veniva dalle finestre era cambiatadi poco, avevo ancora del tempo per stare con lei. Sorrisial ricordo di come poco prima mi avesse blandito e minacciato per convincermi a smettere di importunarla e adormire, per far guarire le mie ferite. 

Flettei i muscoli, mi stiracchiai, ero tornato come nuovo. 

«Che ne dici di controllare le ferite sotto le fasciature?», le proposi con fare innocente. 

Avevo voglia di lei e intendevo giocare tutte le carteche nascondevo nel mazzo per sedurla e farla mia. 

Un sorriso malizioso spuntò sul suo viso mentre si spostava e iniziava a sciogliere le bende che avevo sul torace. 

«Forse starei più comoda se mi mettessi... così», miagolò mentre faceva passare una gamba dall'altro lato delmio corpo, salendomi sopra a cavalcioni. 

Il respiro mi si mozzò mentre si chinava sensualmentesu di me per baciarmi intensamente. La presi per i fianchie la strinsi, il cuore mi pulsava sempre più velocemente eil desiderio minacciava di farmi perdere il controllo. 

Dara si staccò da me e raddrizzò il busto, aveva un'aria smarrita, ansimava per il dolore.All'altezza del suo cuore iniziò ad allargarsi una macchia di sangue che in pochi istanti diventò un flusso vero eproprio. 

«Uriel... aiuto», sussurrò portandosi le mani al petto. 

Mi alzai di scatto e la ribaltai, alzandole la maglietta.

 Alposto del cuore aveva un enorme buco sanguinolento, potevo vedere la punta delle costole bianche che si eranospezzate mentre qualcosa la trapassava.Vi premetti le mani sopra per arrestare il sangue, nonsapevo cosa fare, era ovunque e continuava a sgorgare esgorgare, senza fine. 

Urlando mi accorsi che Dara aveva smesso di respiraree, immobile, mi fissava con occhi vitrei, spenti. 

Era morta. 


                                                                                                        * * *


 Uriel si svegliò gemendo e ansimando, si tirò su di scatto e si guardò intorno come se non sapesse dove si trovava. 

Aveva lo sguardo annebbiato di chi non è ancora uscito completamente dal sonno. Gli posai una mano sulbraccio e lo chiamai piano, si girò a guardami e scosse latesta incredulo mentre mi stringeva in un abbraccio soffocante. 

«Stai bene», mi mormorò all'orecchio. 

«Certo che sto bene, quello che ha fatto a pugni conuna tigre di millemila chili sei tu!», gli risposi ridendo. 

Lo sentii sospirare, sciolse l'abbraccio e mi baciò confoga. 

«Ho sognato che morivi tra le mie braccia», mi dissequando ci separammo. 

Gli accarezzai il viso, non sapevo cosa dire per consolarlo visto che c'erano delle possibilità molto alte che il suo sogno si avverasse da lì a poche ore. 

«Sei tutto sudato, perché non vai a fare una doccia cosìti riprendi un pochino?», gli suggerii.

 Baciarlo mi faceva provare delle sensazioni che nonriuscivo a gestire, mentre sentivo di avere bisogno di rimanere il più lucida possibile, in quel momento.Mentre dormiva avevo riflettuto attentamente su comecomportarmi con lui, se fossi sopravvissuta alla mutazione. 

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