Crescere

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Crescere

André si svegliò alle dieci del mattino, con la testa appesantita dai fumi residui della sbornia notturna e con la nuca ancora dolorante per il colpo ricevuto. Il malvivente che lo aveva percosso, per fortuna, non aveva ecceduto in violenza e, a parte un bernoccolo, il giovane non aveva riportato ulteriori conseguenze.

Guardatosi allo specchio, notò un gran pallore e profonde occhiaie e ciò lo indusse a rinfrescarsi il volto con dell'acqua attinta dal lavabo, allo scopo di recuperare un po' di colorito. Dopo avere provveduto alla propria igiene personale ed essersi abbigliato, scese in giardino, in un punto che sapeva essere poco frequentato a quell'ora del giorno.

Seduto su una panchina di pietra e fissato lo sguardo sulle siepi antistanti, la mente di lui iniziò a vagare negli infiniti spazi dell'anima.

Oscar era perduta e, anzi, non gli era mai appartenuta.

Soltanto l'ostinazione mista ad autolesionismo che lo aveva sempre contraddistinto lo aveva spinto a perseverare in un inseguimento senza speranza. Era la stessa ostinazione mista ad autolesionismo che gli aveva impedito di lasciare le briglie del cavallo della Principessa e che lo aveva indotto a togliersi le bende per mettersi alla caccia del cavaliere nero, andando incontro a una cecità quasi sicura, senza investire della questione il Generale, Girodel o chiunque altro e senza vagliare soluzioni alternative, nella presunzione di essere l'unico individuo in grado di salvare Oscar.

Sin da bambino, aveva posto Oscar al centro di ogni suo pensiero, ne aveva fatto materia di una crescente passione, sfociata, a tratti, in un'ossessione.

Rimasto orfano di entrambi i genitori in tenera età – una polmonite se li era portati via nel giro di pochi giorni – soltanto la permanenza a Palazzo Jarjayes e la vicinanza di Oscar lo avevano salvato dal gorgo di dolore che lo stava risucchiando. La nonna, il Generale, Madame e, soprattutto, Oscar erano diventati, per lui, una seconda famiglia, l'unica che gli fosse rimasta. Si era subito affezionato a quel musetto impertinente e altero, a quello spirito libero e prepotente, ma anche molto affettuoso e leale. In poco tempo, si era trovato nella condizione di non poterne più fare a meno.

Cresciuto a metà strada fra i nobili e i popolani e non accettato pienamente dagli uni e dagli altri, aveva presto compreso che Oscar, seppure per motivazioni differenti, era l'unica a condividere con lui una condizione di ibrido e la sola in cui potesse, in qualche modo, rispecchiarsi.

Il sentimento totalizzante che aveva sempre provato per lei non gli aveva fatto prendere in considerazione scelte alternative allo starle accanto. Se avesse chiesto al Generale di farlo proseguire negli studi o di farlo entrare in seminario, difficilmente avrebbe ricevuto da lui un diniego. Una simile decisione, però, lo avrebbe allontanato da Oscar senza, peraltro, conferirgli una posizione sufficientemente elevata da renderlo degno di lei. Nessuna collocazione nel mondo, del resto, gli sarebbe mai calzata a pennello, perché ben pochi erano gli individui che avevano beneficiato di un'educazione da gentiluomini pur essendo nati popolani. Nessuna moglie, nobile o plebea, sarebbe stata, per lui, un adeguato completamento. Nessun amico, nobile o plebeo, avrebbe mai condiviso con lui speranze, problemi e ideali. Il grande dolore subito in tenera età, oltretutto, lo aveva reso insicuro del domani e poco attaccato alle cose terrene. Che senso avrebbe avuto acquistare una casa che un terremoto avrebbe potuto distruggere o costruirsi una famiglia che un'epidemia avrebbe potuto annientare? Se avesse voluto veramente una moglie e dei figli, avrebbe perseguito l'obiettivo con la testardaggine che lo aveva sempre caratterizzato, ponendo fine, per tempo, a una passione senza futuro, ma perché privarsi della genuinità e della bellezza di un sentimento nobile e puro? Per rincorrere una vita vera che, da un momento all'altro, avrebbe potuto disarcionarlo e gettarlo a terra, con le ossa rotte e l'anima a pezzi? Si era trovato, pertanto, senza neanche rendersene conto, a superare il punto di non ritorno, rimanendo invischiato, per sempre, in una passione che era diventata una benedizione e una maledizione, tormento ed estasi.

La leonessa di FranciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora