🍂Capitolo 3🍁

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SANEM

Non immaginavo che i miei datori di lavoro fossero così disponibili e attenti con me. Il signor Emre è rimasto quasi tutta la mattina a spiegarmi come funzionano i vari programmi per gestire le richieste dei clienti, organizzare i loro viaggi, cercare le offerte migliori alle loro esigenze. È stata, più che altro, un’infarinatura generale di ciò di cui dovrò occuparmi. Circa ogni mezz’ora, poi, mi chiedeva di rilassarmi e uscire fuori a prendere una boccata d’aria, oppure rimanere con lui in agenzia semplicemente a chiacchierare.

“E ti è dispiaciuto?”

«No, ma… è strano.»

“Cosa ci sarebbe di strano?”

«Che un dipendente abbia la possibilità di avere tutti quei momenti di pausa.»

“Ogni capo fa come vuole!”

«Ma il signor Emre mi è parso un po’ troppo accondiscendente.»

“L’ha voluto lui, mica tu!”

«Per questo è ancora più strano.»

“Sarà anche strano per te ma di sicuro è una gradevole compagnia.”

«Perché ho l’impressione che tu stia alludendo a qualcosa?»

“Non è quello che stai pensando?”

«Non sto pensando proprio a niente.»

“E allora perché io sto dicendo queste cose?”

«Ah, di certo non per colpa mia!»

“Mi stai confondendo.”

«Tiri fuori sempre cose inopportune.»

“Sono i tuoi pensieri.”

«Adesso basta!»

“Però è carino, ammettilo!”

«Non è male. Almeno non devo lavorare con un capo esigente e severo.»

“Non intendevo questo.”

«Allora è meglio che io non ti ascolti più.»

Il signor Emre mi raggiunge dopo avermi chiesto di aspettarlo fuori dal ristorante dove abbiamo pranzato. È stato davvero gentile ad invitarmi, benché in un primo momento io mi sia sentita in imbarazzo. Non immaginavo che il primo giorno di lavoro si sarebbe trasformato anche in un momento di conoscenza col mio capo.
Già per tutta la mattinata ha avuto un atteggiamento riguardevole nei miei confronti dandomi diversi momenti di pausa. Ho quasi avuto l’impressione che conoscesse il mio problema. La mia sensazione si è accentuata quando è arrivato anche il signor Divit, suo padre, il proprietario della Harika Geziler. È un uomo gentile e simpatico, ha saputo mettermi a mio agio. Dopo alcune domande a livello personale, ma niente di invadente, solo per rompere il ghiaccio, ha tenuto a ribadire che posso prendermi momenti di pausa ogni volta che ne ho bisogno. Questa sua affermazione, ovviamente, mi ha lasciata di nuovo perplessa, nonostante il suo sorriso affabile e contagioso mi abbia tranquillizzata.

“Devi ammettere che anche il signor Aziz ha un certo fascino!”

«Ma cosa…» sbotto all’improvviso, imbarazzata per la presenza del signor Emre.

«Tutto bene, Sanem?» mi chiede preoccupato mentre continua a guidare attento, come se avesse in auto un bambino.

«Sì. Tutto bene, signor Emre.»

«Spero che il pranzo ti sia piaciuto.»

«Era tutto molto buono, ma non doveva disturbarsi per me.»

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