18. Favola

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Entrammo nel piccolo bar dove avremmo pranzato e subito la nostra attenzione fu catturata da un uomo. La prima cosa che fece Harry fu quella di prendermi per mano, mentre io trattenni con tutte le mie forze lo stupore lontano dal mio viso. <<Ma quale buon vento ci fa rincontrare di nuovo>> disse l'uomo avvicinandosi con un sorriso cordiale, con un atteggiamento diametralmente opposto rispetto a quello con cui ci aveva accolti alla bisca. I due uomini si strinsero la mano, mentre i suoi occhi viscidi vagavano lungo la mia figura; Harry si accorse del disgusto che provai in quel momento e cercò di attirare su di sé l'attenzione dell'uomo. <<Come mai siete ancora in città?>> chiese con un po' troppa curiosità nella voce

<<Ci siamo fermati qualche giorno in più per finire di vedere alcune attrazioni che ci mancavano, ma stasera siamo già di ritorno verso casa>> rispose Harry prontamente

<<Perché non tornate a farci visita più tardi? Vi offro una mano per festeggiare questo rientro>>

<<Non è male come idea, anche se siamo abbastanza tirati con i tempi>>

<<Sarà una cosa veloce allora, non vi tratterrò più del dovuto>>

<<Se le premesse sono queste allora un giretto possiamo pure farcelo>> rispose Harry tagliando la conversazione il prima possibile.

<<Vi aspetto allora>> disse l'uomo squadrandomi per l'ennesima volta. Sentii un braccio di Harry cingermi le spalle e stringermi contro il suo corpo, mentre con un sorriso forzato rispondeva con un secco "può starne certo". Non appena quell'uomo si fu allontanato cercai di allontanarmi dalla presa del riccio, ma lui strinse ancora di più. <<Harry, se ne è andato>>

<<Non sappiamo se ci sta ancora osservando, quindi ora ordiniamo e ce ne andiamo. Non ti allontanare da me>> e così dicendo si mise in coda per ordinare il pasto.

Non appena ritirammo i pasti e ci avviammo verso la macchina, Styles si allontanò da me per poter salire al posto del conducente e subito sentii un vuoto al mio fianco. Cercai di non darlo a vedere e salii anche io in auto senza dire una parola. <<Mangiamo in macchina o andiamo a mangiare in ufficio?>> chiesi sistemando le buste sul mio grembo. <<Ufficio, meglio evitare di stare troppo tempo in giro>> rispose mettendo in moto la macchina ed immettendosi nel traffico della città.

Il viaggio di ritorno fu silenzioso, mentre io mi perdevo per l'ennesima volta nei miei pensieri. Pensai a lungo al comportamento del riccio: sì, ci eravamo costruiti la favola della coppia felice in vacanza e dovevamo seguire quel copione, ma la sua apprensione ed i suoi gesti erano troppo realistici per essere solo parte di una ridicola messa in scena. Che situazione.

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La sera successiva, come preventivato, ci trovammo tutti e quattro nell'appartamento del signor Newton. Mentre gli ripetevo quel che avrebbe dovuto fare, altri due agenti gli facevano indossare cimici e microfoni talmente piccoli che anche io, pur sapendo della loro presenza, non vedevo. <<Allora, ha qualche domanda?>> chiesi all'uomo

<<Sì>>

<<Dimmi>>

<<Se dovessi aver bisogno perché mi scoprono, come faccio a dirvelo?>>

<<Ti ascolteremo e guarderemo da fuori Calvin, non c'è bisogno di preoccuparsi>>

<<E se dovesse succedermi qualcosa?>>

<<Perché dovrebbe?>> si intromise Harry ma l'uomo, invece che rispondere, fece solo un respiro profondo. La preoccupazione sul suo viso era leggibile e le mani sudate non smettevano di muoversi neanche un secondo.

Una volta che fu tutto pronto accompagnammo Calvin alla sua macchina e, dopo che se ne fu andato, indossammo anche noi le nostre cose. Strinsi il giubbotto antiproiettile abbastanza forte per sentirmi finalmente al sicuro, anche se il fiato veniva quasi meno. <<Pronta Addy?>> chiese Anthony cingendo le mie spalle con un braccio. Sorrisi gentilmente e risposi con un cenno del capo, mentre lentamente sgusciavo via da quell'imbarazzante approccio nel momento sbagliato. Fosse stato in un altro momento non ci avrei dato tanto peso, ma in quell'attimo con la tensione alle stelle era meglio se mi avessero lasciata stare. Salimmo su un furgoncino e con altre due macchine ci avviammo verso il locale. Rallentammo dopo aver intravisto le luci dell'insegna, accostammo abbastanza lontani da non essere notati ed ognuno prese il proprio posto.

<<Calvin, Calvin mi senti?>> chiesi dal microfono e poco dopo udii un "sì, forte e chiaro" nella cuffia sinistra. Sorrisi istintivamente e mi voltai verso Harry in automatico, ma incrociai invece lo sguardo di Miller. Quel ragazzo iniziava davvero ad essere sempre in mezzo ai piedi. Feci un respiro profondo e mi sistemai comoda sul cuscino, portai una mano alla fondina e controllai che fosse tutto al suo posto. <<Perché sei nervosa?>> chiese il riccio sussurrando e sedendosi accanto a me. <<Non sono nervosa>>

<<Sì>>

<<Voglio solo che tutto fili liscio>>

<<Lo vogliamo tutti, ma tu sei la più nervosa>> e così dicendo appoggiò una mano sulla mia gamba che tremava per scaricare la tensione accumulata. <<Mi servi concentrata, D.>> e io non potei che sorridere a mia volta vedendo il suo viso rilassato.

<<È entrato>> disse Anthony interrompendoci. La nostra attenzione fu subito catturata dalle immagini sugli schermi e dai suoni nelle nostre cuffie, mentre la tensione riprendeva a salire. 


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Capitolo un po' corto perché "di transizione" tra eventi.

Spero vi sia piaciuta la storia fino a qua, se sì, lasciate pure una stellina ⭐️

Detto questo, al prossimo capitolo ❣️

Naive ||H. S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora