CAPITOLO 10

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E il mio secondo giorno di permanenza qui a Coverciano e la giornata, per iniziare con il piede giusto, deve essere inaugurata con una buona e abbondante colazione. 
Prima di scendere al piano terra infilo qualcosa di comodo addosso, per essere precisi un paio di jeans non troppo attillati e un top bianco che mette in evidenza il mio punto vita, lasciando scoperta solo la zona dell'ombelico. Prendo il cellulare dal comodino ed esco dalla stanza, impugnando nella mano destra la scheda che funge da chiave, percorro il corridoio che porta all'ascensore e una volta dentro la scatoletta di metallo, scendo.
Quando arrivo a destinazione, la sala per la colazione è gremita di gente, tra questa riconosco anche qualche giornalista.
<<Cos'è questo caos?>>
Domando a Barella, intento a prendere una porzione di uova strapazzate.
<<Stamattina ci saranno un paio di conferenze, una con il mister e una con Giovanni>>
Metto le braccia conserte e passo lo sguardo da lui al resto delle persone.
<<Quindi non vi allenerete?>>
Domando puntando lo sguardo sul biondino, che nel frattempo ha riempito il suo piatto con altro cibo.
<<Si certo, le conferenze si terranno dopo l'allenamento nella sala riunioni dell'albergo>>
Neanche sapevo ce ne fosse una qui dentro.

Dopo aver fatto colazione completamente da sola, mi guardo intorno alla ricerca di qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere ma sembrano tutti troppo impegnati, chi con i giornalisti, chi con alcuni tecnici della nazionale.
Mando giù l'ultimo sorso di succo all'arancia e alzo gli occhi verso l'entrata, dove un ragazzo con una giacca oversize color cammello e un cappellino con visiera bianco, batte il cinque ai calciatori presenti in sala.
<<Che ci fa lui qui?>>
Dico ad ad alta voce tra me e me, mentre il ragazzo in questione avanza verso di me.
<<Hey!>>
Mi fa alzare e senza darmi il tempo di dire nulla, mi stringe tra le sue braccia sollevandomi di qualche centimetro da terra.
<<Pier che ci fai qui?>>
Domando subito staccandomi dal suo corpo.
<<Avevo alcuni giorni liberi e ho pensato di venire qui a trovare il mister e i ragazzi>>
Mentre ascolto le sue parole mi guardo intorno e mi accorgo che alcuni fotografi hanno le loro enormi fotocamere puntate nella nostra direzione pronti a scattarci foto che probabilmente finiranno su tutti i social, come quella del bacio in discoteca.
<<Possiamo andare a parlare in un posto più tranquillo?>>
Domando sentendomi in soggezione e non libera di poter dire tutto ciò che vorrei.
<<Si, certo>>
Risponde sistemando la visiera del cappellino. Usciamo dalla sala per la colazione e raggiungiamo quella che dovrebbe essere la palestra dell'hotel, non so nemmeno perché l'ho portato fino a qui. Siamo soli, lontani da occhi e obiettivi indiscreti.
<<Devi dirmi qualcosa?>>
Chiede lui assumendo una posizione autoritaria, quasi come se si fosse messo sulla difensiva.
<<In realtà volevo chiederti scusa per essere scappata via quella sera in discoteca>>
Abbasso lo sguardo alla ricerca di un po' di coraggio, ma io silenzio che divampa attorno a noi, non aiuta.
<<Giada ascoltami io so che tu provi ancora qualcosa per Giovanni>>
Questa frase mi spezza in due, è davvero così evidente?
<<Ma credo sia abbastanza evidente anche quello che provo io per te. Tu mi piaci e quel bacio che ci siamo dati non mi è stato indifferente>>
Lo guardo negli occhi e si, sapere che gli piaccio non mi crea alcun disturbo, dopotutto al cuore non si comanda, ma è anche vero che io non ricambio i suoi sentimenti e ferirlo è l'ultima cosa che voglio.
<<Pier mi dispiace ma...>>
<<Ma a me piace Giovanni>>
Continua la frase al posto mio, anche se non era a quello che volevo arrivare.
<<È complicato, il fatto è che non so neanche più io cosa voglio>>
Ammetto sincera, ma lui non sembra capire.
<<Per me dovresti solo capire che Giovanni non fa per te. Gli voglio bene, è come un fratello per me, ma dopo quello che ha fatto non so come tu riesca ancora a provare qualcosa per lui>>
Il tono e la superbia che usa nell'esprimere il suo pensiero, mi lasciano senza parole. Da dove esce tutta questa cattiveria? Dovrebbe sapere benissimo che non scegliamo noi di chi innamorarci, è il cuore che fa tutto al posto nostro>
<<Purtroppo certe cose non passano nel giro di due giorni>>
<<Infatti, sono passati tre mesi se non di più, perché non provi a guardarti intorno?>>
Mi gira intorno con l'intento di farmi il lavaggio del cervello, ma è sulla cattiva strada.
<<Forse perché non voglio>>
Lo guardo dritto negli occhi e per un attimo mi sembra di vedere una persona totalmente diversa da quella che ho conosciuto.
<<O forse perché scopa bene>>
Prova a fare lo spiritoso, ma questo suo tentativo mi fa solo andare ancora di più fuori di testa.
Abbasso lo sguardo con un lieve sorriso, un sorriso che non esprime ne gioia né divertimento, solo disprezzo.
<<Basta così>>
Gli do le spalle e faccio qualche passo nella direzione opposta alla sua, allontanandomi da lui.
<<La verità fa male lo so, ma ti ci abituerai>>
Faccio finta di non aver sentito cos'ha appena detto e continuo per la mia strada. Chi si crede di essere?

Arrivo a bordo campo con il fiatone per quanto o corso, forse per non essere raggiunta da Pierluigi o forse per arrivare al più presto da mio padre e quando i miei piedi toccano il prato verde, mi accomodo su una delle panchine.
<<Tesoro, che fine hai fatto?>>
Domanda mio padre preoccupato.
<<Avevo dimenticato una cosa in stanza>>
Mento, provando a maschere il mio disappunto dovuto alla conversazione avuta poco fa, con un sorriso ingenuo.
Mio padre mi guarda perplesso, forse ha capito che qualcosa non va, poi però riprende a parlare.
<<Che ne diresti di allenarti un po' con i ragazzi, potresti fare un po' di riscaldamento, qualche esercio...>>
Lo guardo male per qualche istante, mi sta davvero chiedendo una cosa del genere?!
<<Papà...>>
<<Andiamo, non puoi stare sempre attaccata a questo telefono>>
Mentre parla, fa il suo ingresso in campo anche Pierluigi, forse è venuto a vedere gli allenamenti dei suoi compagni.
<<D'accordo, ci sto>>
In realtà non ci sto, semplicemente non ho intenzione di restare da sola con lui su questa panchina.
Io e mio padre ci avviciniamo agli altri.
<<iniziamo forza>>
Tutti quanti si mettono in cerchio, io finisco tra Giacomo e Matteo e a pochi metri da me c'è anche Giovanni che mi guarda come per dire "Cosa ci fai anche tu qui?".
Mio padre ci suggerisce alcuni esercizi da fare, tra squat, piegamenti e altri esercizi abbastanza tosti, almeno per me. Di tanto in tanto lanciò un'occhiata nella direzione di Gollini e ogni volta lo ritrovo a guardarmi con un sorrisetto alquanto viscido.
Mi allontano un secondo dal gruppo per bere, ma visto che con me non ho una bottiglietta d'acqua, vado a prenderla in un mini deposito non troppo lontano dal campo. Quando entro al suo interno l'aria stranamente fredda colpisce la mia pelle sudata, così, onde evitare di beccarmi un raffreddore, faccio le corse per prendere la mia acqua e uscire da lì. Mi volto per uscire da quello spazio abbastanza stretto ma per sfortuna, mi ritrovo faccia a faccia con Pierluigi.
Sento il suo fiato sul mio viso e davvero non riesco a capire come in discoteca abbia potuto cedere alle sue labbra.
<<Fammi passare>>
Provo a divincolarmi spostandomi verso destra, ma lo spazio è davvero stretto e mi è impossibile liberarmi anche perché la sua figura possente mi sovrasta totalmente.
<<Non puoi sempre scappare>>
Dice, avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
<<Non sto scappando, voglio solo passare per tornare dagli altri>>
Dico provando nuovamente a passare, cosa del tutto inutile. Pier inizia a lasciarmi baci umidi sul collo, cosa che mi provoca un brivido lungo la schiena, di paura più che di piacere.
<<F...fermati>>
Intimorita come forse non lo sono mai stata mi dimeno e lascio cadere la bottiglietta al suolo. Spingo le mani sul suo petto per allontanarlo da me, ma non ci riesco sia per la forza che ha lui sia per il panico che sto provando.
<<Lasciami!>>
Quasi urlo, ma lui mi zittisce scaraventando le sue labbra sulle mie.
Le sue mani mi stringono i fianchi e mi spingono con la schiena contro una pila alta di cassette d'acqua.
<<Mi fai male, lasciami!>>
Mi dimeno, cercando di staccare le labbra dalle sue, cosa che lui rende sempre più difficile.
<<Che cazzo succede qua dentro!?>>
Una voce severa alle spalle di Pier, divampa nello stanzino, facendo staccare improvvisamente il portiere da me.
Lascio scivolare la mia schiena contro le confezioni di plastica alle mie spalle, fin quando non mi ritrovo con il sedere a terra, tremante come una foglia.
<<Sempre nei momenti meno opportuni arrivi...>>
Pierluigi scappa via come una lepre dallo stanzino e io alzo per un attimo lo sguardo verso l'uomo che è appena entrato, interrompendo fortunatamente uno dei momenti più brutti della mia vita.
<<Giada>>
Giovanni si avvicina a me e si piega sulle ginocchia per raggiungere la mia altezza.
<<Che ti ha fatto quel coglione?>>
Provo a dire qualcosa ma le parole non escono, mi sento confusa e la vista inizia ad annebbiarsi, fino a quando non vedo tutto nero.



SPAZIO AUTRICE
Eccoci qua con un nuovo capitolo. Chiedo scusa per l'assenza ma sono molto impegnata ultimamente e appena ho un po' di tempo libero ne approfitto per scrivere un po'.
Fatemi sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate dal prossimo capitolo.
(Chiedo scusa per eventuali errori)

A PICCOLI PASSI - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora