26. Pochi centimetri

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<<Calvin e Luke Newton sono stati trovati morti questa notte all'interno della loro abitazione dopo che quest'ultima ha preso fuoco intorno a mezzanotte>> disse tutto d'un fiato. Dopo queste parole nessuno ebbe il coraggio neanche di respirare. Merda.

<<Scusi, penso di non aver capito bene...>> rispose un ragazzo dal fondo della stanza, ma non ricevette nessuna risposta. Sentii la stanchezza piombarmi addosso come un macigno, accompagnata dalla rassegnazione come vecchie amiche inseparabili. Com'era stato possibile? Eravamo partiti con un cadavere e ora ce n'erano altri due, come avevamo fatto a permettere che accadesse ciò?

Un'improvvisa sensazione di nausea invase il mio corpo e con tutte le forze che possedevo uscii correndo dalla stanza. Arrivai giusto in tempo in bagno prima di vomitare tutto ciò che era rimasto dalla cena della sera prima. Feci un respiro profondo buttando fuori tutte le preoccupazioni che gravavano sul mio petto e rimasi in ascolto dei passi che velocemente si avvicinavano. La porta del bagno si aprì e gli occhi preoccupati di Miller mi guardarono dall'alto. Rimasi sorpresa nel vedere lui, ma non avevo abbastanza forze per chiedere cosa ci facesse lì.

<<Addy, che succede? Stai bene?>> chiese abbassandosi e spostandomi i capelli dietro la testa. <<Sto bene Miller, non ti preoccupare...>>

<<Non stai bene, hai appena vomitato>>

<<É solo stanchezza, ora mi faccio andare a prendere qualcosa in farmacia>> risposi allontanando il ragazzo e sollevandomi da sola, ma lui si avvicinò un'altra volta. Stavo per dirgli che poteva andare, quando la porta si aprì di nuovo. Harry entrò con passo pesante, fulminando con lo sguardo il ragazzo davanti a me. Provai sollievo quando lo vidi, un po' come un bambino quando ritrova la mamma in mezzo alla folla, ma cercai di trattenere il sorriso che minacciava di comparirmi sulle labbra. Il riccio si avvicinò a noi due e, dopo aver finalmente smesso di guardare male Miller, mi prese il braccio dolcemente. <<Vai Miller, ci penso io>> disse con tono freddo. Anthony non rispose nulla ed uscì dalla stanza.

<<Non c'è bisogno di trattarlo male, Harry, si stava solo preoccupando per me>> dissi con tono simile ad una ramanzina. <<Peccato che mi abbia indicato il bagno sbagliato in cui venire>> rispose bruscamente

<<No, non ci credo>> sussurrai completamente scioccata da quell'informazione. "Che bastardo" pensai, ma con un tocco di divertimento, non potevo negarlo. Harry mi accompagnò gentilmente verso i lavandini, dove mi sciacquai il viso. L'acqua -volutamente- fredda, a contatto con la mia pelle, fu come una scarica di adrenalina, come se avessi appena messo le dita nella presa della corrente. Il ragazzo, dal canto suo, sembrava si stesse per addormentare da un momento all'altro.

<<Vai a prenderti un caffè>> dissi asciugandomi le mani. <<No, sto bene, devo solo aspettare che i due appena bevuti inizino a fare effetto>> rispose forzando un sorriso.

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Dopo altre tre ore di riunione uscimmo distrutti dalla sala; alcuni sembravano elettrizzati, anche se solo momentaneamente, mentre altri sembravano reduci da una notte a base di balli e alcol. Dopo averci concesso quattro ore di riposo, con un tacito accordo ci avviammo tutti verso i rispettivi hotel e/o case. Di quella mattina la mia memoria registrò solo le strade che scorrevano veloci davanti ai miei occhi, poi il buio più totale.

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Un suono sgradevole e ripetitivo riempì la stanza destandomi dal coma profondo in cui ero caduta. Sentii bofonchiare qualcuno al mio fianco, poi il silenzio. Attivai tutti i sensi del mio corpo, mentre un peso gravava sul mio fianco. Cercai di capire bene cosa fosse, ma quando mi sentii tirata contro il corpo caldo di qualcuno non ebbi più dubbi. Cazzo. Aprii gli occhi lentamente, riconoscendo una camera d'albergo che non era la mia. Dovevo alzarmi, ma la sua stretta era troppo forte. Mi voltai lentamente verso di lui e rimasi incantata: il viso rilassato era abbandonato sul cuscino, circondato da riccioli marroni sparsi; la solita rughetta che caratterizzava la sua fronte era sparita, il respiro era regolare e il petto coperto per metà dal lenzuolo leggero, come se lo abbracciasse. Sorrisi spontaneamente a quella vista ed avvicinai la mano al suo viso. Lo sfiorai delicatamente, come una mamma accarezza il proprio bambino cercando di non svegliarlo. La barba un po' ispida mi solleticò i polpastrelli, contrastando il morbido della pelle.

<<Hai finito di ammirarmi?>> chiese il ragazzo con voce roca, cogliendomi completamente alla sprovvista. Lasciai la mano sollevata davanti al suo viso, come una bambina scoperta a rubare delle caramelle. Non risposi alla sua domanda, così il ragazzo aprì lentamente gli occhi osservandomi curioso. Sorrisi imbarazzata mentre sentivo il viso scaldarsi, ma lui sorrise ancora di più e mi strinse contro di lui. <<Cosa ci faccio qua?>> chiesi confusa

<<Ti sei addormentata in taxi>>

<<E non potevi svegliarmi?>>

<<Ci ho provato, ma a quanto pare neanche delle urla potrebbero destarti>> rispose ridacchiando e io sentii l'imbarazzo continuare a crescere dentro di me. <<Però sei carina quando dormi: russi leggermente e a volte parli nel sonno>> disse spostandomi dei capelli dietro all'orecchio. Rimasi spaesata davanti a tutta quella dolcezza, incapace di parlare e muovermi, a malapena di respirare. <<Ho detto qualcosa?>> sussurrai ma lui fece spallucce decidendo di non soddisfare la mia curiosità.

Mi sdraiai di più sistemandomi accanto a lui, godendomi il caldo del suo corpo. Indossavo ancora la divisa, mentre lui aveva addosso una comoda tuta. Probabilmente prima di mettersi a letto aveva saggiamente deciso di cambiarsi. La seconda sveglia suonò ed il ragazzo sbuffò prima di spegnerla una seconda volta. <<Dobbiamo andare>> dissi con un pizzico di malinconia nella voce, ma entrambi decidemmo di non muoverci di un centimetro. Chiusi gli occhi pensando all'ultima volta che ero in quella situazione, ad Alvin, ed una leggera ansia iniziò ad insinuarsi nella mia mente. <<Pensi troppo>> disse il ragazzo chiudendo gli occhi e mettendosi comodo. <<Scusa?>> chiesi cercando di capire cosa intendesse. <<Pensi troppo, sento i tuoi neuroni faticare>> ripetè guardandomi sottecchi. Ridacchiai scuotendo leggermente la testa. Ero sorpresa da questo suo lato; non avrei mai immaginato che esistesse un Harry gentile e coccolone, ma pensavo erroneamente che fosse sempre burbero e pungente. Mi voltai verso di lui per dirgli che dovevamo alzarci, ma non appena girai la testa vidi subito i suoi occhi a pochi centimetri dai miei.


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Buona sera miei lettori! 

Nuovo sabato, nuovo capitolo. Che pensate? Dite che questo bacio sta finalmente arrivando? 👀

Detto questo, al prossimo capitolo ❣️

Naive ||H. S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora