Capitolo 3

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Capitolo 3

Le motivazioni dietro le numerose parole negative nei confronti del leader Nash rimasero un mistero sia per Jessica, sia per i sudditi bariani che non vivevano al palazzo reale. Tutta questa segretezza fu dovuta allo stato precario di Barian dalla sua scomparsa, con la proclamazione temporanea di Durbe come leader. Temporanea perché il popolo sperava ancora che Nash tornasse a prendere il suo legittimo posto, per guidare il pianeta ad una nuova era di splendore. Però gli imperatori, tranne Vector, gradivano maggiormente il Grigio come loro leader; e anche la servitù del palazzo reale. Al prezzo dell'ignoranza dei sudditi sulla questione Nash, il pianeta stava effettivamente avanzando a piccoli passi verso un periodo di lungimirante pace ed uguaglianza sociale.

Ma a minare questo obiettivo era proprio l'imperatore alato con le sue azioni sconsiderate. Nessuno ancora conosceva la sua 'amicizia' con Don Thousand e che la sua coscienza fosse libera dalla prigionia eterna. Dopo molti tentativi di evasione, Durbe convinse Patrishka a smettere di evitare Vector e scoprire le sue intenzioni. Ma ora che lei lo cercava, nessuno lo vedeva da giorni. Quindi pregò suo padre di portarla sulla Terra, e dopo numerosi rifiuti, acconsentì a condizione di accompagnarla.

Così si ritrovarono ad Heartland e, dopo una lunga passeggiata per le strade principali, trovarono il bariano che correva nel parco con Yuma Tsukumo. Appena i loro sguardi si incrociarono, il Grigio si allontanò a piedi verso una meta sconosciuta senza proferire parola.

«Oh, ciao Patrishka» la salutò Yuma allegramente.

«Ciao, ti spiace se prendo in prestito Rei per qualche minuto?» chiese gentilmente.

«Nessun problema. Aspetto al solito posto» rispose allontanandosi.

Il campione si sedette all'ombra del solito albero di ciliegio, idratandosi e asciugandosi il sudore dalla fronte.

«A cosa pensi Astral?»

«Il padre di Patrishka, i suoi occhi mi sembrano familiari.»

«Eh? Quello è suo padre?»

«Si, Yuma, ne sono sicuro. I suoi occhi emanavano molta tristezza e sofferenza, ma anche forza e intraprendenza. Non ti so spiegare il motivo, ma ho l'impressione di conoscerlo. Forse mi ricorda qualcuno del mio passato.»

«A me sembra un tipo qualunque. Hai capito tutto questo solo con uno sguardo?»

«Una peculiarità di noi astrali, riconosciamo l'animo delle persone dal loro sguardo.»

Terminata la discussione con la ragazza, Rei tornò dal campione che subito gli chiese chi fosse quel giovane misterioso.

«Il padre adottivo di Patrishka» sbuffò infastidito, uscendo per pochi secondi dal personaggio.

«Ma sembra così giovane...»

«Se lo vedi da vicino si intravedono le rughe.»

«Astral ci ha preso» disse Yuma a bassa voce.

«Hai detto qualcosa? Oh, non importa, dobbiamo completare il giro!»

Vector si alzò energicamente e trascinò il ragazzo in una corsa togli fiato nella direzione dove sembrava essersi diretto Durbe. Voleva sfruttare il suo allenamento per spiarlo, ma, nell'arco degli ultimi tre chilometri del loro giro abituale non trovò traccia del suo passaggio. A fine percorso, il campione cadde a terra stremato. Il bariano si buttò anche lui sull'asfalto, nonostante avesse ancora energia da vendere.

«Ti facevo più resistente» disse una voce a Yuma sconosciuta.

«E io credevo che fossi allergico alla luce del sole» rispose Rei con freddezza.

I sussurri del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora