꧁Cap 2 - Il labirinto di rose꧂

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La luna era alta quella sera, tonda e luminosa, come se fosse un gioiello appuntato su un tessuto nero come la pece con milioni di piccoli diamanti a fargli da contorno.
Jim passeggiò nel labirinto fatto di cespugli di rose accarezzandole con noncuranza, con un tocco leggero, delicato, sfiorandole appena.
Il ragazzo non era solito farsi vedere a tali feste, non erano di suo gradimento trovandole dopo pochi minuti, noiose e superflue.
Camminò fino a trovare una panchina a due posti, dove decise di sedersi, mentre si rigirava il proiettile tra le dita, osservandone le incisioni, e le scanalature.
Portando ogni tanto il viso a incontrare il volto pallido della luna che risplendeva sopra di lui, chiuse lentamente gli occhi. varie immagini arrivarono vivide nella sua mente.
Tutto era cominciato quando Jim fu portato alla residenza della famiglia Park. All'inizio il giovane non ne voleva sapere, era giovane, impaurito, e aveva il timore che per la famiglia lui sarebbe stato sempre e solo il bastardo o la pecora nera. Sua madre Naya era la sorella del visconte, una donna dal portamento elegante, profondi occhi castani e lunghi capelli neri, era il fiore all'occhiello dell'intera famiglia. Avevano grandi progetti per lei.
Ma con disappunto dei Park si innamorò di un uomo qualunque, un uomo senza titolo, un nessuno.
E da quell'unione mal vista nacque lui, il figlio bastardo. Quando sua madre morì per malattia Jim aveva solamente otto anni, ma aveva già capito come andava il mondo. Se eri povero, senza titolo, ti aspettava una vita fatta di lavoro, pestaggi, violenze e se per caso riuscivi ad arrivare alla maggiore età l'unica occasione per sfuggire a tali atrocità era arruolarti per commettere atrocità peggiori.
Dopo la morte delle giovane madre, suo padre aveva iniziato a bere, passava giorni e notti nei peggiori locali della città, dove beveva, giocava, faceva a botte. Passò così i suoi anni fino al compimento dei dodici.
Poi un giorno, un giorno che per Jim sembrava un giorno come tanti, al suo rientro dalla bottega dove lavorava come fabbro lo attendeva davanti alla sua piccola casa un uomo. Lo aveva osservato da lontano prima di avere il coraggio di avvicinarsi. Accanto a lui scorse un giovane vestito di tutto punto, con due occhi vivaci e un particolare sorriso quadrato.
Quando Jim si era finalmente avvicinato alla sua dimora, gli era stato riferito da un valletto che l'uomo di fronte a lui era suo zio, fratello di sua madre e che da quel momento in avanti avrebbero vissuto insieme.
Il giovane all'iniziò si rifiutò, temendo che lo avrebbero adottato come scusa per fargli fare i lavori peggiori se non peggio.
Ma il visconte con l'aiuto del giovane accanto a lui riuscì a convincerlo a dargli un mese per fargli cambiare idea. Jim aveva osservato i due uomini di fronte a se, aveva osservato il viso del visconte, i suoi occhi cosi simili a quelli di sua madre, e aveva osservato il giovane con quel particolare sorriso che gli trasmetteva calma, e con profonda indecisione decise di accettare.
Gli anni che ne susseguirono furono incorniciati da calore, amore, e gentilezza. Ma nonostante tutto, Jim si sentiva sempre un reietto, un nessuno.
E la sua sensazione aumentò quando i suoi cugini gli fecero conoscere le loro vicine e amiche.
Lì in quel giorno di mezza estate, dove il sole picchiava aveva conosciuto colei che con uno sguardo gli aveva rapito il cuore.
Quella sera Jim era stato il primo a entrare nella villa di lady Hilton, svicolando tra la folla fino alla sala centrale, cercandola.
Lo aveva sempre fatto, fin dalla prima volta che l'aveva conosciuta, quel mostriciattolo sgraziato, con lunghi capelli scuri e due occhi allegri color del miele, ne era rimasto affascinato. Così incantato da renderlo insicuro ogni volta che si trovava accanto a lei, tanto da perdere l'uso della parola.
L'aveva vista crescere e lui con lei, ma il loro rapporto era sempre rimasto come la prima volta che Asena aveva avuto l'ardire di parlargli, il giovane non si sarebbe mai aspettato che la ragazza che al tempo aveva solo sedici anni si sarebbe finalmente decisa a rivolgergli la parola permettendo a lui che era ormai quasi un uomo di intavolare finalmente una conversazione.
Ma per suo profondo rammarico, appena la giovane gli si avvicinò, il suo cuore aveva preso a battere senza un freno, paralizzandolo e impedendogli nuovamente di poter conversare con lei come desiderava fare da metà della sua vita.
Aveva fatto fatica a trovarla finché una risata non aveva raggiunto le sue orecchie, avrebbe riconosciuto la sua risata ovunque, così allegra e spensierata da fargli desiderare di ascoltala all'infinito.
Era riuscito a trovarla, imboscata in un angolo nascosto della sala, con uomo alto accanto a lei, Jim che non lo vedeva in volto si sentì profondamente irrequieto, nel vedere il suo sorriso verso qualcuno che non conosceva, spingendolo ad avvicinarsi per scoprire che l'uomo in questione era il fratello.
Il giovane era rimasto immobile mentre teneva tra le mani il bicchiere contendendo uno strano liquido violaceo, a cui non prestava nessun interesse troppo impegnato a guardare lei, perché per lui Asena era l'unica su cui avrebbe mai posato gli occhi.
Riusciva a scorgere ogni più piccolo particolare del suo volto, tanto l'aveva osservata in tutti gli anni che per paura aveva preferito non comunicare con lei.
E appena prima di lui gli si avvicinò suo cugino Taehyung, aveva visto i suoi occhi illuminarsi, come se ci fosse il sole stesso al suo interno, il suo viso si era illuminato, colorandogli le gote di un leggero rosa, sentiva la felicità vibrare attraverso la sua voce, e lui si era sentito come se fosse niente, lei non lo aveva mai guardato in quel modo, e come poteva? Il massimo che riusciva a pronunciare in sua presenza era un leggero "ciao" detta nella maniera più fredda di cui era capace.
I suoi modi erano peggiorati negli anni, all'età di sedici anni anche se i suoi familiari gli avevano detto che non era necessario, si era arruolato, voleva contare qualcosa, voleva essere qualcuno faticando attraverso le sue forze. Non tollerava la pietà nemmeno se veniva confezionata con amore.
Aveva faticato, aveva fatto la gavetta, aveva preso parte a numerosi missioni subendo, imparando e crescendo, diventando così all'età di appena ventinove anni Tenente Maggiore.
Tutto per sentirsi qualcuno, per sapere di essere più che un semplice bastardo senza genitori, ma anche se finalmente aveva un titolo sapeva che non sarebbe bastato per lei.
La sua famiglia non avrebbe mai accettato uno come lui, e probabilmente nemmeno lei.
Jim apri lentamente gli occhi osservando il cielo sopra di lui riempirsi di minuscole stelle
<< cugino!>>
Una voce che Jim avrebbe riconosciuto ovunque si fece largo dalla vegetazione intorno a lui
<< ti stavo cercando! Perché sei qui? >> gli domandò Taehyung con il suo solito sorriso quadrato
<< ero stanco di stare in mezzo a tanta pomposità >> rispose Jim con stanchezza nella voce
<< capisco...tra poco inizieranno i fuochi, vieni? Dai sarà divertente >> canzonò Taehyung
Jim voltò lievemente lo sguardo verso il giovane in piedi accanto a lui
<< per fare cosa? Vedere te e asena abbracciati? >> la risposta arrivò acida alle orecchie di Taehyung
<< Jim...>>
<< cosa? >> domandò << cosa vuoi dirmi che non so già da solo? >>
<< cugino...ascolta >>
<< Non voglio ascoltare...>> ci fu una pausa, Jim si alzò in piedi scostandosi di qualche passo dal giovane che ancora era fermo << tu non puoi capire >> gli rispose iniziando ad allontanarsi
<< aiutami a capire! Sono qui! Sono tuo fratello! >>
<< tu non sei mio fratello! >> gli urlò Jim << noi non siamo fratelli, non lo siamo mai stati....se....se tu volessi potresti sposarla, prenderti cura di lei, io non posso! Non sono nessuno!...io >>
<< smettila con queste cazzate! Tu sei mio FRATELLO! Come lo è kook! Sei cresciuto con me, siamo cresciuti insieme maledizione! E siamo rimasti insieme anche alla fortezza per tanti anni, ci siamo salvati la vita a vicenda....>> Taehyung si avvicinò a Jim fermando i suoi passi << tu sei mio fratello! Tu sei un park!>> disse Taehyung urlando << se...se rivelassi ad Asena chi era con lei lo scorso anno sono sicuro che...>>
<< NO! >> disse liberandosi con uno strattone dalla presa del cugino << lei non dovrà mai saperlo sono stato chiaro? >>
<< ma perché? Dammi almeno una spiegazione! >> Taehyung cercò di afferrarlo di nuovo ma Jim fu più veloce
<< ho detto che non dovrà saperlo! >>
<< quindi mi stai dicendo.....che preferisci lasciarla con quella convinzione? >> Taehyung guardava Jim con assoluta confusione, non poteva credere a ciò a cui stava assistendo
<< se scoprisse che ero io.... e non tu..nè rimarrebbe inorridita >>
<< tu questo non lo sai! Smettila di scappare! Va da lei e diglielo! >>
<< BASTA>> l'urlo fu tale che Tae indietreggiò facendolo ammutolire, non perché non avesse argomentazioni, ma perché sapeva che se anche avesse continuato nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.
Taehyung serrò le labbra, il suo sguardo cambiò diventando scuro e freddo << non ti facevo cosi codardo cugino >>
Quando Jim si voltò per rispondergli il giovane gli aveva già voltato le spalle, ritornando verso la festa, lasciandolo lì solo con mille pensieri a invadergli l'anima.

𝒢𝒾𝓇𝓁 meets 𝔢𝔳𝔦𝔩Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora