L'intrigo

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L'intrigo

Arrivò novembre che portò molte novità nelle vite dei nostri personaggi.

Nacque, a novembre, Grégoire Henri de Girodel, il primogenito del Colonnello Victor Clément e della moglie, Madame Henriette Lutgarde, uno splendido bambino dai capelli castani e dagli occhi marrone chiaro, screziati di verde oro. Ne fu universalmente riconosciuta la bellezza dai numerosi visitatori che affollarono Palazzo Girodel, fra i quali figurarono anche Oscar – il cui stato era, ormai, visibile – e André mentre il nonno, il vecchio Conte, abbandonata la scontrosità del passato, faceva gli onori di casa, decantando le molteplici virtù della nuora.

Sempre a novembre, Maximilien de Robespierre fu nominato Ministro di Giustizia.

Il Conte di Mirabeau era riuscito a illustrare con estrema arguzia la sua proposta a Maria Antonietta che, reputandosi molto forte dopo l'arrivo del contingente militare austriaco inviatole dal fratello, si sentiva in grado di fronteggiare non uno, ma dieci Guardasigilli di tal fatta.

Fra la Reggente e il Ministro, fu antipatia a prima vista, perché lei considerava lui mancante di empatia mentre lui, di rimando, reputava lei priva di tutto. Madame Deficit: nessun soprannome, secondo l'uomo di Arras, era mai stato coniato con maggiore avvedutezza. Tanto lei era istintiva, calorosa, loquace e diretta, quanto lui era freddo, sfuggente, nervoso e spregiatore della confusione, soprattutto di quella provocata dalle donne. La prematura scomparsa della madre, le assidue letture di Rousseau, la chiusura caratteriale e una certa propensione alla paranoia avevano favorito il consolidarsi, in lui, di una misoginia di fondo, imperniata su una concezione della donna vista come creatura infantile, tendenzialmente immorale, incapace di disciplinarsi e sostanzialmente inferiore all'uomo. Più opposti di così i due non sarebbero potuti essere e nessuno spiraglio di composizione del conflitto si intravedeva all'orizzonte, perché Maria Antonietta rabbrividiva al solo vedere Robespierre mentre lui la disprezzava.

A novembre, Diane de Soisson era, ormai, convinta che Sua Grazia la Duchessa Aglaé de Gramont et de Guiche la onorasse della sua amicizia.

Le due giovani donne si erano incontrate una domenica mattina, all'uscita dalla messa. La figlia della Contessa di Polignac, resa edotta dagli informatori della madre della chiesa frequentata da Diane, un giorno di settembre, vi si era recata pure lei. La giovane aristocratica aveva finto viva sorpresa nell'imbattersi in Diane e aveva giurato e spergiurato di averla riconosciuta subito, essendo rimasta colpita, nei giardini della reggia, dalla grazia del portamento di lei e dalla ricercatezza dell'abito che aveva indossato. Quel completo riuniva, nella sua semplicità, raffinatezza e freschezza e Diane avrebbe dovuto assolutamente dirle in quale sartoria si era servita e accompagnarcela al più presto. Tale era stata l'espressione di genuino stupore che la Duchessa aveva assunto nell'apprendere che il vestito era una creazione della stessa Diane, da non lasciare adito, nell'ingenua ragazza, al sospetto della malafede dell'interlocutrice. Aglaé de Gramont et de Guiche aveva monopolizzato la conversazione, affermando di essersi recata in quella chiesa perché era in visita a una zia della madre che viveva nelle vicinanze e che immenso era stato il sollievo di potere scambiare due parole con una quasi coetanea, in una giornata altrimenti destinata alla frequentazione di gente anziana. Si era, quindi, congedata, con la promessa di rivedersi al più presto.

Nel mese di settembre, Diane stava attraversando un periodo morto nel quale non aveva ancora iniziato a lavorare per Henri Beauregard, ma durante il quale stava avvertendo la nostalgia dell'ambiente raffinato di Palazzo Jarjayes e, soprattutto, il rimpianto per ciò che non era mai accaduto con André. A seguito delle rivelazioni udite dalla bocca di Tristan de Monmorency, la giovane aveva maledetto la propria inesperienza, convinta del fatto che, se avesse conosciuto meglio il mondo, avrebbe avuto un comportamento più adeguato e meno biasimevole. L'opportunità di frequentare quella giovane dama le era giunta, quindi, come un'autentica benedizione. In compagnia della Duchessa, avrebbe avvicinato l'alta società, si sarebbe affrancata dal suo infantilismo di fondo e, cosa che l'anfratto più segreto del cuore non osava confessare alla mente, avrebbe continuato a mantenere un piede negli ambienti familiari al Conte di Lille. Troppo sprovveduta e bendisposta era Diane per chiedersi se fosse verosimile che una grande aristocratica avesse parenti in un quartiere centrale, ma, pur sempre, medio-basso e, soprattutto, se fosse plausibile che quella stessa dama, abituata a ben altre compagnie e a più intensi stimoli mondani, potesse trovare piacevole lei e ricercato l'abitino che le aveva visto indosso. Fatto sta che, nel giro di poche settimane, Aglaé de Gramont et de Guiche e Diane de Soisson erano diventate piuttosto assidue, incontrandosi in una delle case parigine della prima o in alcuni caffè alla moda, dove, ovviamente, era sempre la Duchessa a pagare, affermando che mai avrebbe accettato soluzioni diverse. A novembre, Diane era, pertanto, convinta di essere diventata l'amica preferita della giovane aristocratica.

La leonessa di FranciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora