CAPITOLO 10

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Tanti giovani che manifestano per il sogno di un mondo migliore non si vedevano dai tempi del Sessantotto. Un tale coinvolgimento delle masse non è tanto un fatto politico: è un fatto sociologico e umano. E come tale merita di essere analizzato. Anzitutto, perché sono le uniche manifestazioni progressiste di notevole rilevanza mediatica da contrapporre alle numerose manifestazioni populiste, conservatrici e reazionarie che hanno inondato, negli ultimi anni, le strade e le piazze del nostro vecchio Occidente. E come nel Sessantotto i protagonisti sono i giovani. Anzi, i giovanissimi. È bello vedere le piazze di tutto il mondo colorate dai sorrisi, dall'esuberanza, dai sogni di tanti ragazzi che manifestano per il loro futuro. Ciò che personalmente apprezzo di questi eventi straordinari è anche l'assenza, o quasi, di una connotazione ideologica (per lo meno, di quel tipo di ideologia politica, alimentata da filosofi e intellettuali, che caratterizzò il Sessantotto). Ciò che invece osservo con preoccupazione per il futuro di quei ragazzi, è l'ingenuità con cui hanno risposto a questa sorta di chiamata pacifica alle armi. È un vero peccato che una tale ondata di energie giovanili non sia indirizzata verso ciò che davvero conta per il futuro dei giovani, in un'epoca complessa come la nostra: potenziare la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica; migliorare la qualità della vita e del lavoro, attraverso i risultati della ricerca e l'innovazione; utilizzarli per creare nuove opportunità di lavoro per le nuove generazioni, investendo sulla formazione e la conoscenza. Quello energetico è un problema cruciale per il futuro dei nostri figli, ma se ne parla poco e male. Si parla molto del cambiamento climatico; si parla pochissimo dell'emergenza vera: l'energia fossile non è illimitata, e il consumo di energia mondiale continua ad aumentare, con tutto ciò che il fenomeno comporta in termini economici, di sviluppo, ed equilibri geopolitici.

Occorre potenziare la ricerca, non ci sono altre vie. Vediamo in che termini. La ricerca da promuovere è anzitutto quella delle energie alternative ai combustibili fossili e alla fissione nucleare (anch'essa basata su una fonte esauribile come l'uranio); poi, quella del risparmio energetico e dell'efficienza nei sistemi di produzione dell'energia. Occorre potenziare la ricerca sulla fusione nucleare: si tratta di una tecnologia vantaggiosa da molti punti di vista: non produce gas serra; non produce scorie nucleari; si basa su fonti praticamente inesauribili. Questa è la strada più sensata da seguire. Per di più, ci sarebbero anche risvolti positivi, quali opportunità di lavoro per i giovani e possibilità di competere con le nuove potenze economiche mondiali, su un terreno di importanza vitale: quello della sfida tecnologica. Tutto il resto è marketing, politica, ideologia.


"Aveva previsto tutto, anche l'aumento delle bollette e il razionamento del gas" osservò il maresciallo.

"Era un vero intellettuale" disse il Cavaliere. "Sapeva non solo analizzare il presente: riusciva a delineare degli scenari plausibili. Quello della competizione selvaggia per le fonti energetiche lo stiamo vivendo sulla nostra pelle."

"E non si limitava a denunciare i problemi: proponeva delle soluzioni per risolverli."

"Già, aveva le competenze per farlo."

La giornata era mite. Il maresciallo aveva chiesto al suo vecchio amico di incontrarsi al parco. Il bar non era il luogo più adatto per commentare il saggio di Pasquini. Meglio la tranquillità di una panchina, in mezzo al verde metropolitano. Magari dopo gli avrebbe offerto un drink.


L'ascesa dell'Oriente ci presenta una duplice sfida: economica e culturale. Quella economica, come dicevo, possiamo affrontarla in un solo modo: puntando sull'innovazione tecnologica, in particolare su quella energetica. Il problema energetico non è un fatto ideologico. Non riguarda solo i rischi del cambiamento climatico e l'inquinamento atmosferico. È la sfida cruciale del secolo: si tratta di salvaguardare i livelli di qualità della vita, di cui il benessere occidentale ci ha consentito finora di beneficiare. Il problema drammatico è che se le fonti di energia fossile si esauriscono, come sta avvenendo, rischiamo di non avere più energia sufficiente per mantenere quei livelli di agio e benessere. Le attività produttive hanno bisogno di energia. Senza energia la produzione si ferma. Senza produzione non si crea ricchezza da distribuire. È un concetto elementare, ma pare che molti nostri intellettuali siano duri a comprenderlo.

ENERGIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora