Capitolo 13

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Il vuoto mi inghiottiva, i sensi percepivano soltanto il suo caldo abbraccio. Chiusi gli occhi, non riuscivo a sopportare tanta dolcezza.
Dolcezza fasulla, effimera, che non aveva nulla di reale. Illusione.
Mi aveva presa in braccio, guardandomi con uno sguardo tormentato.
I suoi occhi erano come una calamita, non riuscivo a distoglierli da lui.
-Ti porto a casa, non piangere - la sua voce era fredda, dura, ma il tono era incrinato da una piega dolorosa. Mi strinse a sé come se fossi la sua unica certezza, il sole che illuminava i suoi giorni. Appoggiai il capo al suo petto, sentii ancora l'odore ferroso del sangue invadermi le narici. Non potevo fare a meno di guardarmi intorno, e notai, con un brivido di paura, che mi stava portando via dallo squallido motel in cui mi ero rifugiata.
Non piangere. La sua non era una richiesta, ma un ordine. Come se non riuscisse a sopportare le mie lacrime.
Dolore, sconvolgente dolore. Mi invase il corpo, la mente, il cuore.
Non potevo non piangere, non potevo frenare le lacrime che, imperterrite, continuavano a scorrere sul mio viso.
Ero scappata, inutilmente. Mi aveva ritrovata, mi aveva legato di nuovo a sé, intrecciando le nostre vite.
Prigioniera, in un mondo che aborrivo, dove il mio unico desiderio era quello di sparire, eclissarmi nel nulla dell'incoscienza.
Brividi di freddo mi scossero, ero debole. E lui se ne accorse, perché aumentava la sua stretta, quasi soffocandomi.
Mi sentii stordita, totalmente in suo potere. La ferita alla fronte faceva male, sentii il sangue pulsare. La vista era annebbiata, confusa dal profumo del mio aguzzino. Percepii di sfuggita un calore nuovo, come se all'improvviso una ventata di aria calda mi avesse colpita in pieno. Alzai lo sguardo, cauta, e notai di essere in una macchina, stretta tra le braccia di Harry. Non lo avevo mai chiamato per nome, fino a quel momento.
Mi faceva uno strano effetto.
Che mi fossi davvero arresa a lui?
Chiusi gli occhi.
Sentii le sue mani accarezzarmi i capelli, non potei fare a meno di appoggiare il capo sul suo petto.
Ero troppo stanca per lottare, troppo stanca per invocare una libertà che non mi apparteneva più da tempo, ormai.
Mi lasciai semplicemente cullare dalle sue carezze, chiudendo gli occhi e immaginando che fosse una persona a me cara, a toccarmi in quel modo.
Mamma, papà... Rose.
Tutti, ma non lui.
Lui che, senza scrupoli o alcuna pietà, si era impossessato della mia vita, del mio corpo, della mia anima.
Sì, anche dell'anima. Perché l'aveva sporcata, inesorabilmente.
Mi voleva, mi avrebbe avuta.
Sua.
Sua, e di nessun altro.
Improvvisamente mi trovai a singhiozzare, disperata, cercando di allontanarmi da lui.
Non volevo, non potevo soccombere. Ma ero debole, la maschera erancaduta.
Cercai di scostarmi, mentre le lacrime mi annebbiavano gli occhi.
Ma non me lo permetteva, stringendomi di più a se.
Le sue braccia erano più forti di me, non potevo lottare contro di lui.
E allora mi accasciai sul suo petto, annegando in quella disperazione ormai familiare...
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Mi accorsi che eravamo arrivati soltanto grazie alle braccia di Harry che, protettive, mi sollevarono e mi scortarono in casa.
Chiusi gli occhi, non osavo immaginare cosa mi avrebbe fatto.
Rabbia, rancore, amarezza... cosa dovevo affrontare una volta soli?
Mi lasciai avvolgere dal suo profumo, che mi annebbiava i sensi, mi faceva sprofondare in un dolce torpore.
- Siamo a casa - il suo era solo un sussurro, ma la voce era fredda, non mi ha mai parlato in maniera tanto distaccata.
Con lentezza calcolata mi fece scendere sul letto della nostra camera, guardandomi fisso per qualche secondo. Abbassai lo sguardo, non sopportavo la furia che alberga nei suoi occhi.
E lui, inaspettatamente, si chiuse la porta alle spalle ed usci. Guardai la porta, incredula, non era possibile quello che era appena successo. Davvero non mi aveva urlato contro?. Davvero non aveva inveito terribili minacce, con l'unico scopo di terrorizzarmi?
Ma d'altronde, che bisogno ci sarebbe? Non era già una punizione sufficiente, la mia? Rinchiusa in questa casa, prigioniera in un mondo estraneo, incomprensibile, per me, costretta a sposare un uomo che detesto con ogni fibra del mio essere...
Sì, i miei peccati erano stati sufficientemente scontati.
E all'improvviso le lacrime premettero di nuovo per uscire, mentre mi accasciai sul letto, tramortita.
I singhiozzi mi scossero il petto, sembra che il mio cuore stava per scoppiare da un momento all'altro. Mi toccai la fronte, notai che era ancora bagnata... sangue, il mio sangue.
In quel momento sentii la porta aprirsi, e sussultai, spaventata. Mi voltai, e vedi Edward, con in mano un pezzo di stoffa. I suoi occhi si soffermarono sulla mia fronte, poi, con esasperante lentezza, si spostarono sulle lacrime che mi imperlarono il volto.
Il suo volto era vuoto, senza espressione. Soltanto gli occhi tradivano la rabbia che provava dentro.
Si avvicinò, e io mi ritrassi da quel contatto intenzionale. Ma non colse la mia paura, il panico che, lentamente, prendeva possesso del mio volto. Mi prese di nuovo tra le braccia, ignorando i miei gemiti soffocati. Mi portò in bagno, la sua presa era delicata, non mi aveva mai toccata in quel modo.
Con minuziosa attenzione, come se fossi un oggetto fragilissimo, mi appoggiò su una sedia,aiutandomi a sedere.
Si chinò su di me, incatenando i nostri occhi, in una lenta danza celestiale.
Smeraldo e mogano si mescolavano, creando un connubio divino, reso speciale dal contrasto di tonalità.
Appoggiai la fronte alla mia, mentre le sue mani strinsero convulsivamente i miei polsi.
- Non hai idea di cosa ho passato in queste ore... - la voce era roca, spezzata, il suo alito caldo mi invase le narici, stordendomi.
Sollevai una mano con violenza, sembrava volesse colpirmi.
Chiusi gli occhi, aspettando di sentire il tanto temuto dolore, che non arrivava.
Perché le sue dita si erano chiuse a coppa sui miei capelli, costringendomi ad avvicinare maggiormente i nostri nasi, che in quel momento quasi si sfioravano.Il verde del suo sguardo mi trafisse... i suoi occhi erano lucidi...
- Il pensiero che ti fosse successo qualcosa...- tacque all'improvviso, ma avvertii lo stesso il suo tono incrinarsi, e la voce cedere.
La carezza si fece più violenta, in quel momento avevo la sensazione che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto schiacciarmi il cranio tra le mani.
Lentamente, le sue mani si abbassarono, e presero a slacciare un bottone della mia camicetta.
Un altro, e un altro ancora, finché mi ritrovai in reggiseno, davanti a lui.
Immobile, non avevo il coraggio di oppormi, perché sapevo che quel gesto avrebbe portato a conseguenze estreme.
Inevitabilmente, le sue mani scesero sulle mie gambe, ghermendole, accarezzandole, finché le grandi dita non arrivarono al bottone dei jeans , e lo slacciarono.
Ed era con lentezza che si adoperò a sfilarmi anche quell'indumento, lasciandomi nuda, con indosso soltanto l'intimo, in balia dei suoi occhi famelici.
Ma non fu ciò che mi aspettavo, le sue labbra non sono sulle mie, le sue mani non invasero il mio corpo.
Semplicemente mi sollevò, trascinandomi nella grande doccia del mio bagno personale.
Mi fece sedere nella vasca,e si inginocchiò davanti a me, completamente vestito. Aprì l'acqua, e iniziò a bagnarmi, insaponandomi con una spugna, pulendo la ferita alla fronte.
Gesti percepiti con una delicatezza tale da lasciarmi basita, la mente invasa da mille domande.
Mi insaponò i capelli e li risciacqua, in un gesto quasi materno.
Quando lasciò un casto bacio sulla mia fronte, aprii gli occhi di scatto, incontrando due pozzi verdi carichi di disperazione.
E ciò che successe in quel momento mi fece capire che ero completamente impazzita. Perché le nostre labbra si avvicinarono, e si incontrarono, iniziando una lenta danza sensuale. Sentii il suo sapore, la sua lingua a contatto con la mia, mentre le sue mani presero a circondarmi il viso.
E il bacio diventò famelico, passionale, mentre i nostri respiri si mischiarono al vapore della doccia. Un gemito mi sfuggì dalle labbra, quando sentii le sue dita sfiorarmi il collo, per poi scendere al seno e stringerlo con forza. E tutto si fece confuso, mentre con frenesia gli sbottonai la camicia, completamente zuppa, e la gettai fuori dalla vasca.
La stessa sorte toccò ai suoi pantaloni, mentre il calore che percepivo dentro si accentuò, e risalì al basso ventre, per poi propagarsi allo stomaco e alle gambe.
- Ti voglio, Shay- il suo era un gemito, mentre con avidità lambì con la bocca ogni parte del mio corpo.
Inarcai la schiena quando sentii la sua lingua sfiorare la mia intimità, e non potei fare a meno di bagnarmi ancora di più.
All'improvviso riprese a baciarmi, un bacio aggressivo, disperato, rabbiosi.
Ed è lì che la dolcezza svanì dai suoi gesti mentre io, sbalordita, lo sentii affondare dentro di me senza alcun preavviso, senza nemmeno chiedere il mio permesso. Gridai dal dolore, percependo il suo membro spingere dentro di me con forza, brutalità, foga animale. La rabbia aveva sostituito la sua precedente delicatezza, mentre con prepotenza mi immobilizzai, e le lacrime mi annebbiarono lo sguardo . Il dolore si propagava nel ventre, nelle gambe, non ne potevo più. Dovevo farlo smettere...
- HARRY!- il mio era un grido disperato, nessun uomo mi aveva mai presa in quel modo. Cercai di scansarlo, appoggiai le mani al suo petto, ma lui le immobilizzo', portandomele sopra il capo, ignorando i miei gridi di dolore. Ed era con maggior forza che le spinte si fecero più veloci, profonde, ma non meno dolorose.
E la mia anima si frantumò in mille pezzi quando, con un gemito soddisfatto, Harry raggiunse l'apice del piacere, accasciandosi su di me. Piangevo, piangevo come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, ma lui sembra non curarsene.

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Note Autrice.
Hi Everyone!

Sorpresa!!!
Un'altro capitolo per voi, ho ripreso seriamente questa storia!
Spero di avervi rese felici.
Anyway, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento, come tutti i precedenti.

Se vi è piaciuto lasciate  una stellina o semplicemente un commento, mi piacerebbe leggere un vostro parere riguardante la storia, come vi chiedo sempre.
See you soon, girls!
-M.

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