CAPITOLO 24:

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Piero cerca di tranquillizzarmi, mentre sento i passi di Maurizio farsi piú vicini. Nascondo il viso nel petto di Piero. Non voglio che mi veda cosí. Mi vergogno.

"Non è successo nulla, Simona stai calma. Non devi aver paura dei tuoi sentimenti." Come fa a trovare le parole giuste da dire in qualsiasi situazione? Spiegatemelo! Io lo devo sempre capire!

Piano piano smetto di piangere, asciugo le lacrime con la giacca e mi giro. Abbraccio Maurizio, lui mi conosce bene.

"Ciuchina! Dimmi tutto"

"Hanno sparato a papà"

"Oh mamma! Capisco perchè sei cosí, ma come sta? La mamma? Ale?"

"È in ospedale, ci sono stata poco fa, ma non ce l'ho fatta. Sono scappata, ho corso fino a qui. Ho bisogno di sfogarmi, sono arrabbiata, con me stessa, col mondo. Ci sono solo due cose buone al mondo e ora ne ho la certezza." Mi giro verso Piero e gli rivolgo un sorriso dolce.

"Beh, vedo che non sei sola." Cerca di sdrammatizzare, vuole farmi pensare a qualcos'altro.

"Si, ecco perchè ero in Sicilia."

"Aspetta, ma... lui l'ho già visto, assomiglia a qualcuno... "

"Ovvio che lo hai già visto, guarda..."
Gli mostro il mio cellulare, ho i ragazzi come sfondo da un anno. Rimane a bocca aperta.

"Aspetta un secondo, ma lui.. cioè.. voi.. comunque piacere Maurizio."
Si stringono la mano, mentre cerca di fare mente locale.

"Piacere, sono Piero. Si beh, è una storia particolare, ma per me lei è importante. Sono venuto qui per accompagnarla, per farle forza e soprattutto le sono corso dietro fino a qui dall'ospedale!"

"Mauri, è speciale. Stiamo insieme da poco, ma è diverso. Sono felice. Veramente. Abbiamo molte cose in comune. E poi soprattutto anche lui gioca a tennis!"

"Bene! Sono felice per te. Andiamo dentro, ho un'ora libera. Se vuoi giochiamo cosí ti sfoghi un po' e ti alleni anche!"

"Speravo tu me lo chiedessi, è l'unica cosa che volevo fare. Vado a cambiarmi, ho le cose nell'armadietto."

"Vai, io prendo le palline e ti aspetto nel campo."

Corro nello spogliatoio e dico a Piero di aspettarmi nella club house, è piccolo come circolo, ma ha tutto quello che serve. Entro negli spogliatoi, apro il mio armadietto dove tengo una racchetta di scorta e un cambio, sempre pronti in caso di emergenza. E oggi lo è.
Metto le scarpe, le calze e tutto. I leggins neri e la maglietta dell'ATP WORLD TOUR FINAL che ho preso a Londra nel 2013. Esperienza meravigliosa.
Esco di fretta dagli spogliatoi, mi affaccio nella club house e chiamo Pierp, che si era messo a guardare l'albo d'oro dei giocatori del circolo. Ė pieno di foto mie e di Vanessa, siamo state noi le prime ad arrivare cosí in alto nel nostro circolo e ne siamo orgogliose.
Piero mi prende la mano e mi accompagna nel campo. Io mi chiedo ancora come faccia a rimanere con me. Sono un disastro, i guai mi cercano! Sono impossibile da gestire, sono strana, oggi ne ho dato la prova! Davanti ad una situazione cosí tragica io che ho fatto?! Sono scappata, ho corso per venire qui, per sfogarmi, per rifugiarmi e non vedere quello che ormai era accaduto.
Sono un disastro patentato. E ho paura che prima o poi tutto si riperquota in maniera irreversibile anche su Piero.

"Fammi vedere come sei forte piccola. Sai quanto mi piace il tennis, e sai quanto mi piace vederti giocare. "
Mi bacia e mi abbraccia, e nel farlo mi dà una pacca sul sedere, non so se sia stata una cosa volontaria o involontaria, ma l'ha fatto. Mi giro e lo guardo un po' storto, della serie dopo me la paghi!
Mi offre un sorriso malizioso al quale ricambio.

"Simo ci scaldiamo un attimo e dopo si fa un po' di partita? È tanto che non ci alleniamo insieme!"

"Si Mauri, ne ho bisogno. Poi ora dovrebbe uscire il calendario della serie C! "

"Eh si! Ti devi rimettere sotto con gli allenamenti! Puntiamo alla promozione in B! Te e Vane c'avete lavorato tanto e ora è il momento giusto!"
Ci scaldiamo tra una chiacchierata e l'altra.
Piero è seduto in panchina e guarda attentamente.

[...]
È passata un'ora. Sono riuscita a vincere per l'ennesima volta. L'allieva che supera il maestro. Ma oggi ho giocato in un modo strano. Ovvio che con la testa sono da un'altra parte, mi sembra logico.
Mi lascio andare sulla sedia accanto a Piero, non sono stanza, sono preoccupata e ció mi ha sfiancata. La preoccupazione mi mangia, divora ogni mia singola molecola.
Mi alzo in piedi di scatto. Guardo prima Piero e poi Maurizio.

"Non riesco a stare ferma, non voglio andare in ospedale, e non voglio andare a casa."

"Piccola, calmati. So che non è facile. Ma ci devi provare, sei ansiolitica."

Maurizio ci guarda attentamente, un sorriso gli si disegna sulle labbra mentre ci guarda.

"Mauri mi spieghi che hai da sorridere?! Io sono in ansia e tu ridi!"

"Non rido, sorrido che è diverso! Mi fate sorridere, cioè tu, lui. Voi."

Guardo Piero, lui si alza e si avvicina a me. Mi abbraccia da dietro.

"Pie, sono sudata.." gli sussurro

"Non fa niente, dopo facciamo la doccia a casa tua." Spero che non abbia sentito Maurizio, ma dopo queste parole divento rossa e abbasso lo sguardo.

"Ecco cosa intendevo. Siete cosí carini. Trattamela bene! Lei è la mia piccina!" Mi dà un pizzicotto affettuoso sulla guancia, lascio un attimo Piero e lo abbraccio.

"Grazie Mauri, grazie di tutto veramente"

"Sai che ci sono se ci sono problemi."

"Lo so, poi con calma te lo presento bene. Oggi è stata una cosa casuale e... beh, non doveva essere cosí."

"Tranquilla, mi piace. Mi dà fiducia. Vai a casa, sei sfanca vatti a riposare. E fammi sapere come sta il papà."

"Si, ho paura. Non ce la faccio, sono arrabbiata, non capisco come mai tutte le cose brutte accadano intorno a me."

"Tu non sei il problema, è il mondo che va alla rovescia e prende sempre le persone buone."

"Ci spero, vado."

"Chiamami"

"Certo Mastro!"

Prendo per mano Piero e lo accompagno fuori. Appena siamo usciti dal campo lo bacio. Non potevo piú resistere. Era troppo che le nostre labbra erano divise, almeno le mie desideravano tanto un contatto, e da come ha risposto al mio bacio anche le sue erano desiderose di fare collisione sulle mie. Ci stacchiamo quando non abbiamo piú fiato.

"Simo, ma .."
"Shh, pie, ho bisogno di te. Ho bisogno di noi. Ho bisogno di staccare la testa."

"Mi piace questa cosa.." mi guarda con uno sguardo intrigante

"Dai andiamo a casa. Prima peró bisogna tornare a prendere la macchina. Mando un messaggio a mamma e le dico che ho paura e che ho bisogno di metabolizzare la cosa. Il che è vero, poi andiamo a casa."

"Okay, ti amo. E io sono qui per te. Tutto quello che ti fa stare bene per me va bene"

Ci incamminiamo abbeacciati, il freddo di febbraio si fa strada sulla mia pelle e io, dopo aver giocato, sento piú freddo. Piero nota subito che sto tremando e mi avvolge tra le sue braccia.
Dolce, bello, sensibile, disponibile.
Lui è il principe azzurro, ma al posto del cavallo bianco ha una voce meravigliosa e un paio di occhiali rossi.

Forse è meglio una voce che ticattura l'anima che un cavallo bianco.
Ma non sarebbe male vederlo un giorno arrivare a cavallo.
Lo so, sono immagini fiabesche assurde, ma quando hai l'uomo perfetto, che ti costa sovnare l'impossibile quando sei consapevole di possedere già tutto ció che è possibile?

NON TI SCORDAR DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora