🍂Capitolo 18🍁

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CAN

«Ti senti bene, Can?»

Annuisco, chiudendo con forza gli occhi. Mi sembra di avere le allucinazioni.

«Ti prendo un bicchier d’acqua. Dov’è la cucina?»

Senza aspettare risposta, Sanem si muove in casa mia come se la conoscesse già. Ma quand’è che si è cambiata? Perché adesso indossa un paio di jeans e una camicetta fucsia dello stesso colore del vestito che aveva poco fa? Quando ritorna col bicchiere d’acqua non fa alcun rumore, le sue scarpe col tacco sono diventate delle semplici scarpette basse. Sto impazzendo.
Ingurgito l’acqua e resto ancora un po’ in silenzio, scioccato da me stesso. Ho paura che richiudendo gli occhi possa trasformarsi persino lei.

«Cosa ti è successo, amore mio?» mi chiede dolcemente preoccupata, sedendosi accanto a me.

Osservo le sue labbra che fino a qualche attimo fa sembravano dipinte di un rosso acceso e invece, adesso, sono del loro colore naturale ma più sensuali che mai. Mi precipito a baciarle, quasi divorandole in un impulso che non riesco a trattenere. Il loro sapore mi ricorda una pesca, probabilmente le avrà ammorbidite con qualche prodotto fruttato, come le ho visto fare tante volte quando si preparava davanti a me. Continuo a baciarla, tenendole la testa con una mano mentre con l’altra le avvolgo la vita, ma senza alcuna stretta possente. Ho gli occhi chiusi mentre le nostre bocche si cercano frenetiche, non solo la mia ma anche la sua sembra che voglia in qualche modo consumarmi. Ho solo paura che riaprendo gli occhi lei possa essere svanita ed io mi stia ritrovando a baciare… il cuscino. Per cui mi stacco immediatamente e punto lo sguardo su ciò che stringo tra le mani… e c’è lei, il suo corpo ed il suo viso arrossato e stupito.

«Can, ma cos’hai? Sei così strano!» mi dice, accarezzandomi una guancia.

Mi poggio allo schienale del divano e butto la testa all’indietro. Sanem resta accanto a me, si appoggia al mio petto accarezzandomi. Il suo profumo e il suo respiro mi stanno torturando. Non voglio allontanarla, ma non posso nemmeno rimanere così col forte desiderio che ho di lei. Eppure, ciò che provo per questa donna è qualcosa di profondo ed immenso da farmi sopportare l'attesa. Le cingo le spalle e l’attiro ancora di più a me. Ho bisogno di lei, delle sue carezze, della sua tenerezza, del suo modo di essere e di amarmi.
Le scosto il viso per poterla vedere negli occhi. Sono così belli questa sera – non che le altre volte non lo siano – da farmi annegare! C’è una luce particolare in essi, come un bagliore che rischiara il cielo dopo una tempesta.

«Sei così bella, Sanem! Mi fai scoppiare il cuore» e un’altra cosa, aggiungerei, ma resto zitto.

Le accarezzo il viso e lei abbassa lo sguardo, quasi imbarazzata, ma glielo risollevo perché ho bisogno dei suoi occhi.

«Cos’avevi poco fa?» mi domanda, tornando per un attimo a preoccuparsi.

«Nulla, tesoro! Mi sei mancata così tanto che il mio cuore è impazzito.»

«Anche tu mi sei mancato tanto e non vedevo l’ora di correre da te.»

«Se non fossi venuta tu l’avrei fatto io.»

«Can, ti devo anche parlare!» mi dice seriamente.

Cerco di rimanere calmo, di non agitarmi, di non pensare in negativo. Ma è impossibile.

«Ti ascolto!» La mia voce è smorzata. Sì, ho paura di qualsiasi cosa lei debba dirmi, ha assunto un’aria troppo seria e noto come prende un bel respiro.

«Riguardo noi due… cioè, a quello che è successo a Tenerife…» Vedo che ha difficoltà a spiegarsi ma io l’ho capita perfettamente.

«Sanem, non c’è bisogno che riprendiamo l’argomento. Se per te vale la pena aspettare – anche se ovviamente non avrebbe senso – allora aspetteremo. Ho capito quanto per te sia importante e non voglio spingerti a fare nulla che non vuoi, nulla di cui non ti senti di nuovo pronta o che possa farti sentire in colpa. Io aspetterò te, amore mio, i tuoi tempi, le tue esigenze. Basta che resti con me; non chiedo altro!» dico tutto d’un fiato.

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