Capitolo 21

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La luce del sole mi ferì gli occhi, mentre con uno sbadiglio mi preparavo ad affrontare una nuova giornata. Sentivo uno strano calore propagarsi per tutto il corpo, e sapevo anche chi ne era il responsabile. Aprii gli occhi con cautela, incontrando uno sguardo limpido, quasi felice. Non parlò, semplicemente si limitò a fissare il mio viso con un'espressione smarrita, sembrava quasi in estasi. Non lo salutai nemmeno, mi fiondai direttamente tra le sue braccia, nascondendo il viso nel suo petto, e assaporando appieno il suo profumo. Lui si irrigidì per qualche secondo - probabilmente era sorpreso dal mio gesto- ma poi mi abbracciò, e iniziò ad accarezzarmi i capelli. Sapevo che stavo sbagliando, la mia coscienza mi diceva di fuggire il prima possibile da lì, ma c'era qualcosa che mi bloccava. Forse la paura di essere abbandonata, o il semplice desiderio di protezione che ieri mi aveva sconvolta, spingendomi a donare il mio corpo all'uomo che tanto avevo dichiarato di odiare. Non lo amo, questo è certo, ma sento qualcosa nascere dentro di me, un calore che offusca il mio raziocinio e mi spinge a richiedere il suo affetto, la sua protezione. E fa paura, perché il pensiero di affezionarmi a lui significherebbe legarmi ad un mondo che aborrisco con tutta me stessa. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, mi sentivo debole, dannatamente debole, e la sua presenza mi faceva sentire ancora più insicura di me stessa. Mi baciò i capelli, prendendomi il mento con una mano e costringendomi ad incrociare il suo sguardo. - Stai bene?- chiese, e la sua voce era seria, preoccupata. La stessa preoccupazione che avevo percepito ieri, mentre singhiozzavo sul suo petto. Annuii, gli occhi lucidi, che si specchiarono nei suoi. Avvicinò i nostri visi, e io trattenni il fiato, ma non mi sottrassi a quella vicinanza. Le nostre bocche si sfiorarono dolci, senza malizia. Nei suoi gesti percepivo affetto, premura, ma avevo paura che fosse il misero frutto della mia immaginazione. Il suo dolce profumo mi invase le narici, stordendomi, compromettendo il mio già precario autocontrollo. Senza preavviso mi misi cavalcioni su di lui, beandomi del contatto tra i nostri corpi, e approfondendo il bacio.Le nostre lingue giocavano, si intrecciavano, in un tocca e fuga eccitante, ipnotico. Ma presto ci stancammo del nostro debole intercedere, e il bacio si trasformò in qualcosa di passionale, irruento. Harry mi sollevò, afferrandomi per la vita e posizionandosi sopra di me.All'improvviso mi bloccai. Qualcosa, nel suo sguardo, era cambiato. Non era più offuscato dalla passione, dal desiderio di godere del mio corpo. Il verde dei suoi occhi risaltava, abbagliante, e in essi scorgevo una dolcezza infinita, irreale. Il suo viso si avvicinò lentamente al mio, ma sta volta era diverso: era incerto, indeciso, come le sue labbra, quando si posarono sulle mie.Quel contatto mi fece scoppiare il petto, mentre l'inferno divampava nel mio animo.Le nostre labbra si muovevano in sincrono, mentre le sue mani accarezzavano il mio viso, i capelli, la fronte. Restammo in quella posizione per ore, cullati dal dolce torpore delle coperte, occhi negli occhi, a baciarci e a esplorare quelle sensazioni sconosciute a cui non sapevo ancora dare un nome. Sentivo il corpo di Harry aderire al mio, il suo caldo abbraccio infondermi quell'affetto di cui in quel periodo avevo tanto bisogno. All'improvviso ci staccammo, senza perdere il contatto visivo, e riprendemmo fiato. Lui si sdraiò accanto a me, afferrandomi e costringendomi a seppellire di nuovo il viso nel suo petto. Le sue mani delicate mi accarezzavano i capelli, e la sua voce, quando parlò, mi giunse ovattata, ma incredibilmente chiara. -Non sai quanto abbia aspettato questo momento- sussurrò, il tono incrinato. Alzai lo sguardo e osservai i suoi occhi: erano felici, ma scorgevo una punta di dolore in essi.- Cosa intendi?- domandai, appoggiando il capo su un gomito. Mi accarezzò una guancia - ho desiderato a lungo che tu mi accettassi, che mi dimostrassi, anche solo con un gesto, che non ti faccio così ribrezzo... -- Non sei tu che mi fai ribrezzo, ma la tua natura- rimarcai, e mi sembrò di avere un Deja-vu: quella conversazione l'avevamo già avuta poco tempo fa. Sospirò - io non posso cambiare, Shay-- Potresti provarci... - sussurrai, guardandolo negli occhiSorrise debolmente - non sai cosa dici... -- Si che lo so!- alzai la voce, per poi riabbassarla subito dopo - io... Harry, prova a pensare a come sarebbe la nostra vita se tu non fossi costretto a fare un lavoro del genere... potremmo essere felici e... - -Mi ameresti se non fossi ciò che sono? - chiese a bruciapelo, e io, senza nemmeno riflettere, annuii. - Si, Harry- enfatizzai il suo nome, per sottolineare il fatto che, finalmente, dopo mesi di alti e bassi io e lui stavamo instaurando una conversazione civile, con pari diritti e dignità. Le persone civili si chiamano per nome...- Io ti amerei, perché saprei che il mio amore per te sarebbe giusto. Amerei tutto di te, ogni minimo particolare, perché saprei di poter vivere con la coscienza pulita. Io... -Mi guardò, e il suo sguardo mi fece morire la voce in gola: sembrava tormentato, i suoi occhi esprimevano una tale disperazione che mi fece mancare la voce all'improvviso.- Shay- sussurrò - io... non posso. Mi dispiace, ma non puoi capire. Un giorno, forse, ti racconterò tutto... -Gemetti, all'improvviso mi aveva immobilizzato i polsi, avvicinandomi bruscamente a sé e baciandomi con irruenza sulle labbra. Ricambiai il bacio, confusa, e dopo pochi minuti si staccò, guardandomi negli occhi. -Sei mia, Shay- sussurrò, e rabbrividii per l'intensità del suo sguardo e delle sue parole. Non risposi, anche se dentro di me ribollivo dalla rabbia repressa: io non ero un oggetto, e non appartenevo a nessuno. Ma sapevo che le parole non sarebbero servite, perciò mi limitai a tacere, lasciandomi andare a quelle carezze proibite. All'improvviso mi venne un idea, e mi staccai da lui, fissandolo intensamente negli occhi.- Harry- sussurrai - che fine ha fatto Richard?-Lui distolse lo sguardo - sta pagando per ciò che ha fatto- sbottò, e lo vidi stringere le mani a pugno. Impallidii, non volevo avere un altra vita sulla coscienza. Anche se lui mi aveva fatto del male, anche se era uno schifoso assassino, anche se il mondo sarebbe stato di certo meglio senza elementi come lui, chi ero io per decidere quale debba essere il suo destino?- Non ucciderlo- pigolai, e vidi i suoi occhi, che all'improvviso ritornarono nei miei, stringersi a fessura. -Cosa hai detto?- chiese, sbalordito, guardandomi come se mi vedesse per la prima volta. Mi misi seduta sul letto, continuando a tenere il mio sguardo supplichevole incatenato al suo. - Harry - sussurrai, prendendo le sue mani tra le mie - non fargli del male... ti prego!!! -Mi fissò per un attimo, intensamente, e poi scoppiò a ridere.Ma fu una risata sarcastica e cattiva, che mi ricordava l'Harry che avevo conosciuto in quei mesi. - Fammi capire bene- il suo tono poteva sembrare ironico, ma io sentivo la rabbia celata nella voce - quell'uomo ti ha picchiata, ti ha insultata, umiliata e quasi violentata, e tu non vuoi che io lo uccida?- mi guardava come se fossi una pazza, e io mi stizzii. Lasciai le sue mani e feci per allontanarmi, ma lui non me lo permise, imprigionandomi un polso in una stretta ferrea. Lo guardai ancora una volta, furente.- non capirai mai, Harry- sbottai, alzando la voce - è inutile parlare con te!!-- è in questo che tu sbagli. Io sono disposto ad ascoltarti, ma non puoi chiedermi delle simili assurdità!!-sbraitò, strattonandomi leggermente.Diventai rossa dalla rabbia, non mi piaceva quando si comportava così.- Ti sembrano assurdità queste?- affermai, guardandolo torva - la vita di un uomo è nelle tue mani, dovresti essere orgoglioso di poter decidere, con un semplice gesto, di lasciarlo vivere. Il perdono è un sentimento umano, Harry, fa parte della solidarietà, della coscienza che tu hai così facilmente dimenticato!- gli occhi mi luccicarono di rabbia, ma continuai imperterrita la mia filippica -credi davvero che tutto ti sia dovuto? Prima o poi tutti paghiamo per i nostri peccati, e anche a te toccherà ammettere le tue colpe. Non credi... -All'improvviso mi bloccai, poiché le sue labbra erano di nuovo sulle mie, le sue mani sul mio corpo. Ricambiai passivamente il bacio, e quando si staccò eravamo entrambi senza fiato. Appoggiò la sua fronte alla mia, ansimando e annaspando aria.Mi fissò negli occhi, incantandomi con uno sguardo intenso, limpido, sincero.- Adoro quando ti arrabbi- sussurrò, e io sbuffai. Mi baciò i capelli, e poi mi prese il viso tra le mani, guardandomi intensamente.- Sei bellissima- disse, e io gli presi le mani, staccandomi leggermente da lui.- Salvalo, Harry - supplicai - risparmiagli la vita...fallo per noi, per me- alzai lo sguardo, i miei occhi erano lucidi. Restammo a fissarci per quelle che a me parvero ore, ma infine, nel suo sguardo vidi una scintilla che mi fece sperare che accogliesse la mia richiesta. Mi prese le mani, ancora intrecciate alle sue, e le baciò, chiudendo per un attimo gli occhi.- Va bene - sussurrò, ma scorsi una nota incerta nel suo tono. - Davvero lo farai?- chiesi, speranzosa, e lui aprì gli occhi, lanciandomi un occhiata penetrante. - Si- affermò, per poi avvicinarsi e baciarmi all'angolo della bocca - lo farò, ma so già che prima o poi me ne pentirò... - - Non succederà - sussurrai, appoggiando il capo sul suo petto e lasciandomi avvolgere dalle sue braccia.- Voglio farti felice, Shay- affermò al mio orecchio, e io chiusi gli occhi. Strinsi con più forza la sua mano, accoccolandomi si di lui. -  Adesso lo sono- sussurrai, e in quel momento non stavo mentendo. Harry aveva dimostrato di poter provare pietà per qualcuno, mi aveva salvata, si era preso cura di me, e aveva acconsentito a non uccidere quell'uomo. In quel momento ero davvero felice. -

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