Capitolo 11 - Le cose si complicano

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Ci sono volute due buone ore di resoconto per chiarire a War che io non ne sapessi nulla e che fossi rimasto di ghiaccio esattamente come lui, quando avevo visto Thames, statuario e fenomenale, in mezzo alla nostra sala d'attesa.

La riunione con lui è andata benissimo. Dopo un primo momento di incredulità, War ha ripreso il consueto controllo della situazione e ha gestito, da grande professionista, l'incontro, illustrando le nostre idee e potenzialità.

Il Thames non è stato da meno. Una volta abbandonati i panni dell'imbranato bamboccio delle superiori, ha acquistato, non solo muscoli e bellezza, ma anche una grande sicurezza. Siamo rimasti tutti nel mio ufficio per discutere insieme di passato e futuro. Di scuola, lavoro e amicizia. Con Sam che prendeva appunti, Dan che faceva schizzi e Marine che svolazzava di qui e di là con bibite e pasticcini.

Si è fatto tardi e nemmeno ce ne siamo resi conto quando Thames, guardando l'orologio, ci propone di andare fuori a cena tutti insieme.

Sam e Dan hanno già un impegno con gli amici, io accetto con piacere mentre noto War un po' riluttante.

"Ragazzi, stasera passo" infatti dice, "la prossima con gran piacere. Ma voi andate e divertitevi anche per me". Ci pensa un attimo e poi stringe la mano del Thames con fare amichevole e affabile, dirigendosi poi verso il suo ufficio.

Ho deciso di seguirlo. "Mi dici che ti è preso? Perché non vuoi venire con noi? E non mi dire che hai da fare perché conosco la tua agenda meglio della mia!" gli chiedo senza dargli nemmeno il tempo di pensarci.

Prova a tergiversare con un improvviso mal di testa ma davanti alla mia espressione continua cambiando tono. "In, semplicemente non mi va. Tu hai sempre avuto più feeling con Thames, goditi la serata e rilassati. Io ho bisogno di non perdere le certezze che credevo acquisite nella mia vita". Concludere in modo criptico.

"Amico, io non capisco cosa diavolo stai blaterando. Che certezze? Di cosa hai paura? Qui parliamo di andare a cena con un ragazzo conosciuto ai tempi della scuola. Non mi pare che stiamo mettendo in dubbio nulla! Spiegami!" Insisto.

"Ora no. Lo capirai, forse. Te lo dirò" Mi dice in modo perentorio spingendomi letteralmente fuori dalla stanza.

Conosco molto bene il mio amico e so che quando ha questo atteggiamento, niente e nessuno può convincerlo diversamente.

Nella saletta d'attesa, Thames sta ancora chiacchierando con i miei colleghi. Mi affretto a radunare le mie cose quando mi rendo conto che una luce lampeggia dal mio cellulare. Un messaggio. Sang!

"In, sei libero stasera? Ceniamo insieme?" Ahi. E adesso come la metto? "Scusa, cena di lavoro. Ti chiamo appena sono a casa". Digito velocemente.

Cerco di assumere un tono leggero e spiritoso nella risposta. D'altronde, non abbiamo ancora chiarito nulla della nostra relazione... o qualunque cosa sia.

"Ok" è la sua laconica risposta. Non è che mi aspettassi che si battesse per me ma un pizzico di dispiacere no? Che testa, la mia testa!

Salutiamo tutti e ci avviamo a piedi. È una bella serata, passeggiare a piedi con un vecchio amico ci sta davvero bene. Thames chiacchierava animatamente e con familiarità come se ci fossimo visti solo ieri.

Sorrido, notando tutte le ragazze che si girano a guardarlo pressoché adoranti e glielo faccio notare.

Lui scoppia a ridere. "All'inizio pensavo ce l'avessero con qualcun altro" dice continuando a ridere, "ora so che guardano me, ma ti assicuro che non mi sono ancora abituato. Sarà lo stesso per te!" Afferma con convinzione mentre entriamo in un localino poco lontano dall'ufficio.

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