🍂Capitolo 9🍁

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SANEM

Sono due settimane che lavoro alla Harika Geziler, il signor Aziz ha già deciso che avrò un contratto di lavoro in regola senza finire il periodo di prova. Gli ho detto chiaramente che non voglio favoritismi per la mia situazione, né perché sarei un’amica molto speciale di suo figlio. Ma lui non ha voluto sentire altro, mi ha fatto intendere che la mia conoscenza delle lingue è un vantaggio per la sua agenzia e che, dal momento che ho subito appreso come interfacciarmi con i clienti, non c’è motivo di aspettare. Dunque, ho appena firmato il mio primo, vero, contratto di lavoro. Ecco perché in pausa pranzo erano tutti misteriosi. Hanno predisposto una scrivania tutta per me, con un computer tutto per me, un telefono tutto per me, penne, block-notes, schedari, dépliant tutti per me, fermacarte, spille, spillette, cartelline, tutto apposto in un angolo, una barca in miniatura che non so a cosa accidenti serva collocata accanto al pc, un piccolo mappamondo appunta spilli carinissimo che faccio girare, una targhetta di due centimetri per cinque con sopra il mio nome poggiata sulla scrivania e che noto solo nel momento in cui mi siedo.

«Cosa fai, Sanem? Su, vieni qui che dobbiamo festeggiare» urla Ayhan scattando a ridere come è suo solito.

È una ragazza davvero allegra e vivace, abbiamo instaurato un buon rapporto e spesso torniamo anche a casa insieme. Facciamo lo stesso tragitto; ho scoperto che lei abita due quartieri dopo il mio. Non posso ancora dire se siamo diventate già amiche ma ci siamo raccontate tante cose della nostra infanzia e del nostro passato da ragazze adulte. Le ho persino confidato della mia perdita di memoria e lei è stata così dolce dicendomi che vorrebbe aiutarmi a recuperare i miei ricordi.

E a proposito di memoria… ho ascoltato il consiglio di Leyla: sono andata a parlare con la dottoressa Keskin. All’inizio avevo delle remore, passare da un dottore a un altro mi spaventava, temevo che nella mia testa si sarebbe creata ancora più confusione. Mi sono resa conto che i ricordi di questa estate stanno pian piano riaffiorando, anche se intravedo solamente fotogrammi che faccio fatica a collocare nell’album della mia estate a Tenerife. Insomma, dopo un po’ di insistenza da parte di mia sorella, ho ceduto. Devo ammettere che la dottoressa Keskin ha saputo mettermi a mio agio sin dalla prima seduta; non che con il dottor Yashin non mi trovassi ma lei ha tutto un altro modo di approcciarsi con i suoi pazienti. Sarà forse che è una donna, o perché ho scoperto che è amica di Leyla. Insomma, andrei da lei ogni giorno se potessi. Mi rilassa. Mi ha consigliato di trascrivere su un quaderno tutti i flashback che il mio cervello mi manda, per poi confrontarli con l’unica persona in grado di potermi rispondere: nonna Huma. È lei il mio riferimento principale, essendo stata in vacanza con lei. Eppure, su alcuni lampi di memoria non ha saputo dirmi se appartengono a quel periodo, in quanto non ho vissuto tutti i momenti con lei.

«Dovresti parlarne anche con un’altra persona» mi ha detto.

Al che mi sono accigliata. Io con quell’altra persona non ci voglio parlare.

“Sei testarda” continuava a ripetermi il “tormentone” nella mia testa.

«Sarò anche testarda, ma come faccio ad essere sicura che mi dica la verità?»

“Perché dovrebbe mentirti?”

«Potrebbe approfittare della situazione.»

“Hai paura che ti dica che non eravate solo amici?”

«Potrebbe dire di tutto.»

“Non capisco perché ce l’hai con lui.”

«Non lo so.»

“E’ sempre così gentile e premuroso. Sorride sempre quando ti vede, non ti toglie gli occhi di dosso. Secondo me avete avuto un flirt.

«Non dire idiozie. Mi ci vedi a me con un tipo così? Cioè, volevo dire… ma figuriamoci se un tipo così mi si filerebbe!»

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