CAPITOLO 13

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Il locale era semibuio, si intravedevano le sedie lasciate sopra i tavoli dal personale. Luca e Matteo fecero strada. Marco non era solo: c'erano un paio di coppie, una etero e un'altra gay, che avevano atteso con lui di fronte all'ingresso. Passarono davanti al bancone, imboccarono un lungo corridoio. Scesero nel seminterrato. Entrarono in una specie di cantina sui venti metri quadri. C'erano delle sedie di resina bianca, sparse nella stanza. In fondo, un tavolo di legno disadorno, con un paio di sedie ai lati e una dietro. Un forte odore di chiuso che l'unico vasistas, aperto evidentemente da poco, non era riuscito a dissipare. Le pareti spoglie. "Accomodatevi" disse Matteo. "Fra un po' arriva la Gran Maestra. Vi preghiamo di spegnere i cellulari. "L'attesa durò pochi minuti, che sembrarono interminabili. I ragazzi etero si limitarono a borbottare qualcosa, poi restarono in silenzio per tutto il tempo. Di tanto in tanto, si voltavano verso la porta, con aria impaziente. I due gay non smisero di tenersi per mano. Si guardavano intorno, come se cercassero qualcosa che non potevano trovare, in quell'ambiente spartano. Luca e Matteo rimasero seduti alle due sedie presso il tavolo. Non dissero neanche una parola. Di tanto in tanto controllavano l'ora. Marco fingeva di prendere appunti, su un taccuino. Osservava tutti, con discrezione.

D'un tratto, un profumo intenso spazzò via quell'odore sgradevole. Entrò un personaggio che ostentava una vistosa parrucca biondo platino. Le labbra rosso vermiglio risaltavano sul trucco pesante del viso. Una lunga veste di raso bianco lo rendeva imponente. Un boa di struzzo rosa, come la borsa, gli cingeva il collo. Matteo e Luca scattarono in piedi, invitando gli altri a fare altrettanto. "Comodi... state comodi, miei cari" disse la Gran Maestra con voce da falsetto. Si tolse il boa e lo posò sul tavolo insieme alla borsa, rimanendo in piedi. "Non vi conosco, ma siete già entrati nel mio cuore. Il solo fatto che oggi siete venuti ad ascoltarmi dimostra che avete un'anima bella: nobile, gentile." Marco sussurrò un grazie. "Non ce n'è bisogno" disse. "Sento la vostra gratitudine, non dovete esprimerla. Vi chiedo solo una cortesia: di ascoltare in silenzio. Non servono gioielli e oro, per omaggiare la sacralità di un incontro spirituale come questo. I riti e le parole sono superflui. Basta la purezza dei cuori." Marco buttò un occhio alle due coppie: le vide immobili, come ipnotizzate. Luca e Matteo ascoltavano a mani giunte, l'espressione contrita: sembrava che pregassero. "Miei cari, voi conoscete già la nostra missione: normalizzare il mondo. Noi vogliamo che l'essere umano diventi, una buona volta, un fine anziché un mezzo. Il fine è la completa realizzazione di se stessi come persone. Ciò può avvenire in un solo modo: in armonia con la natura, e non contro di essa. Povera Madre Terra! Sfruttata e violentata dall'ingordigia dell'uomo... Per troppo tempo non abbiamo sentito il suo grido di dolore, non abbiamo visto il suo pianto disperato. Ce ne accorgiamo ora, che siamo a un passo dalla catastrofe: pandemie, carestie, città inondate dai mari... un'altra guerra mondiale! Siamo ancora in tempo a scongiurare tale scenario apocalittico. Ma dobbiamo agire. Ora: non possiamo più attendere!"


Ci fu un trambusto nelle scale. Il tenente e il maresciallo fecero irruzione nella stanza, con alcuni agenti. "Signora, favorisca i documenti" disse Lupo alla Gran Maestra. Lei urlò con voce maschia: "Cos'è questa barbarie!". "Non si preoccupi, abbiamo il mandato: è tutto regolare." Lei scosse il capo contrariata. Prese la borsa e vi frugò dentro nervosamente. Consegnò a Lupo la sua carta di identità. Lui la lesse ad alta voce: "Guido Colombo, professione: docente universitario". "Ah!" esclamò il maresciallo "è il Gran Professore..."

Si levò un mormorio di sorpresa. "Siamo spiacenti, ma dobbiamo interrompere la lezione" fece il tenente. "La continuerà nel mio ufficio, rispondendo alle mie domande. I suoi due assistenti verranno con noi, gli allievi possono andare. Su, andate, la lezione è finita!" Le due coppie, sconcertate, si affrettarono verso l'uscita. "Bravo Marco, hai fatto un buon lavoro" disse il maresciallo all'agente infiltrato, il quale rimase impassibile. Matteo e Luca lo guardarono con disprezzo. Lupo si rivolse agli agenti: "Procediamo". Presero i tre sospettati e li portarono via.

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