Il mio sguardo era fisso sul piatto davanti a me, mentre con esasperante lentezza consumavo la mia porzione di Quiche Lorraine. Era tutto troppo raffinato, per me, soprattutto il cibo che il cuoco aveva così diligentemente preparato. Sorrisi al pensiero di me che mangiavo un hamburger surgelato sul divano di casa mia, e sospirai, malinconica: era bello pensare al passato, a ciò che era stata la mia vita, ma anche doloroso. Per distogliermi dai pensieri bevvi un sorso di Dolcetto, un vino tipico Italiano, dal sapore forte e deciso, ma dal gusto delicato, completamente diverso dal vino che ero solita bere.Il silenzio era opprimente, gravitava di una tensione quasi insopportabile, e iniziavo a chiedermi quanto tempo potesse ancora durare questa farsa. Harry non mi rivolgeva la parola, a stento mi guardava, e quando doveva parlarmi lo faceva con un tono talmente brusco da farmi sussultare. Era quasi passata una settimana dal giorno in cui avevamo discusso, ma continuavo ad avere la sensazione che fosse ancora arrabbiato con me. Passava tutto il giorno fuori casa, rientrando soltanto all'ora di cena, occasione in cui non faceva il benché minimo sforzo di instaurare una conversazione.La mattina usciva sempre prestissimo, e non lo vedevo fino a sera. Nel frattempo la mia mente rischiava di impazzire, oppressa dalla soffocante solitudine in cui vivevo. Ogni giorno, il mio umore diventava sempre più altalenante, e i periodi di sconforto avevano la meglio sulle mie giornate. Passavo pomeriggi interi a piangere, rannicchiata sul letto, senza nessuno che mi desse conforto, senza una persona cara a cui affidarmi. E la notte faticavo a prender sonno, perché vivevo costantemente nel passato, tormentata dai ricordi, da tutti i rimpianti e il peso degli errori commessi in passato.Il mio viso, giorno dopo giorno, era sempre più stanco, tirato, e le occhiaie violacee sotto agli occhi non contribuivano a migliorare il mio aspetto. Quando mi guardavo allo specchio, cosa che capitava raramente, vedevo una sconosciuta, che non aveva niente a che fare con me. La mia vecchia vita mi mancava da impazzire, e spesso mi sentivo quasi soffocare dall'ansia, al pensiero di mio padre, o dei miei amici, che vivevano in un mondo a cui io non sarei più appartenuta. Chissà se mi avevano cercato, in questi mesi, o se avevano sentito la mia mancanza...- Shay... - la voce fredda di Harry mi riscosse dai pensieri.Alzai lo sguardo, sbalordita dal fatto che si stesse rivolgendo proprio a me.I nostri occhi si incontrarono, e dopo più di un mese mi ritrovai ad annegare in quegli occhi profondi, espressivi, quasi ipnotici.Non disse nulla, si limitò a fissarmi, perso in una contemplazione quasi estasiata. Rimasi incatenata a quello sguardo deciso, terribilmente serio, quasi sofferente, finché iniziò a mancarmi l'aria, mentre il respiro mi si arrestava del tutto.Mi ritrovai a sbattere velocemente le palpebre, distogliendo lo sguardo, e la magia che si era venuta a creare tra noi si spezzò. Lo sentii sospirare, dopodiché prese un respiro profondo.- Questa sera avremo ospiti... - - Ospiti?- lo interruppi sospettosa, guardandolo intensamente.I suoi occhi si illuminarono per pochi secondi, come se il mio sguardo lo avesse mandato in confusione, ma il bagliore che colsi si spense subito.- Sì- sospirò - verranno dei miei colleghi di...lavoro, e gradirei che partecipassi anche tu... - nonostante me lo avesse chiesto con gentilezza, colsi la minaccia nel suo tono, segno che non avrei potuto oppormi o astenermi alla serata. Strinsi la mascella, e mi alzai di scatto, indignata, inchiodandolo con uno sguardo risentito- e io dovrei stare in compagnia di assassini?- ringhiai, e vidi il suo sguardo incupirsi. La rabbia si impadronì del suo viso, mentre con un movimento aggraziato si alzava anche lui, fulminandomi con lo sguardo. - Ricorda che ne hai sposato uno- sbottò adirato, e io risi. Risi, ma la mia fu una risata isterica, sarcastica e folle.- Parli come se lo avessi fatto di mia spontanea volontà- dissi ironica, per poi voltarmi e dirigermi verso le scale - non parteciperò- affermai convinta, non curandomi della sua reazione. Feci per salire le scale, ma un suo braccio mi bloccò, e mi ritrovai con le sue mani sulle spalle, e il suo viso più vicino di quanto volessi.Me lo aspettavo, ma non potei fare a meno di lanciargli uno sguardo di sfida, mentre le sue mani iniziarono a stringere le mie spalle con troppa veemenza. - Ci sarai, Shay- disse serio, prendendomi un polso e stringendolo con forza.
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Take me into your loving arms.
Fanfic«Loro due erano troppo strani per amarsi. Erano l'opposto. Il caldo e il freddo,la gioia e la rabbia, l'amore e l'odio, il bene e il male, la notte e il giorno. Erano cosi diversi,ma nello stesso tempo cosi uguali. Erano troppo per amarsi e troppo p...