Là ci darem la mano

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Là ci darem la mano


Versailles, gennaio 1811


In sei mesi, l'Armata di Vandea, comandata da Oscar e, in subordine, da Grégoire Henri de Girodel e da Honoré, era riuscita a ricacciare le forze napoleoniche al di là dei Pirenei e a riconquistare per intero il territorio francese. Malgrado le richieste insistenti, il Maresciallo Marmont non aveva ottenuto rinforzi dai colleghi Soult e Massena, stretti com'erano nella morsa di Wellington, dell'esercito portoghese e dei guerriglieri locali, ma, anzi, a un certo punto, data la fallimentare resistenza contro l'Armata di Vandea, aveva ricevuto l'ordine di abbandonare il territorio francese e di concentrare gli sforzi sulla penisola iberica.

Oscar, Honoré e il giovane Girodel erano stati acclamati eroi nazionali, fieri e prodi come Vercingetorige ad Alesia ed erano diventati i personaggi del momento di cui tutti parlavano e favoleggiavano. Grégoire Henri de Girodel e Honoré erano stati promossi Maggiori e avevano ricevuto la Croce di San Luigi mentre Oscar era diventata Comandante Supremo dell'esercito francese oltre che delle Guardie Reali. La circostanza aveva indispettito Bouillé che, malgrado il pensionamento e gli oltre ottant'anni d'età, aveva sperato che la particolare situazione di emergenza indotta dalle guerre napoleoniche avrebbe spinto il Re a reintegrarlo nella vecchia carica, in servizio attivo.
L'ascesa di Grégoire Henri de Girodel aveva profondamente impressionato Antigone. La ragazza aveva sempre visto nell'amico un giovane mite, buono, generoso e affidabile, ma anche privo di slanci, incapace di prendere posizione e di infervorarsi per un ideale e, in buona sostanza, un poco noioso. Alla luce dei nuovi eventi, aveva dovuto ammettere con se stessa di essersi clamorosamente sbagliata. Ciò l'aveva indotta a riflettere che non sempre il valore di una persona si misura con la spigliatezza e l'attitudine mondana e che, spesso, il carattere e i pregi sono custoditi dietro un'apparenza ordinaria e vengono rivelati all'occorrenza, senza clamore e ostentazione, quando la necessità lo impone.

Antigone iniziò a sospettare che la devozione e l'eterna pazienza di Grégoire Henri fossero frutto di uno stato d'animo a lei riservato e che, lungi dall'essere un limite o la spia di un'indole piatta e di una vita senza prospettive, fossero, invece, garanzia di affidabilità e di grandezza d'animo.

Parallelamente, la ragazza andava interrogandosi su ciò che la legava allo splendido Conte svizzero Albrecht von Alois. Malgrado l'amicizia andasse avanti da diversi mesi, i loro rapporti non erano progrediti, ma erano rimasti indefiniti, inconsistenti, rarefatti. Nulla di concreto sentiva di avere in mano. Facendo uno sforzo di enorme onestà intellettuale, dovette ammettere con se stessa che il giovane era galante anche con le altre ragazze, pur senza prediligerne alcuna e che le attenzioni che le rivolgeva erano gradevoli, ma, molto probabilmente, scompagnate da autenticità e profondità di sentimenti. Il pensiero di essere una delle tante, magari la più apprezzata e corteggiata, ma pur sempre una delle tante, si stava facendo largo in lei e ne feriva la vanità.

In questo faticoso lavorio di revisione critica, Antigone aveva perso la sua proverbiale sicurezza ed era sempre più incerta su quale giovane amare e sulla sua stessa capacità di giudizio.

Mentre fervevano i festeggiamenti intorno alle glorie nazionali, la Regina Maria Antonietta, durante una cerimonia, annunciò il fidanzamento di Sua Maestà Re Luigi XVII con la Duchessina Edelweiss Margarethe, figlia di Sua Grazia il Duca Franz Wilhelm von König, cugino di secondo grado dell'Imperatore d'Austria e membro secondario della famiglia imperiale asburgica. La notizia stupì profondamente i cortigiani – che si sarebbero aspettati una Regina di più alto lignaggio anziché una via di mezzo fra una Principessa di sangue reale e una nobildonna loro pari – e accrebbe a dismisura la curiosità intorno alla sposa.

A questo clima di euforia generale, si sottraeva Bernadette.

La ragazza non si era ancora del tutto ripresa dalla rottura con Antoine Laurent de Lavoisier, quando le era giunta la notizia del matrimonio del giovane con Clarisse de Vélard, una diciottenne timida, dolce e amante della famiglia e della casa, proveniente da una ricca famiglia della nobiltà di toga, che aveva intravisto in alcune delle riunioni con gli amici di Antoine Laurent. Era venuta a sapere che la ragazza era stata espressamente scelta da Madame de Lavoisier fra le figlie delle amiche. Di tutte le giovinette a disposizione, la signora aveva optato per la più modesta, docile e gentile e la scelta aveva incontrato la piena approvazione del marito e, di conseguenza, anche del figlio, convinto al grande passo dalla gioia che esso avrebbe procurato agli amati genitori.
Poiché la giustificazione che Antoine Laurent aveva dato alla loro rottura risiedeva tutta nel non sentirsi pronto al matrimonio, stante la giovane età e la molteplicità degli impegni, il fatto che il giovane si fosse sposato di lì a pochi mesi aveva gettato Bernadette in uno stato di profonda prostrazione.
In tale contingenza, la giovane era del tutto sola, perché Antigone era completamente presa dai suoi dilemmi amorosi oltre che dall'immenso impegno derivante dalle prossime nozze reali e dal ruolo di dama della Regina che rivestiva. Ugualmente indaffarati erano tutti i de Jarjayes e la stessa Rosalie che si agitava come una trottola impazzita, quasi che i festeggiamenti si fossero dovuti svolgere a Palazzo Jarjayes anziché alla Reggia. Oscar, oltre a essere immersa nel predisporre il servizio d'ordine per il matrimonio, era anche impegnata nella riorganizzazione dell'esercito e nella ricerca del tesoro dei giacobini e André le dava una mano su quest'ultimo fronte.

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