CAPITOLO 1

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<<Ma quindi si sa qualcosa dell'evento di stasera?>>
Anna è seduta sul parquet della sala prove dell'agenzia con le gambe incrociati, dondola il corpo avanti e indietro come una bambina, mostrandosi più euforica del dovuto.
<<Ti ricordo che il bello del nostro lavoro è proprio questo, non sapere per chi lavoriamo fino a quando non saliamo sul palco>>
A rispondere stavolta è Noemi, guarda Anna con aria divertita poi si volta verso di me.
<<Tu hai provato i vestiti che indosseremo stasera?>>
Mi domanda quest'ultima alzandosi da terra, mettendo le mani sui fianchi.
<<Si, due giorni fa>>
Rispondo serena, passando lo sguardo da lei ad Anna.
<<Anche se Marianna avrebbe potuto scegliere un altro colore, voglio dire, chi indosserebbe mai quella tonalità di azzurro?!>>
Marianna è la nostra responsabile, è lei che ha dato vita a questa "agenzia". È stata in America per cinque anni e ha avuto modo di sperimentare questa iniziativa che, a detta sua, è molto stimolante, così una volta tornata a Napoli ne ha voluta una tutta per sé.
Non è altro che una società che ingaggia ballerini e ballerine per un periodo di tempo prestabilito, con un contratto vero e proprio che ci garantisce uno stipendio fisso e anche  qualche agevolazione. Qual è la cosa stimolante? Il fatto che noi, almeno fino alla sera stessa, non sappiamo a che evento parteciperemo e per chi balleremo, Marianna si limita solo a darci degli indizi e delle tematiche da seguire per permetterci di costruire la coreografia, il resto poi viene da sé.
All'inizio ero molto scettica, anzi credevo si trattasse di una cavolata, non mi sembrava un lavoro reale, ma una volta entrata dentro la mia opinione è cambiata radicalmente.
Sono in questa agenzia da un mesetto, l'ho scoperta grazie ad una collega conosciuta agli Eurovision e devo ammettere che dopo tutto quello che è successo con Giovanni, questa è stata un po' la mia ancora di salvezza, ho avuto modo di conoscere nuove persone, tra cui Anna e Noemi, colleghe fosse visto che balliamo sempre insieme, ma anche altri ballerini.
<<Che ne dite se prima dell'evento ci vediamo da me, così decidiamo che tipo di make-up realizzare>>
Propone Noemi guardando la sua immagine riflessa nell'enorme specchio avanti a noi.
<<Mi dispiace ma io passo, oggi torna mio padre dalla Toscana, stasera ha una cena importante>>
Rispondo aprendo la bottiglietta d'acqua per poi berne un sorso.
<<Uuu qualche donna?>>
Domanda Anna con fare languido e malizioso.
<<No scema, ha una cena di lavoro>>
Ridacchio buttando giù un altro sorso d'acqua.
<<Ti manca?>>
Continua lei, tenendo lo sguardo fisso su di me.
<<A volte si, anche perché siamo sempre stati una cosa sola, ma ora che è lontano da me capisco la vera importanza che ha nella mia vita>>
Gli sguardi delle due ragazze diventano quasi lucidi, anche loro sono lontane dalle loro famiglie visto che Anna è siciliana e Noemi è modenese, ma alla fine stando insieme riusciamo a tenere a bada anche le nostre emozioni.
<<Facciamo così, visto che la mia proposta di vederci prima è stata bocciata, che ne dite se finito l'evento, ci raduniamo a casa di una di noi?>>
Propone ancora una volta Noemi, guardando prima me poi Anna.
<<Tipo pigiama party?>>
<<Esatto!>>
Anna e io ci guardiamo divertite e come se ci fossimo appena lette nella mente, rispondiamo all'unisono con un "si".
<<Potremmo fare da me>>
Propongo rigirandomi la bottiglia tra le mani.
<<E tuo padre?>>
Chiede Anna, intenta a legare i capelli in una coda alta.
<<Dopo la cena riparte, domani a un evento nella sua tenuta in Toscana e la mattina deve stare lì per seguire l'allestimento della struttura>>
Spiego, prima di alzarmi e passare le mani sul gambe per sistemare il leggings.
<<Oh va bene, allora facciamo da te>>
Le due ragazze sembrano d'accordo, così, dopo aver scambiato altre due chiacchiere ci rimettiamo a lavoro e riprendiamo a provare.

Al termine delle prove andiamo nello spogliatoio per cambiarci, poi raggiungiamo l'ingresso della struttura. Al bancone, posizionato proprio di fronte alla porta d'ingresso,  c'è Marianna, trentenne sempre piena di energia e con tanta voglia di fare, ha un unico difetto: è troppo precisina. Anche se noi arriviamo con cinque minuti di ritardo inizia a lamentarsi, per fortuna però sono momenti che durano veramente poco, giusto il tempo di entrare in sala, poi finisce tutto.
<<Come sono andate le prove?>>
Ci domanda abbottonando un bottone della camicia nera che indossa e che, a mio avviso, le sta alla perfezione.
<<Molto bene, siamo pronte per stasera>>
Risponde Anna, sistemando il borsone sulla spalla.
<<Oh, a proposito di stasera, più tardi vi mando un messaggio con l'indirizzo del locale>>
Fa una brevissima pausa abbassando lo sguardo su un foglio poggiato sul ripiano in marmo, poi ritorna su di noi.
<<Avete preso gli abiti?>>
Continua, riferendosi ai costumi per stasera, mentre noi rispondiamo all'unisono in maniera affermativa.
<<Perfetto, ma mi raccomando, non fate tardi stasera, è una serata importante>>
La verità è che per lei tutte lo sono, infatti questa frase ci viene ripetuta ogni singola volta.
<<Non preoccuparti, è tutto sotto controllo>>
Ribatte Anna, facendo qualche passo verso la porta.
<<Ora andiamo, a domani>>
Salutiamo la proprietaria della struttura e usciamo da quelle quattro mura sotto lo sguardo attento di Marianna.
<<Potrebbe avere un po' più di fiducia in noi>>
Si lamenta Noemi, mettendo le braccia conserte mentre ci incamminiamo nel lungo viale alberato.
<<Beh, anche io sarei preoccupata. Voglio dire è tutto nelle nostre mani, se l'agenzia fa una bella figura è anche perché noi siamo brave nel nostro lavoro>>
Anna non ha tutti i torti, dopotutto siamo noi a metterci in gioco, Marianna si occupa del lato organizzativo, al resto pensiamo noi, cosa che ad essere sincera non mi dispiace affatto.
<<Dai non ci pensiamo ora, pensiamo a stasera. Secondo voi per chi balleremo?>>
Domando, dando inizio ad un giochetto che facciamo ogni volta che dobbiamo esibirci.
<<Mah, secondo me sarà uno di quegli eventi pieni di gente adulta pronta a divertirsi e a sballarsi un po'>>
Inizia Anna non troppo entusiasta.
<<Non credo dai, per me ci esibiremo avanti ad un mucchio di ragazze, forse per un addio al nubilato>>
Continua Noemi con un po' più di entusiasmo, prima di soffermarsi con lo sguardo su di me.
<<Secondo te?>>
Mi rigira la domanda.
<<Non saprei, le uniche cose che ci ha detto Marianna hanno a che fare con la location e con l'outfit, potrebbe essere qualsiasi cosa, anche una festa per qualcuno che è appena andato in pensione>>
Le due ragazze ridono nel sentire la mia risposta, cosa che fa ridere anche un po' me, poi per tutto il tragitto, continuamo a parlare della serata e di cosa potremmo indossare per il post serata. Si, uno dei lati positivi di questo lavoro è che, ad ogni serata, dopo le nostre esibizioni, abbiamo la possibilità di trattenerci un po' agli eventi e magari mettere qualcosa sotto i denti.

Quando rientro a casa, vicino la porta d'ingresso noto un piccolo bagaglio a mano e una busta bianca, accanto ad essi lascio scivolare anche il mio borsone. Sorrido istintivamente e alzo lo sguardo, mettendomi alla ricerca di mio padre.
<<Tesoro>>
Entro in cucina e lo trovo seduto su uno degli sgabelli intento a leggere qualcosa sul cellulare, quando mi vede però molla tutto e viene ad abbracciarmi. Quanto mi era mancato stare tra le sue braccia.
<<Papà!>>
Lo stringo forte a me e strofino la mano dietro la sua schiena.
<<Non saresti dovuto arrivare alle cinque?!>>
Dico stranita, notando che sono ancora le tre del pomeriggio.
<<Mi sono anticipato di due ore, ti dispiace?>>
Domanda scherzoso, tornando al posto di prima.
<<Affatto, ma se mi avessi avvisata sarei rientrata prima>>
Lo informo, facendo il giro del tavolo per raggiungere il frigorifero mentre lui si lascia scappare una flebile risatina.
<<Tu come stai? A lavoro come vanno le cose?>>
Chiede voltandosi nella mia direzione.
<<Io sto bene dai, a lavoro tutto bene, stasera abbiamo una serata>>
Dico, mandando giù un sorso del succo appena versato nel bicchiere.
<<Che serata?>>
Mio padre sa perfettamente come funziona il mio lavoro, ma a volte sembra dimenticare le basi.
<<Papà, sai che non lo so>>
Mi guarda confuso per un attimo prima di rimettere insieme i pezzi del puzzle.
<<Oh sì, dimenticavo, per voi è sempre tutto un mistero>>
Fa una breve pausa, poi continua.
<<Anche se non mi piace molto questa cosa, insomma, se dovesse capitarvi una serata particolare, piena di uomini alticci che hanno voglia di divertirsi in un altro modo?!>>
Capisco la sua preoccupazione, ma per un attimo lo guardo contrariata.
<<Non potrebbe mai succedere, Marianna accetta solo eventi di un certo tipo, di sicuro non ci manderebbe a fare baldoria in un posto poco sicuro, ci rimetterebbe il buon nome dell'agenzia>>
Lo rassicuro, cercando di fargli capire che non deve farsi tutte queste paranoie. Quando finisco la frase ripongo il succo in frigo e prendo posto accanto a lui, lungo l'altra estremità del tavolo. Restiamo in silenzio per qualche secondo, fin quando non riprende a parlare.
<<E di Giovanni che mi dici? L'hai più sentito?>>
Sapevo che avrebbe toccato questo tasto, ne abbiamo parlato tante volte, anche prima della sua partenza.
Ricordo ancora quando la sera della festa per la vittoria dello scudetto, sono corsa fuori dagli spogliatoi per buttarmi tra le sue braccia in maniera disperata. Ho iniziato a urlargli "Portami a casa" e "Non lo voglio più vedere" e lui, da bravo genitore quale è, non se l'è fatto ripetere due volte, mi ha presa e mi ha portata a casa.
<<No, e spero di non sentirlo e vederlo mai più>>
Rispondo schietta, senza troppi giri di parole. So quanto lui sia legato a Giovanni e quanto sia dispiaciuto per entrambi, ma se le cose sono andate in un certo modo tra di noi non è per colpa mia.
<<Sai, l'ho visto qualche giorno fa e mi ha detto che...>>
Mi alzo bruscamente dal mio posto, facendo scivolare lo sgabello su cui ero seduta all'indietro.
<<Papà ti prego, non mi interessa cosa ti ha detto>>
Resto immobile per un attimo, poi, presa dalla frustrazione trovo una scusa per andare in camera.
<<Scusami, ma ora devo andare a ripassare la coreografia per stasera. Tu sei vuoi vai a farti una doccia, ci vediamo dopo>>
Quando ho questi atteggiamenti nei suoi riguardi mi sento uno schifo, ma ogni volta che si tocca il tasto Giovanni, esplodo.
Sono passati solo tre mesi da quel fatidico giorno e per quanto la mia vita possa essere cambiata in così poco tempo, l'unica ferita ancora aperta che mi porto dentro, è proprio quella che mi ha inferto il capitano del Napoli.


SPAZIO AUTRICE
Questo è solo un capitolo introduttivo per farvi capire cosa sia cambiato nella vita di Giada, almeno in parte.
Ma cosa succederà nel prossimo capitolo?🤔
(Chiedo scusa per eventuali errori)


A PICCOLI PASSI - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora