twelve

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la mattina dopo, stavo ancora dormendo stretto tra le braccia del mio amato quando udii fugacemente dei rumori e delle voci, nonostante fossi in uno stato di dormiveglia:

« ragazzi? ci siete? »
« ragazzi? » sentii un rumore simile a una porta che si apriva.
« ragazz- porca puttana »
« seonghwa! torna fuori! lasciali dormire! »
« che cazzo fate alla porta dei piccioncini?!»
« guarda tu stesso, woo »
« stanotte si sono divertiti »
« wooyoung! »
« è la verità! o almeno così pare »
« quindi stanno insieme secondo voi? »
« ovviamente, hwa mi devi dei soldi »
« vaffanculo »
« lasciateli stare, uscite! »

ci capii poco e nulla, ero più addormentato che sveglio, e non avevo intenzione di lasciare quelle braccia calde almeno per ora.


⤷‧₊˚ 🌙

tirai uno sbadiglio, alzai le braccia al cielo e tirai le punte dei piedi, per stirarmi per bene.
aprii gli occhi lentamente, dovevo ancora abituarmi alla luce del sole che penetrava dalla finestra.

mi stropicciai gli occhi in modo disordinato, poi con una mano mi allungai verso il comodino, su cui era posato il mio telefono: oltre a essere mezzo scarico, vidi che erano le undici passate. era tardi.

provai ad alzarmi a sedere ma due braccia mi batterono sul tempo, prendendomi e facendomi tornare sdraiato:

« min, è tardi. gli altri ci staranno aspettando » mormorai girandomi faccia a faccia con il rosso, che aveva ancora gli occhi chiusi.

non rispose.

« sei sveglio? »

silenzio.

« no » la risposta da parte sua.

ridacchiai. come era carino.

« min dobbiamo alzarci »
« dai restiamo qui un altro po' »

disse con fare lamentoso mentre mi stringeva più vicino a lui. mi godetti il calore del suo abbraccio, la sua pelle calda contro la mia più fredda. io ero sempre freddo, lui sempre caldo, come la luna e il sole.

gli lasciai qualche bacio sul viso, sulle guance, sul naso, sulla fronte e lui iniziò a ridere:
« yuyu, mi fai il solletico » ridacchiò sempre a occhi chiusi mentre andava a tentoni con le mani per prendermi le guance.

appena ci riuscì, aprì gli occhi: mi osservò un poco, poi li richiuse subito, dovendosi ancora abituare alla luce.
poco dopo li riaprì, mi guardò negli occhi e mi lasciò un bacio sulle labbra. non potevo chiedere un risveglio migliore di questo.

« questa sì che è la visione che voglio vedere quando mi sveglio » mormorò con voce assonnata accarezzandomi il viso con delicatezza.

« è un invito a non lasciarti mai? »
« esattamente »

dopo minuti infiniti riuscimmo almeno a metterci seduti: le lenzuola che scivolavano dai nostri petti e si ammucchiavano sopra le gambe. i ricordi di ieri sera mi tornarono alla mente per un nanosecondo, mi morsi il labbro.

mingi alzò le braccia al cielo, i muscoli della schiena – non più tanto liscia a causa di qualche graffio di troppo – che si stiravano perfettamente.

𝗕𝗔𝗕𝗬𝗦𝗜𝗧𝗧𝗘𝗥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora