🍂Capitolo 2🍁

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CAN

«Ottima virata, ragazzi! Adesso prepariamoci all’attracco e all’ormeggio.»

Sotto la mia supervisione, i miei due allievi portano la piccola imbarcazione lungo la banchina.

«Perfetto! Se il tempo sarà clemente, ci vediamo domani alla stessa ora» dico loro salutandoli.

«A domani, skipper!» salutano a loro volta allontanandosi soddisfatti dal molo.

Sistemo alcune cime prima di lasciare la barca al mio collega pronto per la lezione successiva, mentre io mi dirigo verso la mia Albatros ormeggiata sull’altro versante del porto.
Sento il telefono squillare e rispondo all’unica persona che, ogni giorno, mi dà notizie di lei.

«Pronto, Leyla!»

«Buongiorno, Can! Ti disturbo?»

«No, ho appena finito una lezione. Dimmi pure.»

«Ecco, sarei voluta passare per parlarti da vicino ma devo andare a lavoro. Però, volevo informarti di una cosa.»

«È successo qualcosa a Sanem?»

«No, no, è tutto come al solito, purtroppo, ma stamattina mi ha chiesto se io conoscessi i titolari dell’agenzia.»

«Come mai questa domanda?»

«È rimasta meravigliata che l’abbiano assunta subito, da un giorno all’altro.»

«Capisco, ma sono stato io a dire a mio fratello e a mio padre di non metterla sotto pressione.»

«Appunto per questo lei è rimasta perplessa che non le abbiano chiesto molte cose e che sia stata immediatamente assunta. Ovviamente le ho detto che l’agenzia ha una collaborazione con l’azienda per cui lavoro e che è stato grazie al mio ragazzo se subito hanno accettato la sua candidatura.»

«Dovrò parlare con mio fratello e dirgli di stare attento a come parla. Non vorrei che capisse che la sua assunzione non è stata casuale.»

«Da quello che so è che le hanno chiesto di parlare nelle diverse lingue che conosce e ovviamente se l’è cavata. Per quanto possa essere un fattore importante, lei si aspettava un colloquio più intenso. Insomma, Sanem è intelligente e non ci metterebbe molto a capire che qualcosa non quadra.»

«Ripeto, parlerò con lui.»

«Ti ringrazio, Can!»

«Non devi. Sai che per Sanem farei tutto» esclamo, rimanendo qualche secondo in silenzio. «Leyla…»

«Dimmi!»

«Quanto dovrà andare avanti questa situazione?»

«Non lo so, Can! Sai bene cosa dice il dottore.»

«Io non ce la faccio più, però. Non poterla vedere, non poterle parlare…»

«Lo capisco ma abbi pazienza. Fallo per lei!»

«È per lei che lo sto facendo, ma non resisto più. Mi sembra di stare in un limbo in attesa che lei ricordi. E se non succederà? Se la sua mente rimanesse ferma a prima dell’estate? Ho paura che non vedendomi lei non potrà ricordarsi mai più di noi.»

«Non so che dirti, Can. Anche io, a volte, penso che sia meglio raccontarle delle vacanze e fare in modo che vi incontriate. Ma non sono io che posso decidere. Il dottore teme che, se la mettessimo improvvisamente a conoscenza di quel periodo, potrebbe avere degli attacchi di panico ricordando tutto insieme e potrebbe collegare anche l’incidente che ha avuto, senza sapere che ripercussioni possano cadere su di lei.»

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