CAPITOLO 9

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Il maresciallo pensava a quanto gli aveva riferito l'agente Russo. Era da solo al parco. Le passeggiate con Lupo si erano interrotte. Gli aveva detto che in quel periodo era carico di lavoro, e preferiva restare in ufficio fino a tardi. Caruso sapeva che mentiva. Sapeva che era un modo per dirgli: hai carta bianca, procedi pure con i tuoi metodi di indagine, e vedremo se funzionano. Perché non dovrebbero funzionare? Il garantismo, certo, è importante. I diritti, la presunzione di innocenza... Ma un investigatore certe cose le sente. Ah, quegli interrogatori di una volta!... Non dico il terzo grado, ma almeno poterli torchiare come Dio comanda. Quante confessioni abbiamo ottenuto con quei metodi! Qualche errore c'è stato, ma in tanti anni di carriera si contano sulle dita di una mano. Quando hai il mestiere certe cose le senti. Basta un sospiro, un balbettio, una pausa di troppo... e te ne accorgi se il soggetto mente. Allora devi saperlo accompagnare lungo la strada della confessione. Devi fargli capire che è l'unica percorribile. Che non ce ne sono altre... Tirava un vento piuttosto gelido. Il maresciallo sollevò il bavero del cappotto. Era tentato di fermarsi al bar, ma proseguì verso casa. Le chiacchiere degli avventori le conosceva a memoria. Erano sempre le stesse. Raramente gli capitava di incontrare qualcuno con cui valeva la pena intrattenersi. Una persona colta e intelligente, di quelle che non se la tirano. Di quelle che sanno adeguarsi al tuo livello e non te lo fanno pesare. Stasera è difficile che incontri il Cavaliere. Sarà nella sua biblioteca, in mezzo ai libri. Quanti mi ha detto che ne ha, sparsi nella villa? Quindicimila? E li ha letti tutti! Io ne avrò letti quindici, in tutta la vita. E non li ho neanche finiti. Quando parlo con lui, mi arricchisco sempre. Io gli offro da bere, lui mi dona un po' della sua immensa cultura. Mi piacerebbe assaporarne un piccolo trancio, stasera. Ma dovrò accontentarmi della cena di mia moglie.


"Che profumino! Lasciami indovinare... anguille alla cacciatora!"

"Bravo! Era da un po' che non te le preparavo."

"Come potevo dimenticarle..."

"Già, la prima cena che ti preparai, tanti anni fa..."

"Vediamo se dopo tanti anni sei migliorata. Dall'aroma sembrerebbe di sì..."

Il maresciallo si avvicinò ai fornelli con un pezzetto di pane, sollevò il coperchio del tegame, lo inzuppò nel sugo aromatizzato in cui erano immersi i tocchetti d'anguilla. Lo assaggiò: "Non male, non male...".

"Tutto qua? Non mi dici neanche brava?"

"Te l'ho detto tante volte: sai che ti apprezzo molto come cuoca."

"Già, come cuoca..."

"Anche se, devo dire, un altro po' di bianco l'avrei aggiunto..."

"Ah! Ora mi diventi critico gastronomico... Non mi bastava un marito intellettuale..."

"Perché no? Potrebbe essere una buona idea, per quando sarò in pensione."

"Tu non sarai mai in pensione, maresciallo."

Caruso non replicò. Si versò un bicchiere di vino. Mentre lo sorseggiava, gli chiese Anna: "Novità sull'inchiesta?".

"I due ragazzi stanno insieme, come sospettavo."

"E allora?"

"E allora torna l'ipotesi del delitto passionale. È la prima a cui avevo pensato. Se solo avessi avuto la possibilità di interrogare Luca alla mia maniera..."

"Cosa avresti fatto? Lo avresti costretto a confessare un omicidio che non ha commesso?"

"No, lo avrei costretto a chiarire come mai non vedeva né sentiva il suo amato Professore da una settimana. Ha dichiarato che stava preparando un esame. Ma perché non si sono scambiati più neanche un messaggio? Il telefonino di Pasquini era pieno di messaggi scambiati quotidianamente con il suo ex alunno. Perché all'improvviso si sono interrotti? Il ragazzo era così preso dalla preparazione dell'esame, da non avere neanche un minuto di tempo da dedicargli?"

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