Prologo

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Era una giornata grigia, il cielo grigio, la stanza grigia, l'umore grigio. Edward si guardò attorno e gli parve d'essere anche lui grigio. Si mise lo zaino stracolmo in spalla. Che gliene importava? Ora stava andando in un posto probabilmente ancor più grigio.

Prima di scendere controllò di aver preso tutto. Sì, ormai quella che era la propria camera era vuota. Vuota. Come si sentiva lui in quel momento.

Scese. Sua madre se ne stava seduta sul divano con lo sguardo vacuo, fisso su un punto indefinito del muro color grigio sporco, suo padre non era in casa. Meglio così.

- Mamma...

Lei lo guardò come se a malapena lo riconoscesse, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.

- Mamma, io vado.

La donna lo fissò, accigliata.

- Sei appena uscito, Edward! Hai chiesto il permesso a quel pover'uomo di tuo padre? E dov'è tuo fratello?

Il figlio sospirò. Non capiva se fosse colpa di una malattia o della vecchiaia (che lentamente incombeva su tutti) comunque, qualunque cosa fosse, sua madre sembrava esser rimasta ferma a ormai sei anni prima, nel periodo in cui andava tutto bene. Forse era solo il suo modo di sfuggire dalla triste realtà, di rifugiarsi in un mondo in cui Edward aveva ancora quindici anni, il marito non beveva così tanto, Rocky era il figlio adorato e quasi maggiorenne.

Non si prese la briga di dirle che ora di anni ne aveva ventuno, era inutile.

- Rocky è morto, mamma - si limitò a dire, freddamente.

Gli occhi verdi di sua madre, gli stessi che lui aveva ereditato, s'accesero di bonaria ilarità e affetto, qualcosa di insperato.

- Sempre a scherzare sulle questioni serie, ragazzaccio!

Edward scosse il capo.

Io ci rinuncio.

- Mamma, io vado - ripeté, sforzandosi di restare calmo. Anche arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla. Lei non capiva. Non voleva capire.

- Su, Edward, aspetta almeno che torni tuo fratello!

Non tornerà mai...

- Se hai bisogno di me, mamma, non mi cercare.

E le voltò le spalle. Era ora di chiudere quel capitolo della propria vita, e con esso lasciare indietro anche Chase. Sarebbe stato felice, in qualunque altro posto lontano da lì, se lo ripeteva in continuazione, anche mentre, con le lacrime agli occhi, saliva sull'aereo che l'avrebbe portato assai distante da casa.

Già si immaginava la classe chiocciare rumorosamente come al solito, e nessuno ad accorgersi della sua mancanza. Poi Chase avrebbe visto il suo posto vuoto e avrebbe chiesto al professore dove fosse Edward. Egli gli avrebbe risposto che non sarebbe mai più tornato a scuola, perché l'aveva cambiata, andava a studiare in Inghilterra. Il ragazzo dagli occhi porpora avrebbe esibito un'espressione dispiaciuta, dicendo: oh, non lo sapevo, ma sotto sotto si sarebbe sentito sollevato di essersi liberato di lui. Si asciugò l'ennesima lacrima e poi lentamente, con il capo appoggiato al finestrino, sprofondò nel dolce oblio del sonno.

~~~

E finalmente, Inghilterra!, giunse sul suolo britannico, uguale a come se l'era immaginato, grigio. Per un attimo gli parve d'esser tornato esattamente nel punto in cui era partito.

Il cellulare, nella tasca dei jeans, vibrò fastidiosamente. Diede una sbirciata veloce per vedere chi fosse, e non si sorprese nemmeno troppo quando vide che era Chase.

'Edward'

'Edward, dimmi che è uno scherzo'

'Non sei in Inghilterra, vero???'

'Rispondimi il prima possibile, quando hai tempo. X Chase'

Deglutì rumorosamente. Non gli avrebbe mai risposto.

Se sono qui è anche per allontanarmi da te. La tua vicinanza mi fa solo male, pensò, mentre camminava per le strade semi-deserte in cerca del palazzo dove d'ora in poi avrebbe abitato.

C'era infatti uno studente della sua età disposto a dividere il proprio appartamento con un altro studente, a patto che lo aiutasse a fare i lavori di casa. Lui aveva accettato di buon grado, non gli dispiaceva né fare le pulizie né cucinare o altro. Per un posticino così conveniente, era ancora poco.

Sperò solo che il padrone di casa fosse gentile e ospitale e lo aiutasse ad ambientarsi in quella città piovosa e così differente da quella dov'era nato e in parte cresciuto.

Stanco di gironzolare a vuoto, si avvicinò a un passante per chiedergli informazioni.

- Scusi, per caso sa dove si trova... - ma non fece in tempo a concludere la frase perché quello, tutto intabarrato nel proprio cappotto color tortora, borbottò un poco carino 'stranger!' e s'allontanò a grandi passi da lui.

Simpatico...

Allora si fermò in un negozietto di dolciumi e riprovò a trarne qualcosa di utile, ma il commesso si rifiutò di aprir bocca se prima non avesse sborsato qualche quattrino. Sospirò e pagò un Chupa Chups. Dopodiché egli finalmente gli diede qualche indicazione circa la direzione da prendere e in quali vie svoltare, ma talmente in fretta e con un inglese talmente fitto che Edward ci capì la metà della metà.

Annuì forzatamente ed uscì da quel negozio il cui commesso era a suo dire fin troppo tirchio. Alla fine seguì come meglio poté le confuse indicazioni fornitegli, ritrovandosi straordinariamente davanti ad un palazzo che pareva proprio il suo. Entrò, cercando il nome del proprio coinquilino sulla lista della buca delle lettere.

Bingo!

Salì fino all'appartamento duecentotrentacinque, primo piano.

Che fortuna!

Bussò alla porta, poi si chiese cosa avrebbe potuto fare se egli non fosse stato in casa.

Ma quanto sei stupido, Edward?

Dopo non molto la porta cigolò e si aprì, rivelando un ragazzo della sua età dai capelli cioccolato e gli occhi del medesimo colore, vestito da degli abiti talmente stropicciati che pareva avesse dormito con quelli addosso.

Quello che lo colpì fu il suo sguardo, di una malinconia infinita e schiacciante. Poi s'illuminò in un sorriso non molto vero, mostrando i denti candidi.

- Ciao! Tu sei Edward, giusto? - chiese. La sua voce era come lui, malinconica, e al tempo stesso dolce, bassa e vibrante.

Edward si sentiva folgorato da quel ragazzo.

- Sì - rispose semplicemente, imbambolato, incantato ad ammirarlo.

C'è un limite alla bellezza di certe persone?

Il ragazzo non parve accorgersene e sorrise ulteriormente, un sorriso vero, stavolta.

- Io sono Jay.

Green Eyes 2 - Follow your heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora