CAPITOLO 15

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Arrivo fuori la struttura avvolta in un fascio di nervi, non sono nemmeno andata a dare un'occhiata al buffet dei dolci per quanto sono tesa e nervosa.
Percorro il tappeto rosso che attraversa la navata principale e quando arrivo dove sono i buttafuori, mi fermo e mi guardo intorno alla ricerca di Giovanni.
Non c'è nessuno, solo alcune persone che passeggiano e di tanto in tanto si sente sfrecciare qualche macchina.
<<Stai aspettando me?>>
La voce alle mie spalle mi fa tornare il sorriso per una frazione di secondo.
<<È così evidente?>>
Ribatto sistemando la borsa sulla spalla, mentre Gio sfila la maschera dal volto.
<<Dalla a me questa>>
Con una mano afferra il manico del borsone e lo porta sulla sua spalla. Ci scambiamo uno sguardo d'intesa e all'improvviso, il ragazzo che ho di fronte, fa un passo in avanti e si avvicina a me come per volermi baciare.
<<No, aspetta>>
Indietreggio e metto una mano sul suo petto per bloccare la sua azione. Mi guarda stranito, forse sta pensando che sono stupida a comportarmi così dopo quello che è successo qualche ora fa.
<<Possiamo parlare prima?>>
Domando guardandolo negli occhi e lui accoglie la mia proposta, così ci dirigiamo verso la sua auto, parcheggiata non troppo lontano dall'ingresso del palazzo. Giovanni posa il borsone sui sedili posteriori e subito dopo entra nella vettura, cosa che faccio anche io. Sposto di qualche centimetro il sediolino più avanti e mentre sto per mettere la cintura la sua mano mi blocca.
<<Non ancora, prima parliamo>>
Mi irrigidisco per un attimo e punto lo sguardo sul cruscotto dell'auto. Ripenso a ciò che le ragazze mi hanno detto e forse si, mi sto per gettare capofitto in una situazione che molto probabilmente mi farà soffrire di nuovo, ma voglio seguire il mio istinto per una volta.
<<Io non so se quello che è successo prima per te significa qualcosa e...>>
Appena inizio a parlare il riccio al mio fianco mi interrompe.
<<Sai come mi sento io?>>
La sua domanda mi spiazza, non so come si sente ma lo posso immaginare e percepire per quanto mi è possibile.
<<Dopo quello che è successo con te, dopo che abbiamo "rotto", per così dire, qualcosa è cambiato>>
Continua, confondendomi sempre di più.
<<Ho Clarissa che gira per casa con la pancia in bella vista, certo la cosa non mi dispiace, visto che quello che porta in grembo è anche mio figlio>>
Le sue parole mi lacerano dentro, sono lame a doppio taglio che mi fanno sanguinare l'anima.
<<Ma ogni volta che la guardo non faccio altro che pensare a te>>
Conclude, poggiando una mano sulla mia gamba scoperta. Guardo i tatuaggi che coprono gran parte del dorso di quest'ultima, soffermandomi soprattutto sulla scritta "Courage", quello che ora manca a me e di cui avrei immensamente bisogno.
<<Io ho paura>>
Sbotto, schietta come forse non sono mai stata prima.
<<Di cosa?>>
Domanda lui, stringendo leggermente la presa sulla mia gamba. Dovrei trovare le parole giuste, dirgli che alla fine ho paura di tutto e di tutti, ma questo vorrebbe dire ridicolizzarmi e non voglio.
<<Di questa situazione>>
Mi limito a rispondere, senza guardarlo negli occhi.
<<Siamo entrati in un gioco di tira e molla che inizia a starmi stretto>>
Continuo convinta e, per quanto per sia difficile, provo a sbattergli in faccia anche il mio stato d'animo. Con lui sto bene, non posso dire il contrario, ma stiamo giocando al tiro alla fune e prima o poi a furia di tirarla, la corda si spezza.
<<Tira e molla? Le ultime volte che ci siamo visti parlare è stato impossibile, forse questa è la prima volta che riusciamo ad avere una conversazione civile>>
Commenta lui con un tono quasi arrendevole, come se anche lui fosse stanco di tutta questa situazione.
<<Lo so, sto solo dicendo che non sei l'unico a stare male. Ho provato a passare sopra a tante cose, ma non ci riesco>>
Tengo sempre lo sguardo basso e per scaricare la tensione, gioco con il laccetto dei pantaloncini che indosso.
<<Perché non mi guardi?>>
Da quando siamo entrati nella sua auto non mi ha tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, mentre io non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, cosa che mi fa sentire una vera codarda.
<<Perché anche guardarti è diventato difficile>>
Rispondo sistemandomi sul sediolino e quasi ci resto male quando la sua mano scivola via dalla mia coscia. La osservo per qualche secondo, fino a quando non la sento sul mio viso. Le dita sfiorano in maniera dolce la mia guancia, forse con l'intento di farmi voltare verso di lui e, non so come, ma ci riesce.
Ci guardiamo e come sempre mi perdo nei suoi occhi. La sua mano torna sulla mia gamba e, guidata dal fuoco che si sta accendendo dentro di me, la stringo.
<<Non è così difficile>>
Scherza, rimarcando le parole da me pronunciate poco fa mentre i nostri sguardi continuano a rincorrersi. Quando lo guardo tutto il resto sparisce, anche una parte di me sparisce, quella che si fa mille complessi, quella che si fa ansie inutili per qualsiasi cosa, quella che un po' lui ha lacerato e che ricuce ogni volta che stiamo insieme.
<<Lo so che è complicato, ma almeno proviamoci>>
Dice, lasciando trasparire tutto il pentimento e il dispiacere che si è portato dentro in questi mesi.
<<A stare insieme?>>
Domando come una stupida.
<<Si>>
Ribatte deciso, senza pensarci nemmeno due volte.
<<E se poi non va? Non voglio continuare a soffrire Gio>>
Gli occhi mi diventano lucidi o almeno questo è quello che succede sempre ogni qual volta mi ritrovo a pensare al fatto che Clarissa è incinta.
<<Non vuoi nemmeno provarci? Vogliamo mandare tutto a puttane senza dsrci una possibilità?>>
Continua a chiedermi, senza capire il punto della questione.
<<Certo che voglio, ma stai per diventare padre e sai quante cose cambieranno quando questo bambino o questa bambina nascerà?>>
Giovanni sposta lo sguardo da me allo stereo della macchina, mordendosi il labbro superiore.
<<Hai davvero paura di un bambino?>>
Davvero mi ha fatto questa domanda?
<<Certo che no, ho paura del contorno e di quello che potrebbe accadere tra qualche anno>>
Sbotto ancora una volta, presa dal nervosismo.
<<Clarissa vive con te ora, per me sarebbe anche difficile entrare a casa tua. Quella donna non può vedermi e si, forse un po' la capisco, ma mettiti nei miei panni>>
Continuo imperterrita.
<<Sei tu che non ti stai mettendo nei miei>>
Sgrano gli occhi, come può dire una cosa simile?!
<<Sono settimane che andiamo avanti così e ancora non ti sei resa conto di una cosa>>
Resto in silenzio, un silenzio che vale più di mille parole e che lui sembra capire, poi però rispondo.
<<Cosa?>>
Non so se lo voglio sapere davvero, ma forse saperlo potrebbe aiutarmi e potrebbe farmi aprire gli occhi su tutta questa situazione.
<<Che ti amo Giada>>
Le sue parole mi arrivano dritte al petto, perforandomi il cuore, cosa che nemmeno il la freccia più affilata di Cupido sarebbe riuscita a fare.
Forse dovrei dire "anche io", forse dovrei dire qualcosa, ma le parole non escono, restano incastrate tra i pensieri e la lingua.
<<Perché scappi da me? Perché scappi da noi? Lo so che hai paura e che non vuoi più soffrire, ma aiutami a farti capire che potremmo stare bene>>
Con le parole è davvero bravo, io un po' meno, ma decido di agire invece di parlare. Mi fiondo sulle sue labbra, lasciandolo un po' interdetto, ma resta incollato alla mia bocca. Il bacio a stampo si trasforma in un bacio ricco e carico di passione, forse uno dei più belli che ci siamo mai dati da quando ci conosciamo.
Dopo alcuni minuti ci stacchiamo e ci guardiamo negli occhi, frastornati da tutto quello che stiamo vivendo.
<<Allora è un si?>>
Domanda, ancora confuso dal bacio.
<<Si, ma ad una condizione>>
Rispondo alzando un indice per mettere le cose in chiaro, mentre lui mi ascolta con attenzione.
<<Come ho già detto non voglio più soffrire quindi promettiamoci una cosa>>
Inizio a dire stringendo una sua mano.
<<Cosa?>>
Domanda lui, inducendomi a rispondere.
<<Di non cercarci più se le cose dovessero andare male>>
Le mie parole lo turbano, facendo comparire sul suo volto un'espressione seria.
<<Me lo prometti>>
Alzo il mignolini come una bimba, in attesa che lui me lo stringa.
<<D'accordo, ma sappi che non succederà>>
Dice, prima di fiondarsi nuovamente sulle mie labbra.




SPAZIO AUTRICE
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(Chiedo scusa per eventuali errori)

A PICCOLI PASSI - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora