Capitolo 12 - Maledetta paura (+18)

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Sto accampando scuse su scuse negli ultimi giorni per evitare Sang.

Ho dato fondo alla fantasia di tutti i miei colleghi, viaggiando con la memoria indietro nel tempo, alla ricerca delle invenzioni dei miei ex compagni ai tempi delle interrogazioni a scuola.

Ho lasciato "mi spiace è morta mia nonna" come ultima spiaggia. Effettivamente mi sembra un po' troppo. La poverina, in perfetta forma, arzilla e probabilmente più giovanile di me, inorridirebbe se solo sapesse che l'ho pensato.

Il lavoro resta l'oggetto più gettonato delle scuse ma d'altronde da un giovane pubblicitario ci si aspetta che non abbia tempo da dedicare ad altro. O No? Bene. Avrò tempo di spiegarvi che è la più grande delle idiozie.

Dal più banale mal di testa al classico arrivo improvviso di un parente, passando per l'influenza, cena con colleghi, cena con genitori, cena con clienti. Benvenuti al festival delle scuse.

A conti fatti non vedo Sang da una settimana. E aggiungo che tutte le comunicazioni sono state fatte via mail o messaggio. Prima di essere accusato di essere un brutto stronzo che lascia il suo ragazzo via messaggio, specifico che:

1 – Sang non è il mio ragazzo quindi non posso lasciare qualcuno che non è mai stato mio.

2 – Non sarebbe proprio un "lasciare" ma un gentile invito a non frequentarsi più.

3 – Se lo guardo negli occhi rinnego, dopo una frazione di secondo, me stesso e la mia fragilissima volontà.

Direi che quest'ultima considerazione vale, da sola, le prime due messe insieme. Non ho altro da aggiungere.

War, Sam e Dan stanno provando in tutti i modi a dirmi che devo parlare con lui presto, molto presto. Ma niente. Trovo scuse anche con loro. Codardo? Si sono codardo. Sang d'altronde non ha mai insistito più di tanto. Ad ogni mio messaggio, ha risposto con altrettanti messaggi.

"Ok, tranquillo, mi spiace, che scocciatura, a domani, non stancarti troppo". ... E pensare che da ragazzino la sua dialettica mi affascinava a tal punto da lasciarmi senza parole.

"In, mi hanno appena consegnato un invito ufficiale per l'inaugurazione della Palestra della Martin, sai... quella elegante di cui ci hai spesso parlato!". Marine. Ma perché deve entrare in ufficio come una valanga senza mai bussare. Prima o poi mi farà venire un accidente.

Sapevo che sarebbe arrivato. Qualche settimana fa, Sang mi aveva detto che i lavori erano ormai al termine e restava solo qualche minuzia prima del taglio del nastro. Giro e rigiro la busta tra le mani come se scottasse. È a mio nome, ma immaginavo anche questo.

War entra in ufficio seguendo Marine e si ferma davanti alla scrivania, guardando fisso, il mio gesto. Gira, rigira. Rigira, gira.

"Non ti dirà cosa fare, se continui a girartela tra le mani!" mi dice ridacchiando. "Su, aprila e vediamo cosa mai potrà contenere" si siede di fronte a me incrociando gambe e braccia. Posizione d'attesa.

Praticamente è un "non mi muovo di qui finché non hai aperto la busta". Sospiro...accarezzando sia la busta che l'invito che è all'interno. Stampato c'è il mio nome, data, luogo e orario.

Sabato, 13 giugno ore 20. Tra quattro giorni. Nessuna aggiunta a mano da parte di Sang.

"Devi andarci, lo sai?" mi anticipa War.

"Lo so, lo so" rispondo quasi a me stesso. "E come la metti con il nascondino a cui stai giocando in quest'ultima settimana?" mi chiede il mio amico che, come sempre, arriva immediatamente al nocciolo della questione.

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