CAPITOLO 11

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Sbatto le palpebre un paio di volte e quando riapro gli occhi mi ritrovo distesa su un letto in una camera che non è la mia, con Giovanni a pochi centimetri dal mio viso. Ha una mano poggiata sulla mia guancia destra e per quanto la sua vicinanza possa farmi stare bene, tutto quello che sento al momento è un senso di confusione. Mi fa male la testa e sento gli occhi pesanti, come se avessi dormito dodici ore di fila.
<<Cos'è successo?>>
Domando stordita, puntando i palmi delle mani sul materasso per alzarmi con il busto e mettermi seduta.
<<Ferma, resta sdraiata>>
Comanda lui, facendo scivolare la mano sulla mia spalla per spingermi leggermente all'indietro.
<<Questa non è la mia stanza>>
Farfugliò guardandomi intorno tornando di nuovo con la testa sul cuscino.
<<È la mia>>
Afferma il riccio sedendosi sul bordo del letto accanto a me.
<<Davvero non ricordi cos'è successo?>>
Chiede subito dopo guardandomi negli occhi mentre io provo a fare mente locale.
<<Pierluigi>>
Dico all'improvviso, restando con lo sguardo fisso sulla maniglia della finestra dalla quale filtra la luce in tutta la stanza. Ricordo il suo sguardo feroce, l'odore strano dello stanzino pieno di casse d'acqua, il modo in cui mi toccava e quasi tremo al solo pensiero.
<<Ora sei al sicuro>>
Gio prova a consolarmi ma le sue parole non riescono ad alleggerire il peso della mia confusione. Sposto lo sguardo in maniera veloce in diversi punti della camera, inizio ad agitarmi e nella mia testa solo due scene si ripetono in loop: I baci sul collo del portiere e il momento in cui è arrivato Giovanni.
<<Va tutto bene, ora sei al sicuro>>
Continua quest'ultimo avvicinandosi di più a me e poggiando una mano sulla mia coscia in maniera delicata.
<<Mio padre lo sa?>>
Domando di getto guardandolo negli occhi.
<<Si, quando sei svenuta sono corso da lui e insieme ti abbiamo portata qui. Mi ha chiesto lui di restare con te>>
Spiega in maniera pacata, passando lo sguardo da me al comodino accanto al letto.
<<Dov'è ora?>>
Continuo a domandare imperterrita e sempre più confusa.
<<A cercare quel figlio di puttana>>
Sbotta, marcando con fare rabbioso le ultime tre parole, io invece resto in silenzio completamente assorta nei miei pensieri.
<<Quando ti ho sentita urlare mi sono spaventato, pensavo fossi caduta o qualcosa di simile, ma quando ho visto Gollini attaccato a te sono andato fuori di testa>>
Ascolto attentamente le sue parole e prima che possa continuare a parlare, torno con lo sguardo su di lui.
<<Mi è passato davanti come una saetta e pochi secondi dopo sei svenuta>>
Istintivamente poggio una mia mano sulla sua, è stato davvero premuroso da parte sua e sapere che in un momento del genere è qui con me invece di essere in campo ad allenarsi, vuol dire molto.
<<Grazie>>
Dico, percorrendo con lo sguardo il suo braccio tatuato fino ad arrivare ai suoi occhi.
<<Non devi ringraziarmi>>
Mi sorride e io faccio lo stesso. Restiamo in silenzio a guardarci per un po' e per un attimo dimentico tutta la questione con Pierluigi, forse tutto quello di cui ho bisogno per stare bene è proprio la persona che ho di fronte, ma quando ricordo che abbiamo deciso di restare amici distolgo lo sguardo e allontano la mano dalla sua.
<<Gio!>>
La voce di mio padre risuona dall'esterno, accompagnando le parole con tre bussate alla porta. Il riccio si alza e va ad aprire la porta e la prima cosa che mio padre fa non appena mette piede in camera, è correre da me.
<<Tesoro, come stai? Mi hai fatto preoccupare>>
Si piega sulle ginocchia per arrivare all'altezza del materasso e quando si rende conto che sto bene e che non è successo niente di grave, mi sorride.
<<Un po' stordita, ma bene>>
Sorrido anche io e lui abbassa per un attimo lo sguardo.
<<Sfortunatamente non sono riuscito a rintracciare Pierluigi>>
Afferma con un filo di tristezza rimettendosi in piedi.
<<Appena ne avrò l'occasione e lo vedrò non la passerà liscia, se riprova a che solo ad avvicinarsi a te o anche solo a guardarti, giuro che...>>
<<Papà calmati!>>
