Il Conte straniero

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Prima Parte

Il Conte straniero

– Conte di Falkenstein, cavalcate vicino a me e tenete la testa bassa! – urlò Oscar al gentiluomo che la affiancava nella corsa a perdifiato di quella tiepida mattina di maggio.

Lo scalpitio degli zoccoli dei cavalli lanciati al galoppo rimbombava concitato nei sentieri che il gruppo di soldati stava divorando lega dopo lega, al punto che, per impartire qualsiasi ordine o istruzione, occorreva urlare ai limiti delle umane capacità. Lo sforzo era massimo sia per le cavalcature sia per chi le montava, ma occorreva lasciarsi alle spalle gli inseguitori e distanziarli il più possibile. Ogni tanto, dal gruppo degli assalitori, partivano degli spari, fino a quel momento, per fortuna, mai andati a segno, a causa della distanza, dell'equilibrio precario offerto da un cavallo al galoppo e – pensò Oscar, non senza sollievo – della scarsa abilità dei tiratori, ma l'allerta era massima e bisognava accelerare e flettere il busto sul collo del cavallo, per esporsi il meno possibile.

– Alain, a che punto sono gli inseguitori?

– Per ora, stanno mangiando la nostra polvere, Comandante, ma non bisogna assolutamente far guadagnare loro terreno.

– André, quanto dista il Reno da qua?

– Percorse due leghe, raggiungeremo la sponda sinistra del Reno, ad est di Strasburgo, Comandante – rispose André, sulla base della consultazione che, prima di partire, aveva fatto delle carte geografiche e dei ricordi del ben più tranquillo viaggio, effettuato diciotto anni prima, per scortare un'altra persona di provenienza austriaca.

– Bene – gridò Oscar, i cui capelli biondi fremevano al vento e si diramavano nel cielo come fili d'oro ricamanti una scena guerriera sul serico blu di un arazzo – Sparpagliamoci per confondere gli assalitori! Il Conte di Falkenstein verrà avanti con me, con Luc Monet e con Charles Aubry; André Grandier, Alain de Soisson e Paul Lorraine andranno a destra; Louis Cléry, Jean Dubois e George Chigny a sinistra. I sicari inseguiranno il gruppo dove saremo il Conte ed io. Quando saranno passati avanti, quelli di voi che erano andati a destra e a sinistra torneranno indietro e piomberanno alle loro spalle. Così, li accerchieremo!

Mentre parlava, una luce indomita, fiera e nervosa le saettava nelle iridi cerulee quasi fosse stata la figlia di Marte. L'autorità che emanava da quella figura, il tono imperioso e il portamento altero rendevano impossibile agli ascoltatori pensare a un esito diverso dalla vittoria. I piani del Comandante erano così chiari e precisi che dovevano per forza andare a buon fine. Sicuri e motivati, gli uomini si sparpagliarono al galoppo, secondo le istruzioni di Oscar.

Gli assalitori, come previsto, inseguirono il gruppo dove si trovavano Oscar e il Conte, tralasciando completamente coloro che si erano allontanati, così che, quando se li ritrovarono alle spalle, era ormai troppo tardi, essendo già stati accerchiati. A quel punto, Oscar, dopo avere ordinato al Conte di proseguire da solo la cavalcata al massimo della velocità, fece dietro front e si scaraventò fulminea, con la spada sguainata, sugli avversari, uccidendone uno e disarcionandone un altro. Un terzo uomo le si avventò alle spalle, ma un soldato la chiamò ed ella si voltò di scatto e sferrò un coupé contro l'avversario che lo parò a stento, barcollando, ma ritrovando subito l'equilibrio e assestando, di rimando, un potente, ma rozzo montante in direzione del fianco destro di Oscar che, con un agile molinello, fece roteare in aria la spada dell'uomo, recuperandola, subito dopo, al volo, infilando la lama nell'elsa. Lo sgherro, con gesto rapido quanto proditorio, estrasse un pugnale dalla giubba e si apprestò a lanciarlo contro Oscar che, però, fu più veloce e, afferrata la pistola dalla fondina, gli sparò in pieno petto, così da farlo stramazzare, morto, al suolo. Intanto, la battaglia infuriava fra urla, imprecazioni, spari e clangori di lame.

La leonessa di FranciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora