In un mondo alternativo al nostro, l'umanità è divisa in quattro categorie, e i membri di esse sono stabiliti tramite il segno zodiacale che possiedono: Acqua, Aria, Terra, Fuoco.
All'età di 20 anni tutti i giovani uomini e le giovani fanciulle son...
"Ma tu, ma tu, ma tu Tu l'hai capito , l'hai capito Ho visto che eri cambiato anche tu Mi sei scoppiato dentro al cuore All'improvviso, all'improvviso Non so perché Non lo so perché All'improvviso, all'improvviso Sarà perché m'hai guardato Come nessuno m'ha guardato mai Mi sento viva All'improvviso per te Mi sei scoppiato dentro al cuore All'improvviso, all'improvviso Non so perché Non lo so perché All'improvviso, all' improvviso " -Mina
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Dorian
«Che maschera sceglierai, Dorian?» maschere, maschere, maschere... Il mondo ne è così pieno che potrei sceglierne una ad occhi chiusi per il resto della mia vita e per le prossime cento, senza rimorso. Avrei il tempo di utilizzarle tutte.
Eppure, non riesco a sceglierne una oggi. Sento che sarà una giornata diversa dalle altre, e forse per oggi, solo per oggi, potrei anche non indossarla. Ma chi se ne frega, dopotutto è Carnevale.
Sono pensieri strani per un bambino di dodici anni, lo so. Ma sono segno d'aria, le stelle mi insegnano cose che gli altri non sarebbero in grado di pensare neanche dopo un periodo di totale isolamento mentale. Io e la mia mente siamo una cosa sola.
«Tesoro, cosa hai scelto?» mi volto verso mia madre, i lunghi ricci corvini le incorniciano il viso, dandole quell'aria da angelo che le si addice tanto.
«Nessuna maschera, mamma. Tu invece?» la raggiungo in soggiorno, dove mi porge del pane caldo con cioccolato, la mia merenda preferita da sempre.
«A me non serve una maschera quando sono con te, Dorian.» mi circonda il viso con le mani e mi posa un bacio sulla fronte, facendomi sorridere. I baci della mamma sono così soffici che sembra di essere toccati da una nuvola.
«Neanche a me.» ammetto, facendole spuntare un sorriso sincero in volto.
Divido il mio panino e gliene porgo metà, obbligandola con lo sguardo ad accettarlo. Mia madre non mangia regolarmente, cerca sempre di lasciare anche il minimo pezzettino di cibo nel piatto così da non sentirsi in colpa per aver finito tutta la porzione. A volte non cucina per se, e usa la scusa della stanchezza.
Io cerco sempre di far coincidere i nostri orari, ma andando a scuola mi risulta un po' complicato. Però riesco a farla mangiare.
«Al mio tre..» mi dice, portandosi il pane alle labbra.
«Uno...»
«Due..» tiro un morso al mio panino e la mamma mi guarda sbalordita, e dopo una pausa di silenzio, scoppia in una fragorosa risata. Mi circonda le spalle con le sue braccia e recupera la borsa dal tavolo, uscendo di casa.
