Capitolo 2

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Quel fottuto bastardo mi venne incontro, sogghignando malefico. Per tutto il tragitto tenne lo sguardo fisso sul mio viso, facendomi rabbrividire.

- Jake - disse - me ne occupo io... SAI che NON tollero che si tocchino le donne!-

Il ragazzone moro annuì, chinando la testa colpevole. Tuttavia, prima che la sua testa si abbassasse in segno di sottomissione, lo vidi lanciarmi uno sguardo a dir poco malizioso.

Ritornai ad osservare Styles e notai che mi stava fissando, con un sorrisetto sarcastico appena trattenuto.

- Questa- disse, prendendomi di mano la macchina fotografica - la dai a me...- Con un gesto fulmineo la scaraventò a terra, rompendola. I miei occhi fremettero di rabbia alla vista della mia Canon c30 nuova di zecca sfracellata sull'asfalto.

- E adesso vieni con noi - disse, prendendomi il polso e trascinandomi verso la sua macchina.

Nonostante sapessi che era inutile, nonostante fossi conscia che la mia vita, di li a poco, sarebbe finita, decisi di ribellarmi.

- Fottuto bastardo, lasciami!!- gridai, sperando che qualcuno riuscisse a sentirmi. Mi guardai attorno e vidi che c'erano molte persone vicino alla porta del comune, quasi tutte vestite in giacca e cravatta.... erano tutti impiegati. E nonostante il mio urlo disumano, nessuno si girò verso di me. Tenevano lo sguardo basso e colpevole, e in quel momento mi resi conto di quanto il mondo facesse schifo... l'omertà, uno dei peggiori mali del mondo. La piaga dell'umanità, il prodotto dell'ignoranza, il risultato del benessere di pochi e della sofferenza di molti. Il silenzio, la paura di dire la verità, di sperare in un mondo migliore, fatto di certezze, di speranze... il silenzio uccideva tutto questo. Avevo lottato per anni a favore del libero arbitrio, della possibilità di godere dei propri diritti, avevo condiviso sogni, utopie, con tutti coloro che mi circondavano, sperando che avrei potuto, un giorno, contribuire alla nascita di un mondo migliore. Ed ora eccomi qua, una morta che cammina, vittima della paura della gente e della malvagità dell'esser umano... Era tutto finito. Spazientito dai miei urli, il mio aguzzino mi tappò la bocca con una sua mano e mi prese in braccio, dirigendosi a passi veloci verso la lussuosa macchina posteggiata di fronte a noi. Mi fece entrare con gentilezza, e si sedette al mio fianco.

Ero rossa di rabbia, e lacrime di puro terrore si affacciavano ai miei occhi.

Lui mi guardò, accigliato, e aprì frigo bar situato alla sua destra. Prese un bicchiere e lo riempì d'acqua, porgendomelo.

- Calmati e bevi un po' d'acqua- sbottò

Decisi di accontentarlo, dovevo calmarmi, dovevo riprendere lucidità........i suoi modi cortesi mi facevano sperare che mi lasciasse andare, che si pentisse delle atrocità da lui commesse....

"Nessuna passione priva la mente della sua capacità d'agire, quanto la paura"

Chiunque avesse pronunciato queste sagge parole, aveva la mia completa approvazione, in quel momento. Perciò decisi di fare appello alla mia razionalità, cercando di calmarmi.

L'auto partì sgommando, e per tutto il viaggio nessuno di noi fiatò. Sentivo il suo sguardo addosso, e questo mi innervosiva. Uno, due, tre minuti... Basta! La voleva smettere di fissarmi in quel modo?

Mi girai verso il diretto interessato, osservando il suo viso con disgusto misto a riverenza: era dannatamente bello, questo non lo potevo negare.

Gli occhi verdi, magnetici come una calamita, gli zigomi pronunciati, la fronte ampia, il naso dritto e regolare... ma i miei principi, i miei sani principi, mi ricordarono che lui era uno schifoso criminale, che aveva ucciso, nel corso della sua vita, chissà quante persone... Lui, notando il mio sguardo disgustato, scoppiò in una risata di scherno.

Take me into your loving arms.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora