CAPITOLO 4

26 3 0
                                    

I docenti furono convocati nell'ufficio-salotto di Lupo. Fu il maresciallo ad accogliere gli ospiti. "Professori prego, accomodatevi" disse Caruso. "Il tenente arriverà fra un momento, deve finire di sbrigare alcune pratiche." I docenti si sedettero a ferro di cavallo, lungo i moderni divani in pelle disposti ai lati della scrivania. "Gradite un succo d'ananas?" domandò il maresciallo." Ma che bravo uomo di casa!" esclamò la professoressa Campi." Proprio non sembri la persona che ho sposato..." Caruso incassò il colpo stoicamente, non si lasciò scappare neanche una sillaba. Doveva attenersi al ruolo che gli aveva assegnato il tenente: intrattenere gli ospiti, in attesa che arrivasse il padrone di casa. I docenti non riuscivano a dissimulare un certo nervosismo. Bruni seguitava a tamburellare sul bracciolo del divano; la Muolo, seduta di fianco a lui, non smetteva di usare lo smartphone a mo' di specchio; De Angelis non riusciva a trattenere dei colpetti di tosse stizzosa; sull'altro divano, la Greco stentava a controllare il tremolio delle palpebre; Mauro guardava con gesti meccanici l'orologio, come se dovesse cronometrare l'esito di una gara; la Campi era l'unica tranquilla. Mancava Bartoli. Ancora una volta, l'unico assente.

"Signori buongiorno" disse Lupo, entrando con passo atletico nella sala. Prese posto dietro la scrivania, iniziò a esporre il motivo di quella convocazione: "Si tratta di un incontro informale. Come sapete, le nuove procedure garantiste del SOD non solo prevedono che le persone informate sui fatti siano tutelate: la Squadra Omicidi, che io qui rappresento, è a loro completa disposizione. Siamo noi al vostro servizio, e non il contrario". Il nervosismo dei professori anziché smorzarsi diventò ancora più evidente. "È inutile far finta di nulla," disse Bruni "l'assenza di Bartoli non può passare inosservata." Interloquì De Angelis: "Ha ragione il collega. Tutti abbiamo notato la sua assenza in aula magna. Tutti sappiamo del violento litigio che aveva avuto con il povero Pasquini, pochi giorni prima della sua tragica morte!". "Oibò!" fece sarcastico Mauro. "Che fine ha fatto la proverbiale omertà della chiesa?" "Non sono un prete!" ribatté sdegnato il collega. "Sono un docente di Scienze Religiose!" "Ma quali scienze!" strillò la Greco. "La vera scienza è quella di cui si occupava Pasquini: quella fondata sul metodo galileiano. Per questo i bigotti lo odiavano!" La Muolo scoppiò in lacrime, rovinandosi il trucco: due coppie di binari colorati le rigarono il viso. Quando se ne avvide, il pianto divenne ancora più isterico. La Campi tentò invano di consolarla. "Adesso basta!" urlò Caruso. "Questo è troppo: qui non siamo al manicomio!" Intervenne Lupo: "Semmai basta lo dico io, maresciallo. Si calmi anche lei. Calmiamoci tutti. Ve lo ripeto ancora una volta: questo è un incontro amichevole, informale. Non c'è nessun motivo per agitarsi così". Ci fu un momento di quiete. Poi ricominciò il parapiglia. Tutti urlavano, si accusavano a vicenda. Tutti avevano litigato almeno una volta con Pasquini. Quello con Bartoli non era che l'ultimo di una lunga serie di scontri. Tutti avevano un motivo valido per ucciderlo. Tranne la Campi, che rimase in silenzio per tutto il tempo. Di tanto in tanto scambiava uno sguardo, scuotendo la testa, con il marito.


Il maresciallo se ne andò al parco da solo. Lupo rimase in ufficio a riordinare le idee. Il sole ormai al tramonto colorava di rosa quello scorcio di paradiso, nel cuore della città. Provò a scacciare dai pensieri la scena grottesca e patetica, a cui aveva assistito. Insegnanti, educatori... persone dalle quali dipende il futuro di centinaia di ragazzi. E si mostrano così immaturi e infantili!... Più dei loro alunni. Cos'ha da insegnare quella gente frustrata e mediocre alle nuove generazioni?... Quasi quasi provava più simpatia per gli studenti. Non era vero che li odiasse. Diffidava dei giovani rivoluzionari, di quelli che pretendono e si illudono di cambiare il mondo. E gli adulti che detengono il potere li sfruttano. Fu così nel Sessantotto. E soprattutto negli anni Settanta, quando il delirio ideologico raggiunse vette di violenza inaudita. La storia non si ripete, ma le dinamiche sono sempre quelle. Con tale diffidenza aveva vissuto lo tsunami della nuova protesta giovanile, non più connotata da velleità marxiste - grazie a Dio - ma orientata verso battaglie civili. Si battevano per i diritti i nuovi studenti rivoluzionari. Ma che idea avevano dei diritti? Che ognuno fosse libero di fare ciò che vuole? Due gay e due lesbiche hanno il diritto di ottenere ciò che per natura non possono avere: dei figli? Non sono piuttosto capricci da occidentali privilegiati? Nel GOP, l'omosessualità è tuttora un reato. In alcuni paesi è punita con la pena di morte. Li avessi visti una sola volta manifestare per l'emancipazione dei gay e delle lesbiche in quelle aree culturalmente meno evolute!... Degli sbarbatelli che vanno a scuola a riscaldare la sedia anziché a studiare hanno il diritto di stordirsi con le canne dalla mattina alla sera? Sarebbe questa l'evoluzione culturale?... I pensieri si accavallavano. I fotogrammi del passato si confondevano con quelli del presente. Con tale stato d'animo decise di fermarsi al bar, prima di rincasare per la cena.

ENERGIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora