Capitolo 10

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Capitolo 10


«Perché mi guardate in quel modo?» chiese Yuma incuriosito, con i regali incartati tra le braccia.

«Siamo solo straniti dal fatto che ci hai pensato» rispose Casswell.

«Avere un nome in codice è un'ottima idea» aggiunse Tori con un tono incoraggiante.

«Visto che siamo d'accordo, perché non scarti i regali? È il tuo compleanno dopotutto» propose Byron sforzando un sorriso.

Il campione si sedette sul pavimento e poggiò i pacchi al suo fianco, i suoi amici lo imitarono formando un cerchio. Ogni volta che scartava un regalo, Yuma accennava un sorriso e ringraziava il mittente. Quando però vide la statuina di ghiaccio di Numero 39, regalo da parte dei gemelli Kamishiro, i suoi occhi si illuminarono di gioia.

«È bellissima, grazie. Come l'hai fatta?» domandò a Rio.

«Ho visto i replay del carnevale su internet, così ho creato un blocco di ghiaccio e l'ho scolpito.»

«Wow, sembra così difficile da fare.»

«Come ha fatto a non distruggersi durante lo scontro?» osservò Michael, pronto a spiegare tutti i motivi per cui non aveva senso la sua interezza.

«Abbiamo appena affrontato degli alieni e tu ti preoccupi di come un soprammobile sia ancora intatto?» obiettò Fuya, che al solo pensiero tremava come una foglia.

«Non me lo sono mai chiesto, i miei poteri a volte fanno di testa loro.»

«Cioè agiscono come se avessero una coscienza?» domandò Chris, incuriosito.

«Non la definirei così, è più un» rispose gesticolando in modo confuso con le braccia.

«Sei troppo tranquilla per una che ha ammazzato un bariano neanche un'ora fa» disse Kaito stizzito.

«Oh non l'ho ucciso, quello era un'illusione.»

Merag li guardò uno ad uno, in attesa. I loro volti, da prima sorridenti ma terrorizzati, si erano trasformati in confusi e terrorizzati. Lanciò uno sguardo al fratello, facendo un cenno con la testa. Il ragazzo sbuffò, cacciando dalla borsa della sorella il Crea Illusioni, macchinario utilizzato durante la missione di salvataggio di Jessica e Rei.

«Cos'è quello?» domandò quest'ultimo, non avendolo mai visto.

«Il coso che abbiamo usato per salvarti, Carotino. Rio mi ha chiesto di prenderlo. Far finta di ammazzare il loro capo li ha mandati in confusione.»

«In realtà lui ha schivato il colpo abbassandosi, così l'ho immobilizzato approfittando del suo punto cieco. È ancora vivo, però ha creduto di morire. Noi non siamo senza scrupoli come loro, si sarà preso solo uno spavento.»

«E allora la sua testa cosa era?» chiese Michael, molto preso dal racconto.

«Una semplice sfera di ghiaccio.»

«Io l'ho detto che dovevamo fidarci» disse Thomas, fiero dell'impresa della sua amata.

«Tu sei di parte come America. E la mia roba non si tocca senza permesso» sbuffò Kaito, prendendo il cubo dalle mani di Ryoga.

Shark lo squadrò arrabbiato, come se quella decisione non gli avesse appena salvato la vita. Uscì dalla stanza, stufo di ascoltare tutti parlare dei bariani. Si accostò alla vetrata, accendendo una sigaretta. Per lui quegli alieni erano degli stronzi che non avevano niente di meglio da fare, se non rompere le scatole a chi ritenuto inferiore. Quell'atteggiamento da essere superiore non lo sopportava proprio, tutte le persone erano pari e il loro valore si dimostrava in duello e con i fatti. E i loro fatti non li approvava per niente, soprattutto perché mettevano in costante pericolo la gemella. Rio era la sua sorellina, il suo bene più prezioso e odiava non saperla al sicuro. Si rimproverava di non essere capace di proteggerla, anche se non ne aveva mai avuto bisogno. Nel giro di pochi mesi aveva capito di non conoscerla davvero, di averla data per scontato fino ad allora, il giorno in cui finì in ospedale. Fu in quell'istante che si promise di essere più presente, di essere più fratello. Se da una parte odiava vederla in prima linea, all'altra si sentiva così orgoglioso di lei. Rio era forte, intelligente, gentile e dolce. Non avrebbe potuto chiedere di meglio come gemella.

I sussurri del passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora