27. Salotto

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Mi voltai verso di lui per dirgli che dovevamo alzarci, ma non appena girai la testa vidi subito i suoi occhi a pochi centimetri dai miei. Sentii il cuore scalpitare come mille cavalli impazziti ed il fiato mancarmi come se fossi in apnea, bloccandomi per la paura di azzardare troppo. E se non avesse voluto? E se avessi solo frainteso? Oh al diavolo i pensieri, chiusi gli occhi e mi precipitai sulle sue labbra. Il ragazzo, sorpreso da questa mia iniziativa, inizialmente rimase immobile, ma dopo pochi istanti si unì al bacio come se fosse la cosa più attesa della sua vita. Il bacio continuò, diventando passionale secondo dopo secondo. Portai le mie mani trai suoi capelli morbidi come il cotone, mentre il peso del suo corpo sovrastava il mio.

Nessuno dei due aveva la minima intenzione di interrompere quel momento magico, ma purtroppo l'ennesima sveglia lo fece al posto nostro. <<D. Dobbiamo andare...>> sussurrò il ragazzo a pochi centimetri dalle mie labbra arrossate. Annuii ma senza muovere un muscolo, rimanendo ferma come una statua di sale, poi ci facemmo coraggio ed iniziammo a prepararci, lasciandoci dolci baci come due piccoli adolescenti innamorati.

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Entrammo in centrale completamente in silenzio, troppo imbarazzati per parlare e troppo felici per smettere di sorridere. Miller ci venne incontro poco dopo: <<Ragazzi, avete riposato?>> chiese sospettoso

<<Sì, per fortuna siamo riusciti a concederci qualche ora di riposo>> rispose Harry. Anthony guardò entrambi negli occhi, poco convinto della situazione, ma ce la cavammo con un misero "ooookaaaay" prolungato e poco convinto. Impiccione.

Prendemmo posto alle nostre scrivanie ed iniziammo a lavorare, fino a quando la testa di Mikaela non fece capolino dalla porta. <<Disturbo?>> chiese con la sua immancabile gioia. Noi tutti rispondemmo di no e la ragazza entrò nella stanza. <<Chiedo scusa per il disturbo, ma dobbiamo andare sul luogo del delitto, ci attendono tra quaranta minuti>> disse

<<Certo, abbiamo anche tempo di prendere un caffè per strada>> risposi alzandomi. <<Non sei troppo fissata con il caffè?>> chiese Styles infilandosi la giacca. Io lo guardai male ma non riuscii a trattenere un sorriso poco dopo: il mio buonumore ormai dominava il mio stato d'animo.

Alla guida salì Mikaela, accanto a lei Michael e dietro io, Harry e Miller. Mi schiacciai il più possibile per permettere ai due ragazzi di sedersi ai miei lati, ma fortunatamente entrammo tutti e tre. Il tragitto fu a dir poco estenuante, con Mikaela che aveva monopolizzato i discorsi e l'attenzione, mentre Michael guardava video a tutto volume e i due ragazzi accanto a me in totale silenzio. <<Allora, stranieri, come vi state trovando a Nashville?>> chiese all'improvviso la ragazza. Tutti e tre noi dietro sembrammo destarci da un sogno ad occhi aperti, mentre io cercai in ogni angolo della mia mente una risposta veloce per non far capire che la stavamo completamente ignorando. <<Bene, è una bella città, non molto diversa da Santa Monica>> risposi forzando un sorriso.

<<Mi fa piacere, devi sapere che Nashville oltre ad essere la capitale del Tennessee, è anche soprannominata la città della musica, poiché è presente la sede del Grand Ole Opry, un famoso programma radiofonico...>> e io persi di nuovo l'attenzione lasciando la ragazza parlare a vuoto.

Sentii pressione contro la mia gamba sinistra e voltandomi vidi Miller avvicinarsi il più possibile a me, mentre Harry sbuffava sonoramente. <<Miller, potresti andare un po' più in là?>> chiese il ragazzo

<<Perché scusa?>>

<<Sto stretto>>

<<Ma se hai quasi tutto lo spazio>>

<<Se ti dico che sto stretto è perch->>

<<Ragazzi basta, tanto tra cinque minuti siamo arrivati>> mi intromisi interrompendoli. Entrambi si bloccarono subito e si voltarono verso i rispettivi finestrini.

Scendemmo dall'auto quasi di corsa, cercando di andare il più lontano da quella radio-umana che ci aveva condotti fino al palazzo. Mi bloccai subito ed osservai parte della facciata annerita e quasi distrutta: era più grave del previsto. Feci vedere il tesserino al ragazzo che controllava gli accessi all'area delimitata ed imboccai le scale il più veloce possibile: avevo fame di informazioni e avevo bisogno di assecondare la mia curiosità il prima possibile.

Una volta dentro l'appartamento ci vennero date delle mascherine che subito indossammo, mentre la puzza di bruciato inondava i nostri polmoni come un veleno letale. Mi osservai attorno e non potei che vedere enormi pareti abbrustolite, con una spruzzata di oggetti sopravvissuti alla mano mortale del fuoco.

<<Agenti, siete arrivati>> disse il capo venendoci incontro. <<Abbiamo un po' più di novità rispetto a stanotte>> continuò facendosi strada tra le macerie. Arrivammo davanti ad un tavolo che era stato allestito per poter appoggiarci tutte le prove. Osservai minuziosamente ogni singolo oggetto, ma non capii, erano quasi tutti oggetti personali, sicuramente importanti per le vittime, ma di poco valore per l'indagine; c'erano: un portafogli, occhiali da vista, brandelli di vestiti, delle forbici... insomma, nulla di importante. Mi guardai attorno ed osservai la stanza: una parte più scura era sul soffitto, esattamente al centro del salotto, come se ci fosse stata una fiammata. <<Supponiamo che l'incendio sia iniziato proprio qui>> disse un altro agente avvicinandosi a noi. <<In mezzo al salotto? E com'è possibile?>> chiese Mikaela senza nascondere la sua confusione sul viso. Rimasi in silenzio, ma proprio quando Mikaela stava per parlare di nuovo, il capo la zittì osservandomi. Mi avvicinai al punto esatto sotto il soffitto annerito e mi tolsi la mascherina dal naso. Alzai la testa ed osservai la zona circostante. Miller fece un passo per avvicinarsi a me, ma Harry lo bloccò, anche lui senza staccare gli occhi dalla mia figura. <<Come è stato spento l'incendio?>> chiesi quasi in un sussurro. <<Con acqua a getto frazionato e nebulizzato>> rispose il capo trattenendo un sorriso. <<Benzina>> risposi annuendo. <<Sapevo che ci saresti arrivata, Russell>> rispose il capo sorridendo. <<Qualcuno ha cosparso di benzina la zona per poi appiccare il fuoco>> continuò.

<<Scusi, cosa ci sarebbe di importante tra i reperti?>> chiese Harry allentando un attimo la presa della mascherina sul suo volto. <<Questo, era in mano a Calvin>> rispose l'agente porgendoci un sacchetto trasparente. Lo presi in mano e osservai il pezzo di carta: ciò che c'era scritto era quasi illeggibile, le scritte erano state parzialmente cancellate dal fuoco, ma quelle più importanti erano ancora leggibili. <<Harry, ma è il tuo biglietto da visita>> dissi guardando il ragazzo

<<Sì, l'avevo lasciato a Calvin quando lo incontrammo la prima volta>>

<<E dove lo avete trovato?>> chiesi guardando l'altro uomo

<<In mano al signor Newton, lo stringeva prima di essere stato cosparso di benzina>> rispose. <<Luke>> affermai guardando il mio partner, che sospirò sonoramente, per poi riportarmi la mascherina sul volto ed avviarmi verso l'uscita per scappare da quell'aria rarefatta, incapace di giungere ad una conclusione sensata.


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Capitolo abbastanza importante:

- Finalmente c'è stato un passo avanti nel rapporto dei due protagonisti

- Nuove importanti informazioni si sono aggiunte per la risoluzione del caso

Che ne pensate? Avete già qualche sospetto?

Se vi è piaciuti questo capitolo vi chiedo gentilmente di lasciare una stellina ⭐️

Detto questo, al prossimo capitolo❣️

Naive ||H. S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora