<<Calvin, Calvin mi senti?>> chiesi e subito la telecamera sul suo petto inquadrò un pollice alzato nell'angolo dell'inquadratura. Guardai i ragazzi attorno a me e annuii segnando che potevamo procedere con il piano. Calvin consumò un caffè e poco dopo si avvicinò alla porta che dava sul retro, una volta dentro l'uomo al bancone lo accolse con un'enorme sorriso, stringendogli la mano e chiedendogli che fine avesse fatto in tutto quel periodo. <<Sono stato via per lavoro, sono tornato ieri, particolarmente tardi, quindi oggi è il primo giorno in cui son potuto venire>> rispose sorridendo
<<Mi fa molto piacere che tu sia tornato qua da noi, si è sentita la tua mancanza>>
<<Anche a me è mancato venire qua, siete un po' come una famiglia>>
<<Abbiamo tenuto libero il tuo posto, puoi pure andare senza problemi>> e dopo questi brevi convenevoli finalmente il nostro uomo si avviò verso il suo tavolo.
Iniziò subito la prima partita con l'uomo che aveva di fronte, senza dire assolutamente niente, ma io intervenni subito chiedendogli se quello fosse l'uomo che stavamo cercando. Fece cenno di no nascondendo la mano dietro le carte, e quando gli chiesi se ci avesse avvisato lui rispose un cenno di assenso. <<Certo che se dobbiamo anche aspettare che questo qua si presenti rischiamo di fare la notte>> dissi sospirando dopo aver spento il microfono. <<Non potevamo farci dire direttamente la sua identità?>> intervenne Harry guardandomi con aria confusa
<<Ma secondo te quelli che sono là dentro conoscono il nome di tutti gli altri?>> si intromise Anthony. Guardai i muscoli sul viso del riccio contrarsi, ma decise di non rispondere. Strofinai le mani sudate sulle gambe cercando di calmare l'agitazione che scorreva nelle mie vene, ma ci riuscii ben poco, feci un respiro profondo ma poco dopo sentii un tocco caldo sul ginocchio. Quando mi voltai due occhi verdi mi guardavano preoccupati. <<Tutto bene D?>> sussurrò con evidente apprensione. Annuii cercando di convincere più me stessa che il ragazzo ed appoggiai la mia mano sulla sua stringendola leggermente. Ricavai una grande rassicurazione da quel piccolo gesto, più di quanto mi potessi aspettare, decisi quindi di togliere la mano e concentrarmi su quello che stava succedendo all'interno del locale. Osservai la maestria con cui Calvin giocava con quelle carte come se fosse la cosa più naturale che potesse fare, scommettendo piccole somme di denaro, forse perché erano le prime mani o forse perché c'eravamo noi ad osservarlo. Stavo per annunciare che avevo bisogno di andare a prendere un caffè quando un uomo si sedette di fronte al sig Newton e subito da sotto il bancone lo indicò, facendoci capire che era lui colui che stavamo cercando. Misi in allerta tutti i miei sensi e mi concentrai a scattare qualche foto dagli schermi che trasmettevano le telecamere sul corpo di Calvin.
<<Vedo che sei tornato in città>> disse l'uomo misterioso mentre Calvin rispose solo dopo un sonoro sospiro: <<Non sono affari che ti riguardano, Luke>>
<<Ho sentito che hanno ritrovato tua moglie>>
<< Scusami?>>
<< Avanti Calvin, lo sanno tutti, non sempre le mogli dei nostri amici vengono uccise in modo così brutale>> e quelle parole fecero scattare l'ira nel nostro uomo. Con un movimento veloce il suo pugno raggiunse il volto dell'uomo che era dall'altra parte del tavolo. Ci alzammo tutti di scatto mentre urlavo nel microfono a Calvin di smetterla. I due iniziarono ad azzuffarsi e Calvin, il doppio dell'altro e completamente accecato dalla rabbia, lo colpiva ripetutamente mentre delle guardie della bisca tentavano invano di fermarlo. Decisi quindi di dare l'ordine di intervenire e così scendemmo tutti di corsa avviandoci verso il bar, una volta dentro la cameriera ci guardò sgranando gli occhi ma noi non la degnammo neanche di uno sguardo ed entrammo direttamente nel retro. Gli occhi di tutti coloro che erano ai tavoli si riempirono di paura non appena mettemmo piede in quella stanza, mentre i più veloci iniziarono a correre verso le uscite. L'uomo al bancone infilò una mano sotto il tavolo davanti estraendo velocemente una pistola e puntandocela contro. Di riflesso tirai subito la mia fuori dalla fondina ma non feci neanche in tempo a puntarla che degli spari interruppero le urla di panico che vociavano in quelle quattro mura. Sentii qualcuno trascinarmi dietro un tavolo e quando mi voltai vidi Harry guardare oltre il tavolo. <<Bisogna proteggere il signor Calvin e l'uomo, ci servono vivi>> dissi alzando leggermente il tono della voce per sovrastare il casino. Non ascoltai neanche la risposta del riccio che mi alzai e andai da loro.
<<Non doveva finire così Newton>> dissi trascinando entrambi gli uomini dietro un tavolo abbastanza grande da coprire tutti e tre. <<É stato questo bastardo a uccidere mia moglie>>
<<Non lo sappiamo ancora e se lo vogliamo sapere ci serve vivo>> risposi staccando Calvin dall'uomo a terra. Guardai l'uomo intontito e decisi di non ammanettarlo in quel momento perché tanto le forze per scappare non le aveva. Poco dopo gli spari si fecero meno intensi, ma proprio nel momento in cui decisi di sollevare la testa per guardare cosa stesse succedendo una pallottola si conficcò nel muro alle mie spalle. <<Porca puttana>> sussurrai sollevando l'arma e cercando di capire da dove fosse arrivato il colpo per evitare di sparare a caso. Vidi Harry e Miller dietro lo stesso tavolo, mentre altri quattro agenti cercavano di proteggere gli altri civili presenti nella stanza. Mi alzai lentamente e mi avvicinai il più silenziosamente possibile alle spalle dell'uomo, evitando di essere vista. Il cuore mi martellava nel petto e nelle orecchie, mentre cercavo di calmare il respiro pesante. Arrivai esattamente dietro di lui, incrociai lo sguardo con quello di Harry che rimase confuso nel vedermi in quella posizione, ma io scossi la testa leggermente facendogli capire di ignorarmi completamente. L'uomo davanti a me si piegò dietro il bancone per recuperare altre munizioni ed esattamente in quel momento gli saltai addosso.
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Naive ||H. S.||
FanfictionDue poliziotti, due cuori, due caratteri diversi ed un caso che li unisce. Addison amava il suo lavoro ed amava i suoi colleghi, ma Harry tra i due amava solo il lavoro, mentre reputava stolti coloro che erano in quell'edificio. Costretti a lavorar...