Capitolo 18

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Capitolo 18


Yuma, per la prima volta in molto tempo, si ritrovò a pensare. Ma non dei pensieri qualunque, ma veri e propri piani di azione come quello attuato dal gruppo per salvare Jessica e Rei dai bariani. Doveva indicare un punto di atterraggio a Bits, il comandante delle Fiamme Blu. Non conosceva per niente la città di Roma, solo quel che bastava per la missione di recupero dei numeri.

«Teletrasportaci in un posto isolato, più vicino al Colosseo si trova meglio è» rispose dopo un paio di minuti.

L'esserino blu annuì e condusse il gruppo nella sala di controllo, facendoli posizionare su una pedana verde. Essa si illuminò e loro in un battito di ciglia si ritrovarono in un vicolo deserto. Proseguendo in avanti, sbucarono dritti di fronte al Colosseo.

Si fermarono ad ammirare l'imponente struttura antica, e Merag venne colta da un forte senso di nostalgia. I ricordi riaffiorarono nella sua mente, come un soffice abbraccio. Roma fu la prima città della Terra che visitò in una delle sue fughe dal mondo bariano...


Frustrata, arrabbiata e delusa. Questi i sentimenti che Merag provava nei confronti di suo fratello, il leader di Barian. Al comando da ormai un secolo, non riusciva più a reggere sulle sue spalle la pressione del suo ruolo. Nash era un patetico incompetente come guida del pianteta, ma il suo carisma riusciva ad ammaliare la folla ignorante, che lo seguiva fedelmente. In fondo, si trattava del loro salvatore. O forse era meglio dire che fu colui che si prese tutti i meriti?

Quella pesante verità, unita al cambiamento di atteggiamento delle sue amiche, la pressione sociale di essere la perfetta principessa, e fare tutto il lavoro del fratello al posto suo, la stavano esaurendo. Voleva il suo tempo libero, il suo libero arbitrio, la sua libertà di dire quel che voleva quando lo voleva. Voleva tutto quel che le spettava, ma che di comune accordo tutti le privavano, non le interessava se lo facessero di proposito o meno.

E ora suo fratello aveva avuto il coraggio di metterla in castigo, come se fosse una bambina, davanti ai membri della consulta. Tutto solo perché si era permessa di correggerlo. Stava per dire una grandissima stronzata, lei lo sapeva ed era intervenuta per evitare che accadesse, lui stesso gliel'aveva chiesto prima di presiedere l'incontro. Per questo la faceva assistere alle riunioni della consulta, seduta proprio al suo fianco, per bloccarlo subito.

Ma no! Non andava più bene, ora non poteva più neanche assistere. Nash l'aveva cacciata dalla sala in malo modo, solo perché gli aveva detto: «fratello, ti stai confondendo su questo argomento».

Camminava per i corridoi del palazzo reale, rimuginando su quel che era appena successo. Tutti quelli che incontrava la evitavano a prescindere, la sua espressione facciale comunicava senza parole. Arrivò senza accorgersene alla torre più alta dell'edificio e si rintanò nella stanza piena di manufatti stravaganti. Si sedette sul divanetto di cristallo rosso, in una posizione per niente regale, e provò a rilassarsi.

I suoi occhi vennero rapiti da uno degli aggeggi nella stanza, una lastra trasparente con un bordino blu, accoppiato con una specie di penna con una palla pelosa in cima.

«Chissà a cosa servi...» disse osservandolo curiosa.

L'apparecchio si illuminò, spaventando la ragazza, che lo allontanò dal viso. Un cerchietto luminoso girò per un paio di secondi, per poi lasciare il posto a una scritta in una lingua sconosciuta. Merag guardò la penna nella sua mano destra, la punta si era illuminata. Così, andò per tentativi.

«Non si può cambiare la lingua? Parlo solo bariano stupido affare» disse scuotendolo con forta.

Il dispositivo mandò una scarica elettrica che la ragazza avvertì in tutto il corpo. Colta alla sprovvista, mollò la presa sul'aggeggio che cadde sulle sue gambe. Sembrava proprio che l'avesse sentita, infatti le scritte sconosciute si trasformarono in parole bariane, che la ammonivano di trattare il tablet con cura, se voleva che esso rispondesse al suo volere.

I sussurri del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora