CAPITOLO 23:

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Non ce la faccio, rimango accasciata a terra, sono in preda al panico, Piero mi stringe forte. Cerca di tranquillizzarmi, ma non ci riesco.

"Shhh, calma. Cosa è successo? Mi fai stare male piccola."

"P-p-papà... g-gli h-hanno s-sparato"
Sento Piero irrigidirsi, e poi stringermi ancora piú forte.
Per fortuna che c'è lui. Se fossi stata sola non so cosa avrei fatto.

"Calmati, ora andiamo via.  Ti accompagno io da lui. Ora cerchiamo un volo per Pisa, il prima possibile"

Continua ad abbracciarmi, e nel frattempo cerca il numero dell'aereoporto, prenota due posti per jn volo su Pisa, da Trapani.
Sta facendo anche troppo per me.
Riesco piano piano a calmarmi. Non sono completamente in me, me ne rendo  conto. Ma riesco a mettermi in piedi.

"Piero, ma non devi. Posso anche andare da sola. Ce la faccio." Ho una faccia sconvolta, sono solo l'ombra della Simona sorridente e vivace.

"Non se ne parla! Ti accompagno, se c'è bisogno staró con te un mese. Ma lui mi ha detto di prendermi cura di te. E io lo faró!" 
Mi tuffo tra le sue braccia, non ho parole. È l'unica cosa che riesco a fare. Ho solo le forze per fare questo.

"Andiamo, il volo è alle 5, prima non c'era. Abbiamo giusto il tempo di passare da casa mia, prendere le valigie e partire. Andiamo. I miei li avverto per strada"

"Piero, mi dispiace. Sarei coluta rimanere qui. Conoscere la tua famiglia." Sono dispiaciuta. Non riesco ad accettare nulla di quello che sia accaduto, sia a me sia a mio padre e di conseguenza tutto ció che si riperquote su Piero.
Dico parole senza senso, parlo, anzi straparlo. Inizio anche a balbettare.

"Simo, tranquillizzati. Ormai siamo a Naro e tra in un paio d'ore saremo all'aereoporto. Massimo alle 8 siamo in ospedale."

"Ma Piero, tu come fai. Mi dispiace, non doveva andare cosí. È tutto sbagliato. Sono un disastro, io porto guai nella vita di tutti. Sono un disastro!" Scoppio nuovamente in lacrime, non resisto. Piero ferma la macchina, siamo arrivati ormai a Naro.

"Piccola, calma. Andrà tutto bene, i medici faranno il possibile. Ci sono io qui con te." Mi abbraccia e mi bacia.

Ho paura, tanta paura. Non so come fare, non so come comportarmi. Non riesco a reagire.

"Dai, ora chiamo i miei, cosí gli dico che partiamo. E poi andiamo in casa a prendere tutto."

"Va bene, dai io non so come ringraziarti Piero, veramente. Non so cosa dire."

"Basta Simo, lo faccio perchè ti amo. Non mi devi ringraziare"

Nel dire queste parole mette una mano sulla mia gamba accarezzandola. Cerca di tranquillizzarmi, è cosí dolce, è buono con me. Sfila il cellulare dalla tasca, e chiama sua mamma in vicavoce.

~CHIAMATA~
"Pronto tesoro, dove siete?"

"Mamma stiamo andando a Trapani"

"Come a Trapani?! A fare che?!"

"Dobbiamo prendere l'aereo e tornare a casa di Simona"

"Perchè?! Non si trova bene? Abbiamo fatto qualcosa? Si sente a disagio?!"

"Nono, mamma! Voi non avete fatto niente, anzi. Lei è dispiaciuta di non poter rimanere. Vi voleva conoscere, voleva stare qui. Ma è successa una disgrazia, una cosa molto grave"

"Cosa è successo?!" La voce di Eleonora, si fa cupa, molto cupa e preoccupata

"Beh, hanno sparato a suo padre. È in coma farmacologico, e beh. Dobbiamo andare, e io l'accompagno, non la voglio lasciare sola." Le lacrime iniziano a sgorgare nuovamente. Non ce la faccio, piango. Piango ancora

NON TI SCORDAR DI MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora