La rottura degli equilibri

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La rottura degli equilibri


Parigi, Palazzo de Bourges, ottobre 1811


– Morirò! Morirò di strazio e di crepacuore e, nel momento stesso in cui morirò, mi trasformerò in polvere! Anzi, mi trasformerò in una Villi e lo perseguiterò per avermi abbandonata!

Diane e il marito, Henri Beauregard, Signore di Bourges, guardavano costernati la loro figlia Giselle che correva da una parte all'altra della casa, in preda all'esaltazione, quasi impazzita per la disperazione e l'angoscia. Albrecht von Alois, che l'aveva corteggiata assiduamente per qualche settimana, quella mattina, le aveva detto che non avrebbe più potuto incontrarla e se ne era andato via senza fornirle alcuna spiegazione, dopo averle rivolto un elegante inchino.

– Povera me! Disgraziata me! Mai nella vita incontrerò un amore più grande!

C'era, nel dolore della ragazzina, una buona dose di fanatismo, in parte, dovuto alla giovane età e, in parte, ereditato dalla madre. Genitori e servitori la guardavano allibiti mentre piroettava su e giù per scale, stanze e corridoi e, quando sembrava avere trovato la quiete in un angolo, su una poltrona o nel suo letto, subito si rialzava e riprendeva a volteggiare ovunque, come un'anima in pena o una furia.
– Mio Dio, se continua così, la seppelliremo entro domani mattina! – gemette Diane che aveva perduto la gioventù, ma non l'attitudine a drammatizzare.

– Devo praticarle un salasso! Subito! – esclamò Henri Beauregard, medico vecchio stampo e padre pieno di paura.

– Ma a cosa potrebbe servirle un salasso, se non a farla diventare ancora più debole e pallida? – replicò Diane.

– Se non le toglierò gli umori in eccesso, questi andranno alla testa ed ella morirà o diventerà pazza! – insistette l'uomo – Ma, poi, che cosa diamine sono queste Villi?!

– Io quel maledetto damerino da strapazzo lo sfiderò a duello oppure gli piomberò addosso in un vicolo e gli fracasserò la testa contro un muro! – ruggì Alain, con gli occhi furenti e il volto trasfigurato in una maschera di collera – Non mi è mai piaciuto quel bellimbusto della malora, tutto moine e leziosità sia con Madamigella Antigone sia con Giselle!

– CalmateVi, Alain, non è il caso di trascendere! – si inserì la Contessa Ève de Lis, invitata a pranzo dai coniugi de Bourges prima che scoppiasse l'Apocalisse.

La donna, visibilmente impressionata dalle parole del soldato, tentava di placare gli animi e di razionalizzare.
– Cerchiamo di non perdere la lucidità e di non fare follie! Non gioverebbe ad alcuno!
Alain continuava a premersi le tempie con le mani e a scuotere la testa, urlando e saettando collera dagli occhi fuori dalle orbite. Aveva già vissuto sulla sua pelle lo strazio e il quasi suicidio della sorella e passarci di nuovo con la nipote era una cosa che lo faceva impazzire.

– Dicono che il Conte von Alois sia uno spadaccino provetto e un tiratore abile e preciso – insistette la Contessa de Lis – Se lo sfiderete a duello, potrebbe ucciderVi!

– Al diavolo! Non me ne importa! A questo punto, non fa differenza! – ruggì Alain.

– Mi dareste un grande dolore, se moriste!

Alain guardò la donna con tenerezza e, poi, tornò a stringere i pugni e i denti.

Vedendo che l'uomo non si calmava e approfittando di un momento in cui i genitori si erano fiondati sulla figlia, tentando di abbracciarla e di placarla, la bella Ève lo tirò in un angolo e gli sussurrò, con voce preoccupata, ma decisa:

– Tentate di calmarVi, Alain! Fatelo per Vostra nipote, se non per Voi! Se foste incarcerato o ucciso, chi penserebbe a lei? Chi la salverebbe dal suicidio o dalla follia? Vostra madre, oppressa dagli anni? Vostra sorella che già pensa a chiamare i becchini? O Vostro cognato che risolve tutto con i salassi? A Giselle serve una persona di buon senso che, in mancanza di altri, dovete essere Voi!
Mentre Alain si afflosciava su una poltrona e si nascondeva il volto fra le mani, Ève de Lis si accostò a Giselle, afflosciata sulla poltrona sistemata al capo opposto della sala.

La leonessa di FranciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora