Capitolo 5

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Passavano i giorni, le ore erano scandite dal lento battito del mio cuore, ma niente mi spingeva a reagire. Chiusa in quella gabbia, imprigionata in un mondo che aborrivo, il tenue legame con la mia intima realtà stava scomparendo, per lasciare spazio ad un mondo vuoto, in cui la mia vita non contava più nulla. Mi chiedevo spesso perché fossi ancora viva, perché non mi avessero ucciso, come avevano fatto con quel ragazzo. Il ricordo del suo corpo riverso a terra, pallido, mentre la vita lo stava abbandonando, tornò a perseguitarmi.

Chiusi gli occhi.

Il dolore era troppo acuto, troppo potente.

Avevo sempre pensato di essere forte. Una ragazza tenace, così mi definiva chi aveva avuto occasione di conoscermi. Sciocchezze, la verità era che la mia era sempre stata una forza illusoria.

Forza dettata dall'arroganza, dal poter credere di star bene da sola, di non aver bisogno dell'aiuto di nessuno. E adesso rimpiango i miei amici, le persone che amavo, coloro che mi volevano bene, perché so che non li rivedrò mai più. La mia era una certezza, delle più dolorose, certo, ma comunque reale. Aggrappandomi all'unica speranza di poter fuggire, i miei giorni si succedevano, lenti e inesorabili, segnati dalla noia e dal dolore, un mix letale per la mia salute fisica e psicologica.

Lui mi faceva visita, ogni tanto. Si informava della mia salute, cercava di parlarmi, ma io ero un guscio vuoto, riempito soltanto dall'odio che provavo nei suoi confronti. Perché sapevo cosa voleva, sapevo che dietro le sue visite c'era un secondo fine: voleva che contribuissi all'uccisione di altra gente. Persone come noi, che non facevano nulla di male, che combattevano per rendere questo mondo migliore.

Distribuivano giustizia, infondevano la pace, con la lotta , certo, ma sempre a scopi puramente altruistici. No, non avrei mai contribuito a quell'abominio. Non gli avrei detto chi mi aveva aiutato a scovare il Clan Scarlino. Che uccidesse me, se voleva. Sarei morta con la coscienza pulita, la mia anima non me avrebbe risentito.

Ma lui... lui sarebbe marcito nei meandri più oscuri dell'inferno, ne ero certa. Ma avevo la sensazione che non mi avrebbe ucciso, non subito. Prima mi avrebbe fatta soffrire, di una sofferenza atroce, insopportabile, talmente acuta che avrei implorato io stessa la morte. Perché nei suoi occhi c'era un odio profondo quando mi guardava. Un odio che nascondeva qualcos'altro, qualcosa che non riuscivo ad identificare.

Un leggero colpo alla porta mi distrasse da quei dolorosi pensieri. Perché bussavano se sarebbero potuti entrare comunque?

Non diedi nemmeno il permesso di entrare, sapevo che tra pochi secondi quella porta si sarebbe aperta . E sapevo chi sarebbe entrato. Ed eccolo lì, a confermare tutti i miei sospetti. Splendido e crudele, un angelo seduttore, troppo bello per essere vero. Ma una fitta allo stomaco mi ricordò che lui era vero, un incubo trasformato in realtà.

Mi raddrizzai, sedendomi sul letto, guardandolo con odio. Lui rimase impassibile, del tutto indifferente al disprezzo che mostravo nei suoi confronti. Il suo sguardo si posò su di me, causandomi una strana vertigine

- Sei pallida- queste parole ebbero il potere di farmi infuriare ulteriormente

- Ti interessa?-

-Si, tu mi servi ancora- il suo sguardo si era spostato verso la finestra, sembrava non volesse guardarmi

- Te l'ho detto- sussurrai - da me non avrai niente-

- Non ne sono così sicuro... -

- Cosa te lo fa pensare?-

Si voltò verso di me, i suoi occhi lampeggiarono nei miei. Distolsi lo sguardo

- Sei fragile, Evans.Basta un niente per distruggerti... -

Mi alzai, improvvisamente colta da una furia cieca.

Mi avvicinai a lui, i miei passi erano cauti, ma io fremevo di impazienza.

Era alto, molto alto. Lo realizzai quando, a poca distanza dal suo corpo, mi resi conto che la mia testa arrivava a mala pena al suo petto. Alzai il viso e lo guardai meglio occhi, in quel momento accesi di un sentimento che non seppi decifrare

- Uccidimi, allora- sussurrai - uccidimi come hai ucciso quel ragazzo -

- Non sai ciò che dici- sbottò, guardandomi con odio.

- Si che lo so- ribattei - come si chiamava quel ragazzo? Perché aveva un nome, vero? E una famiglia, una casa, degli amici, magari era anche innamorato... tu lo hai strappato a tutto questo-

Lui distolse lo sguardo, ma nei suoi occhi vidi una furia cieca, una furia che mai gli avevo visto in volto

- non conta, Evans. Sei una bambina, un'ingenua. Non sai cosa è davvero importante nella vita!-

- Di certo non i soldi, o il potere!- gridai - è l'amore, la passione, il sentimento,ciò che ci spinge ad andare avanti, e tu non provi tutto questo! TU NON SEI DEGNO DI VIVERE!-

E all'improvviso mi ritrovai con le spalle al muro: mi aveva trascinata a forza vicino all'armadio, imprigionandomi tra le sue braccia, guardandomi con astio...

- CIO' CHE CONTA E' SOPRAVVIVERE!- gridò, il suo odore mi dava la nausea - Tu non sai niente. NIENTE! Sei una stupida, un'idiota, ma pagherai per questo, te lo giuro su ciò che ho di più caro al mondo!-

I miei occhi erano fissi nei suoi, che mi attiravano come calamite. Mi strinse i capelli con una mano, lasciandomi una lenta carezza sul viso. Cercai di ritrarmi a quel contatto, ma mi teneva ferma con un braccio. L'unica cosa che potevo fare era voltare la testa da un lato, e non mi lasciai sfuggire quell'occasione: distolsi lo sguardo dal suo e mi misi a fissare insistentemente l'anta dell'armadio.

Sentii il suo viso avvicinarsi al mio, e le sue labbra avvicinarsi al mio orecchio - La pagherai, Evans.Ti farò vivere nell'inferno più oscuro. Ti legherò a me a doppio filo, ti nasconderò nel mio mondo... ti distruggerò. Sarai tu a implorare di morire, te lo garantisco.-

- Mai. Non mi arrenderò mai a te. Combatterò fino alla fine, perché io sono migliore . Ricordatelo, Styles.Tu non sei degno di vivere.-

Con un urlo di rabbia mi sbatté sul letto, ma lo fece quasi con delicatezza, come se avesse paura di perdere il controllo e di farmi realmente del male. Mi saltò addosso, sovrastandomi con il suo corpo, urlandomi tutto l'odio nei miei confronti.

- Ti annienterò, Evans.Fosse l'ultima cosa che faccio, tu ti piegherai al mio volere!-

I suoi occhi bruciavano nei miei, non potevo credere che un essere così immondo potesse avere degli occhi così meravigliosi.

All'improvviso si alzò , facendo attenzione a non farmi male con il suo gesto brusco, e si diresse verso la porta. Prima di uscire si voltò verso di me, incenerendomi con uno sguardo talmente intenso da farmi venire la pelle d'oca

- La mia sarà una lenta tortura. Non ti nuocerò nel corpo, ma nell'anima. Tutto ciò che più odi ti travolgerà, Evans.La mia è una promessa.-

Senza guardarmi, mi voltò le spalle e mi lasciò sola, a tormentarmi con le mie pene. Scoppiai a piangere, ciò che mi aveva detto non contava, ma il fatto di essere sola, imprigionata nel suo squallido mondo, mi fece presagire che le sue erano promesse fondate... mi voleva davvero distruggere.
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Hi everyone!
Scusate il ritardo ,sono stata impegnata con alcune piccole faccende,ma comunque ecco a voi il quinto capitolo,spero vi piaccia!
Da domani posterò ogni giorno!
Se vi va accendete una stellina o lasciate un commento,al prossimo capitolo !
Baci.
~M.

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