Quasi urlo notando il suo stato di agitazione e il modo in cui è improvvisamente diventato rosso per la troppa rabbia, cosa che forse ha notato anche Giovanni.
<<Io sto bene e lui è solo un bastardo>>
Dico acida ripensando ancora una volta a quello che è successo mentre papà e Gio mi guardano seri. All'improvviso la suoneria di un cellulare riempie il silenzio che si era creato.
<<Scusate un secondo>>
Il numero 22 del Napoli, sfila il telefono dalla tasca dei pantaloni ed esce dalla stanza, lasciando me e mio padre da soli e il mio pensiero va subito a Clarissa. Mi ero quasi dimenticata della sua esistenza e della sua gravidanza e non appena me ne ricordo mi irrigidisco e mi catapulto giù dal letto.
<<Tesoro no, devi riposare>>
Mio padre si avvicina a me e circonda le mie spalle con le sue calde mani.
<<Tranquillo, sto bene e poi ho bisogno di alzarmi un po'>>
Dico schietta e dopo cinque minuti Giovanni rientra in camera e punta gli occhi su di me.
<<Ragazzi mi spiace ma io devo scappare, i ragazzi mi stanno aspettando, sono venuto qui di corsa per accertarmi delle tue condizioni>>
Dice mio padre guardando prima il calciatore poi me.
<<Gio tu resta qui con lei, per oggi gli allenamenti saltano, non fa niente>>
Sgrano gli occhi e provo a trovare un modo per convincere mio padre a lasciarmi sola.
<<Ma no papà, può venire con te, io sto bene davvero>>
Affermo cercando di risultare il più convince possibile, ma ovviamente è tutto inutile.
<<Non ho intenzione di lasciarti da sola, mi fido di lui e per oggi ti farà compagnia>>
Si è fidato di lui anche quando stavamo per intraprendere una relazione, eppure si è visto com'è andata a finire.
<<Ora vi lascio, a più tardi>>
Neanche il tempo di finire la frase che papà esce dalla stanza lasciando in essa un'aria di tensione che fino a pochi secondi fa non c'era.
Mi siedo sul letto e sento gli occhi di Gio addosso e tra tutte le cose che potrei dire in questi momento, dico la più sbagliata.
<<Era Clarissa?>>
Forse dovrei pensare prima di aprire la bocca.
<<Si...>>
Si limita a rispondere lui e io, non contenga della sua risposta, continuo a infierire sulla mia debolezza.
<<Come procede la gravidanza?>>
<<Bene, a breve entrerà nel quarto mese e forse presto scopriremo il sesso del bambino>>
Non percepisco entusiasmo nelle sue parole, forse non vuole sbilanciarsi perché sa che dentro in realtà sto morendo.
<<Oh, che bello>>
Ribatto con una falsità assurda che non gli passa inosservata, lui però resta in silenzio e prende posto affianco a me, mantenendo una certa distanza.
<<Posso farti una domanda?>>
Domanda guardandomi, cosa che io non faccio.
<<Si...>>
Continuo a non guardarlo.
<<Durante questi mesi, sei stata con altri ragazzi?>>
La sua domanda mi lascia senza parole per qualche istante poi però mi volto nella sua direzione.
<<Si>>
Mento spudoratamente, un po' per vedere la sua reazione e un po' per capire se anche lui è stato a letto con altre, cosa molto probabile, magari è andato a letto proprio con Clarissa.
<<Tu?>>
Non mi soffermo molto sulla sua espressione quasi dispiaciuta e rigiro la domanda.
<<No>>
Colpita e affondata, davvero non è stato con nessuna?
<<Nemmeno con Clarissa?>>
La mia domanda sembra quasi infastidirlo, il che infastidisce anche me.
<<Con lei non voglio averci più niente a che fare a livello sentimentale>>
Ammette abbassando lo sguardo, ma io continuo a infierire.
<<È per questo che non ci sei andato a letto oppure è perché è incinta?>>
Sbotto acida, lasciando trasparire un filo di gelosia. Gio alza gli occhi al cielo e poco dopo si alza dal letto e va verso la porta.
<<Dove vai?>>
Domando nervosa visto che ha abbandonato la conversazione all'improvviso.
<<A prendere una boccata d'aria e qualcosa di dolce per te>>
Più confusa di prima, mi alzo dal letto e raggiungo la porta.
<<Per me?!>>
Domando guardandolo negli occhi.
<<Si, un bel dolcetto potrebbe alleviare tutto questo nervosismo che porti dentro>>
Non mi dà il tempo e il modo di replicare, mi lascia sola nella sua stanza in preda al panico e a un turbine di pensieri.

SPAZIO AUTRICE
Finiranno mai questi punzecchiamenti?
(Chiedo scusa per eventuali errori)

A PICCOLI PASSI - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora