A bad day - Second part

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Aveva iniziato a piovere, un vero e proprio temporale estivo. Jay guardò fuori dalla finestra, preoccupato. I suoi genitori ed Amélie erano andati via ore prima, lui stava per coricarsi, ed Edward non era ancora tornato.

La pioggia batteva contro le tapparelle con furia rabbiosa, talmente forte da impedirgli di sentire i propri pensieri. In ansia, strinse ulteriormente Rocky al petto e prese il cellulare.

'Edward, dove sei?', scrisse, ma poi lo cancellò.

'Edward, stai bene? Non riesco a dormire senza di te. xJay', e lo inviò, subito, senza pensarci. Il cuore martellava nella gabbia toracica a ritmo con i tuoni, alternati a lampi improvvisi e bluastri.

Lui rispose poco dopo.

'Non torno a casa, per stanotte. xEdward'

Quella risposta, fredda e stringata, lo ferì come uno schiaffo in pieno volto. Doveva essere proprio arrabbiato.

Il cucciolo gli si agitò sul petto e raggiunse il suo viso, leccandoglielo e scodinzolando energicamente con la codina tozza.

- Scusa, Rocky... povero piccolo, non capisci che stia succedendo, vero? - mormorò il castano, affranto. In quel momento un tuono più fragoroso degli altri esplose nelle loro orecchie, facendo guaire il giovane Labrador e sussultare il padrone, che iniziò a tremare.

Non aveva mai avuto paura dei temporali, Jay, ma senza Edward si sentiva perso, fragile, indifeso e spaurito come un cucciolo senza la propria mamma.

- Anche tu vorresti che papà fosse qui, vero?

Segretamente, quando il moro non lo sentiva, trattava Rocky come se fosse il loro bambino: lui era la mamma, e il fidanzato il papà (non che avesse molta scelta...).

Avrebbe desiderato più di ogni altra cosa sentire le braccia forti di Edward strette contro il proprio petto, le sue labbra a lasciargli baci delicati sul collo, il calore del suo corpo a contatto con il proprio e la sua voce bassa e roca a sussurrargli 'va tutto bene', 'ci sono io qui, con te' e 'ti amo'.

L'ennesimo tuono fece sobbalzare cane e padrone. Il ragazzo dagli occhi cioccolato si girò su un fianco, dalla parte opposta della finestra, il volto illuminato appena dal lampo, subito seguito da un fulmine.

- Mi dispiace, Rocky, ma il tuo padrone ha più paura di te.

Lui gli poggiò le zampine su un braccio e si tirò su, fino a sfiorare il naso del ragazzo con il proprio, piccolo e umido. Poi sbadigliò e s'addormentò.

Jay rimase insonne a fissare il muro, terrorizzato dal riuscirsi ad addormentare senza Edward.

~~~

Non molto distante da lì, su una panchina completamente esposta all'acquazzone, stava il moro. Era ormai fradicio, seduto da ore sotto la pioggia inclemente, e non gliene poteva importare di meno. Si sentiva uno schifo, in ogni senso possibile e immaginabile.

Quella panchina e il temporale rappresentavano perfettamente il suo stato d'animo: la panchina, il suo essere solo, abbandonato; e il temporale, il voler piangere e sfogarsi con rabbia fino ad essere esausto.

Il messaggio di Jay l'aveva fatto sentire ancora peggio, eppure s'era sforzato di pensare che andava tutto bene, e così facendo poteva convincersene, e una volta convinto non ci avrebbe più pensato.

In verità voleva unicamente tornare a casa, asciugarsi velocemente e infilarsi a letto con lui, abbracciarlo forte, mormorargli all'orecchio che lo amava e che sarebbe andato tutto bene. Ma era troppo ferito.

Si limitò a restare su quella panchina con lo sguardo fisso e vacuo finché il temporale non scemò lentamente, lasciando spazio all'alba. Si sarebbe sicuramente beccato una bronchite, eppure... cosa gli importava? Male più, male meno, nessuno poteva essere paragonato a quello del proprio cuore.

Quando il sole accarezzò il suo viso rigato dalla pioggia, si alzò e si avviò verso casa. Non aveva nessuna voglia di parlare con Jay.

~~~

Il castano era in bagno e si stava osservando allo specchio quando sentì la porta aprirsi. Non aveva una bella cera: era pallido come un cadavere e le occhiaie violacee sotto i suoi begli occhi castani dimostravano il fatto che non avesse dormito affatto.

- Edward! - esclamò, e si precipitò da lui. Il fidanzato s'era abbassato sui talloni per accarezzare Rocky, la maglietta e i jeans ancora appiccicati al corpo, fradicio.

Il moro si trasformò d'improvviso in una maschera di freddezza, senza spiccicare parola. Jay gli si avvicinò e provò ad abbracciarlo, respinto.

- Edward... ti prego... io... io... ho detto ai miei genitori di me, di noi! Sei... sei arrabbiato? Mi sono sentito così vulnerabile e indifeso senza di te, ieri notte!

Lui lo guardò con gelida indifferenza.

- Arrabbiato? No, non sono arrabbiato. Sono ferito, è diverso. Pensavo di aver finalmente trovato la persona giusta, quella per cui vale la pena restare, una buona volta, ma forse mi sbagliavo. Che ne è dei tuoi 'ti amo', eh? Tutte bugie? Sono solo uno dei tanti per dimenticare Troy? O magari ieri è stata una dimostrazione del fatto che sei irreparabilmente innamorato di Amélie? Eh?

Jay sentì le gambe farsi molli e le ginocchia piegarsi sotto il proprio peso.

- No, io... - provò a dire, subito interrotto dal moro.

- 'Ne sono molto innamorato'. È così, no? Bene, non ti proibisco certo di stare con lei! Fai quello che ti pare! Non ho mai chiesto di innamorarmi di te, ma a quanto pare ci sono proprio cascato. Soddisfatto, di aver trovato un cuore con cui giocare?

Il ragazzo dagli occhi cioccolato riprovò a dire qualcosa, ma invano.

- Mi fa schifo, l'amore! - sbraitò Edward, sbattendo le palpebre velocemente. Ci mancava solo di mettersi a piangere davanti a lui! - Vorrei che non me ne importasse un fico secco di te, invece fa un male cane! Sai davvero come far sentire le persone una merda, Jay!

E uscì di nuovo, sbattendo la porta.

Lui crollò in ginocchio, senza nemmeno percepire l'impatto delle ossa con il pavimento. Nelle orecchie ancora gli rimbombavano le parole che Edward gli aveva gridato addosso, mentre Rocky guaiva ansioso e provava a leccargli la faccia con la linguetta rosea.

'Vorrei non me ne importasse un fico secco di te, invece fa un male cane!'

Sentì le lacrime affiorare e scivolare lentamente lungo le proprie gote e non fece nulla per impedirlo ed asciugarle, limitandosi ad accarezzare il cucciolo e ad affondare il viso nel suo pelo soffice e lanuginoso.

- Cosa devo fare, Rocky? Io lo amo, lo amo davvero, e lui adesso mi odia di sicuro! - esclamò, singhiozzando.

Sapeva di aver sbagliato e di esser stato l'ennesima delusione nella sua vita. Ma non gli avrebbe permesso di convincersi che era così, solo una delusione. Se lo sarebbe ripreso, anche a costo di strisciare fino a lui implorando perdono. Questa volta non si sarebbe arreso.

FINE SECONDA PARTE

Green Eyes 2 - Follow your heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora