Il Generale corso e la bella creola

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Il Generale corso e la bella creola

Il nome di Napoleone Bonaparte, udito dalle labbra di Alain durante i festeggiamenti per le nozze della sorella, risuonò più volte nei dialoghi di Oscar e André.

Pur consapevoli che legare le sorti della guerra a un individuo rimasto fino a quel momento oscuro costituiva un notevole azzardo, i due coniugi capivano anche che, allo stato attuale, tali sorti erano alquanto compromesse.

I dubbi erano tanti. Alain aveva subito un trauma e si era arruolato in guerra desideroso di prendere le distanze dai volti, dai luoghi e dalle circostanze che avevano determinato la morte del cugino. Era naturale che, in una situazione così instabile, fosse portato a dare credito a una nuova conoscenza, per giunta brillante, che gli aveva aperto nuove prospettive e gli aveva infuso rinnovate speranze. Era pur vero, d'altro canto, che non era molto semplice ingannare Alain de Soisson, uomo di buon senso e con i piedi saldamente piantati per terra e che trascurare la seppur minima possibilità di risollevare la Francia sarebbe stata un'imperdonabile leggerezza.

Dopo vari ripensamenti e titubanze, Oscar e André riferirono le parole di Alain alla Regina e questa convocò il Consiglio di Reggenza alla cui seduta furono ammessi anche il Generale de Jarjayes e il Vescovo de Talleyrand.

Il Generale de Jarjayes fu uno dei primi a prendere la parola e lo fece con l'autorevolezza che mai lo abbandonava.

– Da militare di lungo corso, sono sempre stato scettico di fronte alla scoperta di nuovi uomini della provvidenza che, molto spesso, sono soltanto dei mistificatori. Di Alessandro Magno ce n'è stato uno solo e lo stesso vale per Giulio Cesare e anche loro, del resto, avevano molti difetti, primo fra tutti una smodata ambizione cui si associava l'insaziabilità e l'incapacità di fermarsi.

– Perdonate, Generale – gli si rivolse Talleyrand – E' già da qualche anno che seguo da lontano il percorso di Bonaparte e tutti i miei informatori sono concordi nel considerarlo un giovane Generale molto promettente. Non manca di difetti e ha sicuramente un carattere scontroso e accentratore. Alcuni lo ritengono portatore di un'idea esagerata della propria grandezza ed eccessivamente innamorato della sua figura. Non è un mistero che, all'accademia militare, intrattenesse dei rapporti difficili con gli altri allievi. Ciò nonostante, potremmo sempre servircene finché ci sarà utile.

– Condivido le perplessità espresse dal Generale de Jarjayes – intervenne Girodel, promosso, due anni prima, Brigadier Generale – Anch'io ho preso alcune informazioni e tutti quelli che hanno conosciuto il Generale Bonaparte sono concordi nel valutarlo un uomo di grande ambizione e di nessuna modestia, interessato esclusivamente alla sua gloria personale. Il pericolo è che la situazione ci sfugga di mano e che, a un certo punto, sarà lui a non ritenerci più utili.

– Non precorriamo troppo i tempi – intervenne Maria Antonietta per chiudere la disputa – Si tratterebbe soltanto di affidare alcuni incarichi di rilievo al Generale Bonaparte, partendo dal poco e arrivando, se lo riterremo opportuno, a qualcosa di più e non certo di conferirgli pieni poteri. Tutti abbiamo preso informazioni su Bonaparte e la partecipazione di lui alla campagna d'Italia è stata, senza ombra di dubbio, notevole sotto ogni profilo.

Fece una pausa, durante la quale guardò a turno tutti i presenti e aggiunse:

– Madame Oscar, mi avete accennato a un ricevimento che si terrà a Parigi in onore del Generale Bonaparte e al fatto che Voi e il Conte de Lille siete stati invitati.

– Sì, Maestà, siamo stati invitati dal Visconte Paul de Barras per conto di una signora che egli conosce.

– Il Visconte de Barras ha fatto pervenire l'invito anche a mia moglie e a me, Maestà – intervenne il Generale de Girodel.

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