Capitolo 15

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Pov Shay

Mi osservai allo specchio, che restituiva l'immagine di una donna splendida, nella quale non mi riconoscevo. Quella non ero io. Io ero la ragazza che amava indossare magliette informali abbinate a un paio di Shorts, che si distingueva tra la folla sfoggiando orgogliosa lo stemma di Che Guevara, stampato a caratteri cubitali su molti dei miei indumenti.
E adesso, osservarmi in abito da sposa, mi faceva un certo effetto.
L'organza fasciava il mio esile corpo come una seconda pelle, per poi allargarsi in un ampia gonna, ornata con uno strascico sontuoso. Il candore dell'abito si sposava alla perfezione con la mia pelle diafana, per poi contrastare con i capelli scuri, quasi neri, acconciati in morbidi boccoli, che ricadevano liberi fino alla vita. Sbuffai: avrei tanto voluto legarli, acconciarli diversamente, ma no: la cameriera, che mi aveva presa in antipatia, aveva insistito per lasciarli sciolti.
Mi sfiorai il viso, curiosa, toccandomi come per avere la certezza che fosse tutto reale, e non un incubo scaturito dal mio subconscio.
Avrei tanto voluto che fosse soltanto un incubo...
Purtroppo , però, dovevo accettare la realtà, e cercare di conviverci nel migliore dei modo: tra poche ore sarei diventata la signora Styles, volente o nolente.
Mi voltai, quando sentii la porta della mia stanza aprirsi.
Appena vidi l'intruso corrugai la fronte, lanciandogli un occhiata carica di disprezzo.
Harry mi guardava, i suoi occhi risplendevano di una luce nuova, sembrava in estasi. Non staccava gli occhi dalla mia figura, e, involontariamente, mi ritrovai ad arrossire, e gli occhi mi divennero lucidi dall'imbarazzo.
Lui sembrava senza parole, non lo avevo mai visto guardarmi in quel modo.
Quando incontrò il mio sguardo, i suoi occhi luccicarono, mentre lentamente si avvicinava a me. Tacqui, non avevo la forza di parlare, il suo sguardo aveva la capacità di immobilizzarmi, facendomi perdere la percezione della realtà.
A pochi centimetri dal mio volto, allungò una mano per accarezzarmi una guancia, ma io mi scostai a quel contatto: il ricordo di quella notte, della sua forza, della sua brutalità, mi colpì come uno schiaffo, non appena sentii il suo odore.
Lo sentii sospirare - sei... - non terminò la frase, si limitò a guardarmi negli occhi, incatenando i nostri sguardi , pieni di emozioni contrastanti.
- Perché sei qui?- il mio fu a malapena un sussurro, ma lui mi sentì, perché aggrottò la fronte e rispose, piccato -volevo vederti - ammise
Gli voltai le spalle e mi avvicinai alla finestra, appoggiandomi alla balaustra in vetro spagnolo. Non volevo stargli vicino, ogni volta che lo vedevo mi sentivo male.
- Cosa vuoi, Harry?- sospirai, chiamarlo per nome mi costava un grande sforzo - Vuoi deridermi? E' per questo che sei venuto? O per sbattermi in faccia la tua vittoria? Non ti sei già preso abbastanza? -
Sentii chiaramente i suoi passi avvicinarsi, e le sue mani stringersi a me. Mi abbracciò in vita, posando il capo nell'incavo nel mio collo, mentre io lottavo con me stessa per cercare di rimanere immobile e non scansarmi, facendolo infuriare ulteriormente.
-Niente di tutto ciò- alitò sul mio collo - volevo solo darti una cosa... -
Mi voltai di scatto, e quasi non svenni per l'emozione: i nostri visi erano vicini, troppo vicini. Perciò mi scansai, ponendo una sottile distanza tra i nostri corpi.
Era una situazione pericolosa, me ne rendevo conto.
- Non voglio niente da te!- sbottai, e vidi i suoi occhi stringersi, e la rabbia contagiare i suoi lineamenti.
Si avvicinò a me, il volto teso e cupo. Mi prese per un polso, attirandomi a sé, facendo scontrare i nostri corpi. Mi ritrovai con il capo all'altezza del suo petto, e alzai lo sguardo per guardarlo in viso, scontrandomi di nuovo con quegli occhi carichi di rabbia, rancore e delusione.
- Perché fai così?- sbottò
- Così come?-
- Mi sfuggi, mi respingi, mi disprezzi-
- Non respingo te, ma la tua natura...-
- Non ti capisco..- ammise, la voce era alterata.
Lo guardai , allontanandomi di nuovo.
Alzai le braccia al cielo, esasperata.
-Harry, sono io che non capisco te! Mi odi , mi disprezzi, ma vuoi a tutti i costi sposarmi! E' una farsa, Harry, una finzione! Stai facendo un grave errore, e non te ne rendi nemmeno conto...il matrimonio è una cosa seria!- non mi ero nemmeno resa conto di aver alzato la voce, finché lui, con un 'occhiata gelida, replicò.
- So benissimo che è una falsa, Evans, non c'è bisogno che tu me lo ripeta. Ma ti avevo avvisata: io non perdono.-
- A che scopo tutto ciò?- chiesi disperata, avevo bisogno di risposte
I suoi occhi erano freddi, mentre mi rispose, con rudezza - non ti devo spiegazioni-
- Che significa?- gridai, esasperata, con le lacrime agli occhi - è su questo che si basa un rapporto, secondo te? Su bugie, sotterfugi? Non capisci che ti stai rovinando la vita? Io...-
La sua risata mi interruppe: lo guardai, non riuscivo a spiegarmi il motivo della sua improvvisa ilarità
- Rapporto?- disse, acido e sarcastico - Un rapporto? Il nostro non è un rapporto, Evans! Abbiamo lottato entrambi, ed io ho vinto... è per questo che sei mia. Sei una sciocca, cosa pensi? Che io sia innamorato di te?-
Lo sguardo che mi rivolse, pieno di cattiveria, quasi mi fece cadere a terra dalla rabbia.
- Non volevo dire questo- ammisi, apparentemente calma - ma sarò comunque tua moglie -
Lui si avvicinò di nuovo a me, sovrastandomi con la sua altezza, avvicinando le labbra al mio orecchio.
- E cosa ti aspetti, Shay? Che io ti porti rispetto solo perché sei mia moglie? Che ti guadagnerai la mia stima? Sei un illusa, una povera sciocca, se pensi questo. Non cambierà nulla, tu sarai sempre la vittima, e io il carnefice...-
I suoi occhi bruciavano nei miei, in quel momento pieni di lacrime. Era quello che mi aspettava? Una vita piena di dolore e soprusi, vittima di un uomo del genere?
- Sei solo un bastardo, Styles - soffiai, con la voce spezzata
Lui sorrise, era tornato lo stronzo di sempre - L'importante è che tu te ne sia resa conto, Evans - sussurrò, prima di voltarsi e dirigersi verso la porta.
- Tu oggi mi sposerai- furono le ultime parole che disse, prima di lasciarmi sola, immersa in un oceano di rabbia e dolore.


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